La storia del Pci è stata scritta e interpretata prevalentemente da comunisti. L'immagine che ne è risultata è un complicato intreccio di tradizione di partito, memoria, storiografia. L'autore colloca lo sguardo al di fuori della tradizione comunista e propone una visione dell'identità del Pci capace di dare spazio a voci critiche e tendenze interpretative sul comunismo rimaste a lungo inascoltate. E' in questi termini che in Falce e Martello si figura il discorso dell'identità del comunismo italiano: nel periodo chiave dello stalinismo e della guerra fredda la narrazione propone un costante contrappunto fra la retorica di partito e le interpretazioni del comunismo pensate da menti libere e studiosi non comunisti. Seguendo spunti e suggerimenti delle scienze sociali americane degli anni '40 e '50, l'autore fa parlare la stampa comunista e analizza il ridondante registro dei linguaggi del partito in un panorama di agitazione e propaganda ricco di colori, di suoni, di immagini. Epoca di contrapposizioni senza quartiere, il decenno successivo alla Seconda guerra mondiale fa cristallizzare nel Pci un universo di simboli e di miti dominato dallo stalinismo,dal dogmatismo, dalla semplificazione argomentativa e da potenti richiami emotivi: E' questo un capitolo della storia del Pci un universo di siboli e di miti dominato dallo stalinismo, dal dogmatismo, dalla semplificazione argomentativa e da potenti richiani emotivi. E' questo un capitolo della storia del PCI che la tradizione comunista ha teso a dimenticare e che la Falce e martello riapre presentando l'esperienza del comunismocome quella di una religione secolare.