Gli scritti di sociologia radicale di Filippo Turati, apparsi originariamente più di un secolo fa, su criminalità e corruzione politica, possono ancora essere letti con grande interesse. Oggi, nell'era dei mercati globali, la diffusione a grande raggio dei fenomeni criminali e di corruzione politica rende la lontana lezione turatiana una profonda testimonianza sulla crisi permanente della politica moderna, qualunque sia il suo orientamento ideologico, quando sia privo di valori progettuali.
Nella prima pagina del libro vengono riportate tre frasi significative di Turati:
“Io affermo che la società borghese è la prima delinquente, è la complice impune del misfatto che freddamente punisce”.
“In una società organicamente e necessariamente viziosa, dove lo sfruttamento dell'uomo è il cardine della convivenza,dove pochi eletti gavazzano alle spese della miseria e della degradazione della maggioranza, e il più impudico contrapposto di doviziosa ignavia e di lavoro indigente costituisce, coll'appoggio delle leggi, anzi pel fatto stesso delle leggi, una permanente e fatale provocazione a delinquere; in una tale società l'onestà è a un dispresso sinonimo di coglionaggine e il delitto vi pullula come in proprio terreno”
“C'è un vizio originale nella società borghese che ci fa ladri tutti quanti, nostro malgrado, a nostra insaputa, obbligandoci a girare inutili ruote di falsi ordigni, sprecando le forze dei nervi e la moneta del tempo a favore dell'ingiustizia signoreggiante”