Chi è Louis Garcia Paneque
medico e giornalista in carcere a Cuba
di critica sociale
Il caso del dott. Garcia Paneque, da anni imprigionato e torturato in carcere a Cuba è un simbolo della tirannia nel mondo. Al suo posto potrebbe esserci un qualunque altro dissidente arabo, persiano, birmano, coreano, tibetano, ceceno, ecc.
La copertina di questo numero di Critica Sociale gli è dedicata, con il testo in spagnolo dell’appello per la sua liberazione stampato su una cartolina indirizzata al presidente ad interim di Cuba, Raul Castro. L’iniziativa ha preso inizio da un gruppo di amici della famiglia del dissidente ed è stata rilanciata a livello internazionale da “Reporters sans frontieres”. Cliccando qui trovate un testo in inglese con un analogo appello che vi invitiamo a copiare e ad inviare al recapito di Washington indicato.
JOSE’ LOUIS GARCIA PANEQUE è stato direttore dell’agenzia di stampa indipendente Libertad, nella provincia cubana di Las Tunas. Membro dell’associazione di giornalisti « Manuel Marquez Sterling », ha diretto la biblioteca indipendente Carlos J. Finlay, nella città di Las Tubas, dove praticava la professione di medico-chirurgo all’ospedale Ernesto Che Guevara.Il 18 marzo 2003 Paneque viene arrestato. Con lui, finiscono in cella altri 74 presunti dissidenti. L’accusa per tutti è di essere al “servizio delle potenze straniere”, un reato previsto dalla così detta “legge museruola”, varata quello stesso anno dal regime castrista contro chi «danneggia l’economia e l’indipendenza del Paese».Giudicato colpevole, Paneque viene condannato ad una pena di 18 anni di reclusione, che il tribunale decide successivamente di portare a 24, senza in alcun modo giustificare il provvedimento.«Mio marito era uno dei medici più amati dell’ospedale Che Guevara – racconta la moglie di Paneque, Yamilé Llanes Labrada. La gente si ribellò quando lo cacciarono per metterlo in una cella scura e umida, lunga due metri e larga un metro e mezzo. «José, in quanto cattolico – continua Yamilé - era contrario all’eutanasia o, per lo meno, a quella pratica in uso negli ospedali cubani per risparmiare sulle medicine. Era molto critico sullo stato dell’igiene della società cubana, scriveva sul rischio di epidemie e sulla miseria dell’alimentazione, denunciava tutto ciò che gli sembrava ingiusto dal punto di vista sociale e sanitario, in una società la cui economia e la cui alimentazione sono devastate».In prigione, Paneque si ammala gravemente. Psicologicamente molto provato, contrae un’infezione intestinale che gli impedisce la corretta assimilazione di cibo. Il suo stato di salute peggiora in breve tempo, a causa delle precarie condizioni igieniche delle craceri in cui è recluso, della nutrizione inadeguata, delle privazioni, delle torture. Nei primi due anni di detenzione perde 39 kg. Cionostante non gli viene concesso alcun trattamento medico.Le sue condizioni – denuncia sempre Yamilé - si fnano drammatiche con il trasferimento alla prigione di « Las Mangas » à Bayamo, avvenuta l’8 novembre 2005.Il 9 dicembre, Yamilé presenta domanda al Ministero dell’Interno perché accordi al marito una condanna extra-penale in virtù della gravità del suo stato di salute. Non otterrà risposta.Sin dal giorno del suo arresto, tutta la famiglia del dissidente viene sottoposta a persecuzione, e fatta oggetto di minacce e violenze, fisiche e psicologiche. “Mentre Paneque veniva portato in prigione – racconta la moglie – una folla di vecchi del Comitato Rivoluzionario si allineò sotto la nostra casa dove eravamo rimasti io e i miei quattro figli da soli: ci assediarono, urlando insulti e minacce (…). Ogni settimana – continua Yamilé - si rinnovavano queste operazioni di intimidazione, non potevamo uscire di casa né salire e scendere le scale, i vicini non ci parlavano più. ».
Alla figlia maggiore, Sheila, allora quindicenne, viene consigliato di unirsi all’Unione dei giovani Comunisti (UJC). Lei rifiuta. Così, nonostante il buon profitto a scuola, le viene negata l’autorizzazione a proseguire gli ...
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