2010, Numero 2/3
Dalla Chiesa a Craxi: “cerchiamo i mandanti”
Walter Tobagi ■ Il 28 maggio di trent’anni fa veniva ucciso dai terroristi il giornalista del Corriere della Sera
di Ugo Finetti
A trent’anni di distanza l’omicidio di Walter Tobagi rimane un “caso” ancora aperto. Un processo è in corso e riguarda aspetti primari su cui ancora si registrano zone d’ombra: le informative sui progetti terroristici contro di lui e la spontaneità o meno (e quindi pienezza) della confessione degli assassini e delle loro versioni. Anche da parte dei famigliari si prospettano nuove versioni, ipotesi, sospetti. E’ una ferita mortale che non si è rimarginata. Perché? Certamente il fatto che il processo si concluse con una sorta di “happy end” e cioè con la immediata scarcerazione degli assassini che sembravano “cantare vittoria” non fu considerato da molti un epilogo molto chiaro e convincente. Ma più in generale il “caso Tobagi” rimane aperto per una ragione di fondo che riguarda il complesso della stagione del terrorismo italiano e cioè le zone di complicità, di omertà e di corresponsabilità che sono rimaste intoccabili. Non si tratta di fare il processo al processo, ma di rendersi conto che la conclusione giudiziaria non può essere usata come arma di censura per evitare approfondimenti, verifiche e conclusioni anche diverse in ordine alle responsabilità e allo svolgimento dei fatt...
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