Hillary Clinton ha ottenuto una netta vittoria nelle
elezioni primarie Democratiche della Pennsylvania rispettando i pronostici della vigilia. Lo stesso Barack Obama aveva previsto l'affermazione della rivale, augurandosi soltanto di non sfigurare. Lo scarto tra i due oscilla tra gli otto ed i nove punti percentuali e non permette quindi alla senatrice di New York di realizzare un grande recupero nel conteggio dei delegati. Da questo punto di vista, la Pennsylvania rappresentava l'ultima grossa occasione a disposizione di Clinton per colmare il gap con il rivale. I prossimi Stati non assegneranno infatti una dote di delegati paragonabile. Ad ogni modo, Hillary si è nuovamente salvata dall'eliminazione e proseguirà quindi nella sua pur difficile corsa verso la Convention Democratica. Obama può attualmente contare su
1489 delegati, Hillary su 1333, al netto dei superdelegates, che alla fine saranno probabilmente chiamati a decidere il nome del candidato Democrat.
Le primarie della Pennsylvania confermano i blocchi elettorali dei due candidati, con Obama vincente a Filadelfia e sostenuto da afro-americani, giovani e benestanti professionisti e la Clinton preferita dalle donne, dai ceti più umili e dagli anziani. Una spaccatura netta, che prelude ad un persistente equilibrio nelle prossime consultazioni. Per questo motivo, la senatrice di New York non cederà alle pressioni di quanti nel Partito le chiedono di ritirarsi ed andrà avanti finché sarà ragionevolmente possibile. Un dato è comunque sotto gli occhi di tutti. Comunque andrà a finire è innegabile che solo un personaggio dello spessore economico, della tenacia e della popolarità (per quanto controversa) di Hillary Clinton avrebbe potuto resistere all'ondata invernale di sostegno ad Obama e rimanere in gara almeno sino alla primavera inoltrata. Almeno di questo alla Clinton si deve dar atto. Nonostante i macroscopici errori nella campagna elettorale sin qui commessi.