Nella notte del 3 gennaio inizia ufficialmente la corsa alla Casa Bianca. Critica Sociale seguirà periodicamente l'esito della competizione con aggiornamenti ed analisi, riservando un doveroso spazio al punto di vista dei media e dei commentatori americani BLOOMBERG?
Il sindaco di New York Michael Bloomberg starebbe valutando la possibilità di candidarsi alla testa di un terzo partito. Nella storia recente non è difficile rintracciare esempi di come i candidati indipendenti siano riusciti ad incidere sull'esito del voto. Nel 1992 il miliardario Ross Perot danneggiò gravemente le chances di rielezione di Bush padre, sconfitto infatti da Bill Clinton. Nel 2000 il "verde" Ralph Nader determinò probabilmente la sconfitta di Al Gore, avvantaggiando George W. Bush.
Secondo il New York Times, il miliardario Bloomberg non renderà nota la sua decisione prima di febbraio. Nel frattempo, vale la pena seguire le sue mosse. Domenica presenzierà ad un meeting presso l'Università dell'Oklahoma, a cui parteciperanno esponenti democratici e repubblicani, e nel corso del quale verranno avanzate richieste politiche ai candidati dei due partiti maggiori.
Bloomberg è un repubblicano dal profilo moderato, motivo per il quale non è facile immaginare chi e in che misura potrebbe danneggiare con una sua candidatura. Egli conta inoltre su enormi disponibilità economiche da riversare in un'eventuale campagna e tali da superare i fondi di ogni altro competitor. Per assicurarsi due mandati come sindaco della Grande Mela, nel 2001 e nel 2005, ha infatti sborsato di tasca propria 160 milioni di dollari.
http://www.nytimes.com/2007/12/31/us/politics/31bloomberg.html?adxnnl=1&ref=politics&pagewanted=1&adxnnlx=1199293683-eJxLrV6CXe30LVBgSR9lXQ
VINCERANNO ROMNEY ED OBAMA
Robert Novak, il columnist di lunga data del giornale conservatore Human Events, dopo aver analizzando l'andamento dei sondaggi nelle ultime settimane di dicembre e considerato la forza e la strutturazione dei comitati elettorali dei vari leaders nell'Iowa, sentenzia:
Nel campo repubblicano Mitt Romney, il candidato caldeggiato (sebbene non ufficialmente) dall'amministrazione Bush, avrà la meglio sull'ex pastore evangelico Mike Huckabee, nonostante la recente ascesa nei consensi di quest'ultimo. Fred Thompson, l'ex attore che in molti aveva evocato l'immagine del “Nuovo Reagan” salvo poi condurre una campagna elettorale giudicata deludente, dovrebbe regolare il veterano di guerra John McCain per il terzo posto. E Giuliani? Conscio delle sue scarse possibilità nell'Iowa, l'ha definitivamente abbandonata e si è concentrato già sul New Hampshire.
Per quanto riguarda i democratici, Hillary Clinton, tuttora favorita a livello nazionale, patirà quasi certamente una sconfitta all'esordio. A superarla non solo Barack Obama, ma anche, come secondo piazzato, John Edwards. Obama dovrebbe conquistare il primo posto, anche se molti dei suoi sostenitori temono un nuovo “Effetto Dean”. Quest'ultimo, favorito alla vigilia delle primarie 2004 nel campo democratico, subì una rovinosa sconfitta nell'Iowa. La prima di una lunga serie che pregiudicò le sue chances di nomination.
Novak tuttavia si riserva il diritto di sbagliare e ricorda quanto i caucuses, per loro natura, siano difficili da prevedere.
http://www.humanevents.com/article.php?id=24241
UNA BATTAGLIA EPOCALE Il ciclo elettorale del 2008, che oltre alle presidenziali prevede anche il parziale rinnovo del Congresso, potrebbe rappresentare un punto di svolta epocale per la politica americana. Dal 1980, se si esclude l'interregno clintoniano, la vita politica americana è stata dominata dal conservatorismo, esemplificato dall'asse Reagan-Bush. Negli anni 1992-2000 la presidenza Democrat di Clinton ha dovuto comunque fronteggiare un Congresso controllato prevalentemente dai repubblicani. Ora vi sono le condizioni per un cambiamento sostanziale, dovuto principalmente alla sfiducia crescente dell'opinione pubblica nazionale nei confronti della politica e dei due partiti maggiori. A tal proposito, è significativo il fatto che mai come negli ultimi anni sia aumentato il numero di elettori che si dichiarano indipendenti. Di questi sentimenti è presumibile che possano beneficiare i Democrats, come nelle elezioni di mid-term del 2006.
Siamo dunque alla fine dell'Era Conservatrice? I segnali paiono esserci. Le elezioni del novembre prossimo, le prime dal 1928 senza un
incumbent (né presidente, né vicepresidente uscenti), potrebbero entrare nella storia come
turning points politico-culturali. Nel 1894 la vittoria dei repubblicani alle legislative aprì la strada alle presidenze di McKinley, Theodore Roosevelt e Taft, che avrebbero inaugurato l'Era Progressiva. Nel 1932 il trionfo di Franklin Delano Roosvelt lanciò il New Deal ed un dominio democratico che sarebbe durato, quasi ininterrottamente, fino al 1968. Nel 1980 l'inaspettata vittoria a valanga di Reagan inaugur...