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Piero Sinatti, Il Sole24Ore, 13 ottobre 2008

Mentre sulle maggiori piazze finanziarie mondiali gli indici ritornano finalmente ad essere preceduti dal segno "più" (negli ultimi giorni vi è stata un'ulteriore inversione di tendenza, ndr), il segno "meno" continua a contrassegnare quelli delle due borse moscovite, la Rts (Russian Trade System, in dollari) e la Mmvb (Borsa valutaria interbancaria di Mosca, in rubli). Quando la prima ha toccato meno 6,28 %, nel tardo pomeriggio del 13 settembre, le contrattazioni sono state sospese per eccesso di ribasso. L'indice Mmvb, alla chiusura, ha invece perso il 4,88%.  Questo significa che a Mosca le misure finanziarie sinora prese da governo e parlamento non sono riuscite a convincere i mercati. Continua la loro pericolosa corsa verso il basso. Iniziata – particolare da evidenziare - già durante la "guerra dei cinque giorni" dello scorso agosto, quando il calo fu consistente e la fuga (ottok) dei capitali dalla Russia fu calcolata in oltre 8 miliardi di dollari.
Adesso che la crisi americana è entrata anche in Russia, i capitali in fuga assommano a 33 miliardi di dollari. Una cifra imponente: durante il rovinoso default dell'agosto 1998, i capitali venuti meno furono "soltanto" 22 miliardi di dollari.
Ma non c'erano allora, a fare da ombrello alla crisi, né le riserve valutarie accumulate dai primi anni Duemila ad oggi (oltre 500 miliardi di dollari), né c'era nessun Fondo di Stabilizzazione, come quello creato da Putin nel 2004, fatto dai surplus delle entrate da export di petrolio venduto a prezzi che superassero i 15 dollari al barile.
Proprio da una parte di questo Stabfond (suddiviso oltre un anno fa in Fondo delle Riserve, Rf, e Fondo Nazionale per il Benessere, Nfb: il suo ammontare attuale si aggira su un equivalente di 180 miliardi di dollari ) sono stati attinti i miliardi – oltre 150 miliardi – che il governo Putin ha destinato alle più importanti banche (Sberbank, Vtb,Veb, Gazprombank, Rosselkhozbank) allo scopo di rifinanziare le banche in sofferenza e facilitare l'accesso al credito delle imprese dell'"economia reale".
Inoltre con un'iniezione di 50 miliardi di dollari, grazie a una misura comunicata il 13 ottobre da Putin nella seduta di governo dedicata alle misure per superare la grave crisi -che avviene sullo sfondo di un sensibile calo dei prezzi del petrolio- si è deciso di dare alle maggiori banche che operano sull'estero (come la Vtb e la Veb) i mezzi per rifinanziare i debiti esteri delle compagnie russe, in gravi difficoltà nelle ultime settimane.
Nel suo discorso al Consiglio dei ministri, Putin ha spronato governo e le diverse autorità finanziarie a "fare più presto" a realizzare le misure prese per aumentare la liquidità, a dare al sistema finanziario i mezzi stabiliti necessari all'economia reale.
In particolare, i contatti da lui avuti negli ultimi giorni con rappresentanti di alcuni settori guida come le costruzioni, l'industria meccanica, l'agricoltura lo hanno convinto che "si comincia già a provare una certa fame finanziaria" (sic), anche se tutti sperano nell'esito positivo che si avrà dalle misure prese finora dal governo.
Queste misure – varate attingendo alle riserve del Fondo per il Benessere Nazionale (Nfb) – sono state difese con forza dal ministro delle finanze Kudrin, che il 13 ottobre è volato a Washington per partecipare a un forum del Fmi.
Kudrin nella capitale americana ha prospettato l'ipotesi che lo stato assuma un suo specifico ruolo nel controllo delle banche, in particolare in quelle beneficiarie del suo intervento. Addirittura si parla di una loro possibile nazionalizzazione, seguendo gli schemi adottati dalla riforma bancaria svedese dei primi anni Novanta del secolo scorso.
Da notare che dopo lo scorso 9 ottobre è calata una singolare cortina di reticenza mediatica (Tv, agenzie e giornali on line) sugli andamenti del mercato finanziario russo. Si fa molta fatica a rinvenire notizie sugli indici di Rts e Mmtv nelle principali agenzie on line: Interfax e Ria-Novosti, ad esempio, si limitano a poche, striminzite righe. Lo stesso vale per la stampa quotidiana in rete, con poche eccezioni ("Kommersant"). Quanto alla TV, solo sul canale satellitare "Vesti" (notizie non stop 24 ore su 24) compaiono in sovrimpressione continua i dati degli indici delle due borse russe, assieme a quelli delle principali piazze mondiali. Niente sullo stato dei titoli russi, né in TV, né sulle agenzie. E mentre su quel che accade nei mercati in Europa e in Asia si trasmettono servizi e commenti, su quel che accade sui mercati russi si dice ben poco, contraddicendo quel dovere (o bisogno) di trasparenza e di corretta informazione più volte affermato dal presidente Medvedev.
 

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