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2014,
Numero 6

Moneta unica Divisione Politica

Il Nobel Friedman lo previde già nel 1997 prima dell'Euro
di Critica Sociale

«Una valuta comune è un eccellente arrangiamento monetario a certe condizioni, molto meno in altre. Che sia buono o cattivo dipende primariamente dai meccanismi di aggiustamento disponibili per assorbire gli shock economici e le dislocazioni che possono colpire le diverse entità parte di una valuta comune. I tassi di cambio flessibili rappresentano potenti meccanismi di aggiustamento nei casi sopra descritti e dunque bisogna riflettere bene prima di scegliere soluzioni alternative. Negli Stati Uniti esiste un ambiente favorevole per la valuta unica. Sebbene siano composti da 50 entità federate con rango statale, i cittadini parlano la stessa lingua, guardano gli stessi programmi televisivi, gli stessi film, si possono muovere liberamente da un angolo all'altro del paese, così come si muovono beni e capitali; i prezzi e i salari sono moderatamente flessibili e gli aumenti fiscali e di spesa del governo centrale ammontano al doppio di quelli decisi dagli Stati e dai governi locali. La politica fiscale può variare da Stato a Stato, ma le differenze sono minime se paragonate alla comune politica nazionale.
Viceversa il mercato comune europeo esemplifica una situazione che è sfavorevole alla valuta unica. L'Europa è composta da nazioni separate, i cui residenti parlano lingue differenti e mostrano lealtà e attaccamento maggiori al proprio paese che all'idea europea.
Inoltre, la regolamentazione del mercato del lavoro e delle politiche industriali sono molto più estese che negli Stati Uniti e si differenziano da paese a paese più di quanto avvenga tra i diversi Stati in America. Ciò determina il fatto che in Europa i salari e i prezzi sono più rigidi e il lavoro meno mobile. In simili circostanze, come anticipato, tassi di cambio flessibili si rivelano meccanismi di aggiustamento estremamente utili.
I sostenitori dell'euro spesso citano l'era del gold standard (1879-1914) per dimostrare i benefici di una valuta comune. Ma il gold standard ebbe i suo i costi. Quel periodo fu caratterizzato dal declino dei prezzi da 1879 al 1896, in seguito da una crescita e da diverse fluttuazioni in ogni periodo, in particolare negli anni '90 dell'ottocento. Il gold standard funzionò solo perché i governi erano “piccoli”, prezzi e salari erano flessibili e perché i cittadini erano più propensi, o costretti, a tollerare ampie oscillazioni in ambito produttivo e lavorativo. Situazioni improponibili ai giorni nostri. Oggi come oggi (l'articolo è del 1997, ndr), la realtà è che un sottogruppo dei paesi dell'Unione Europea – forse Germania, Benelux e Austria – è più vicino a soddisfare le condizioni favorevoli per una valuta comune rispetto alla Ue nel suo complesso.
La spinta per l'euro è stata motivata dalla politica, non dall'economia. L'obiettivo è stato quello di avvicinare Germania e Francia per fare dell'Europa del futuro un luogo dove la Guerra fosse impossibile e per preparare il terreno agli Stati Uniti federali d'Europa. Credo che l'adozione dell'euro avrebbe l'effetto opposto. Acuirebbe le tensioni tra gli Stati membri, trasformando in questioni politiche laceranti degli shock economici convergenti che potrebbero invece essere risolti facilmente mediante l'accomodamento dei tassi di cambio. L'unione politica può preparare la strada all'unione monetaria, ma l'unione monetaria imposta a condizioni sfavorevoli si rivelerebbe un ostacolo al raggiungimento dell'unità politica.”

(Tratto da www.project-syndicate.org / The Euro: Monetary Unity To Political Disunity?, Aug. 28, 1997)