
2011, Numero 5/6
Inaspettato ritorno (classista) all’antisocialismo
L’involuzione autoritaria in Europa e la crisi dell’euro riportano le lancette al passato
di s.c.
Da alcuni mesi a questa parte è tornato di moda un apparentemente inspiegabile rigurgito antisocialista, stavolta non solo nella sinistra (giustizialista e sinistra DC più che post-comunista, la quale per la verità sembra avere smesso di parlare), ma – questa è la novità - anche nel centro destra. E non solo da vecchi arnesi del giustizialismo della prima ora (92-94) passati a mangiare nella mano del vincitore, gli attuali “falsi garantisti” quasi tutti accampati negli “house organ” e da alcuni ex aennini in rivincita su Fini nel PdL, ma persino da emeriti signori di indubbio pedigree liberale. Il nesso con la crisi della seconda repubblica (che sull’anti-socialismo è nata venti anni fa), ci è parsa la risposta più semplice al nostro stupore. Ma l’apice raggiunto in occasione della seconda manovra di anticipo sul rientro dal deficit, oltre al risvegliare una ancora iniziale, ma spontanea reazione bipartisan, comincia a far prendere la questione più seriamente e ad essere messa in relazione più ampia non tanto con noi (che non ci siamo più) o con il PD (che socialista non è) quanto allo scontro che sta per emergere nell’ evoluzione dei fatti politici europei e della crisi dell’euro...
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