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EST-OVEST - I DUE SESSANTOTTO
I rivoluzionari del Maggio e l'indifferenza per il '68 democratico della Primavera
di Carlo Ripa di Meana


Carlo Ripa di Meana

Paolo Sensini ha scelto per la sua ricerca una definizione minimalista: "uno spoglio ragionato di tutta la pubblicistica della sinistra extraparlamentare dal 1968 al 1977". E poi affonda il laser in decine di quotidiani, settimanali, mensili e trimestrali pubblicati nel lungo '68 spingendosi sino alla fine del '77, per capire e insieme documentare perché e come la sinistra italiana del tempo nella sua parte maggioritaria, il Partito comunista e lo sciame dei nuovi partiti politici e movimenti extraparlamentari, Potere operaio, Lotta continua, Avanguardia operaia, Movimento studentesco, si sia girata dall'altra parte. A proposito del Dissenso nell'Unione Sovietica, nei paesi comunisti dell'Europa centrale e orientale e a Cuba, praticando o il silenzio, o l'informazione incompleta, o celebrando come pura, anzi battesimale, la realtà della Cina, che nel decennio precedente dal 1953 al 1962 aveva perso milioni di individui, 38 documenta lo storico Jasper Becker, e Sensini giustamente lo ricorda, nella carestia seguita al Primo piano quinquennale, e con le eliminazioni di massa nelle purghe del "Grande Balzo in Avanti" seguito al picco della fame.
In parallelo, lo studio di Sensini fa i conti in controluce con il nascente terrorismo italiano, a partire dal settembre del 1970 con la Brigata rossa, passata nel '71 al plurale Brigate rosse, che si trova in stretta clandestinità, senza giornali ma che si esprime con risoluzioni e proclami politici, talvolta messi a punto nelle "prigioni del popolo". Affiancate più tardi, le Brigate rosse, da Prima linea e Autonomia, a lungo border line con l'azione terroristica, alimentate dallo stesso humus leninista e spesso stalinista, sempre filosovietico, in evidente contrappunto con molti dei testi dei movimenti extraparlamentari recuperati dallo scritto che Critica sociale qui pubblica integralmente.
Paolo Sensini, che apre con le questioni che ho appena rammentato, non largheggia in commenti: fa parlare le carte con le parole scolpite delle fonti. Si può dire che l'autore non solo ha applicato la regola della minuziosa precisione nella ricerca, ma con questo suo lavoro, che non ha precedenti storiografici, posa la pietra d'angolo per una ricostruzione complessa dei nove anni cruciali della sinistra italiana, dominati da schemi ideologici, reticenze, velleitarismi e da 40 e più morti ammazzati. Con il 1978 e l'assassinio di Aldo Moro i movimenti extraparlamentari e il terrorismo si misurano con questioni, importanti anch'esse certo, ma di prevalente interesse interno, e accentuano la lugubre introflessione italo italiana, di quella che era stata la contestazione con molte speranze e molte novità dell'inizio, mentre cresce la quantità del sangue versato.
Nella sua ricognizione a sinistra, Sensini non schiva i quattro protagonisti attenti e favorevoli al Dissenso, chi più e chi meno. Ai Socialisti italiani, dopo l'elezione di Bettino Craxi nel luglio 1976, riconosce il ruolo europeo di partito di prua sul Dissenso, non solo nel concreto e incondizionato appoggio ai protagonisti, in particolare in URSS, Cecoslovacchia e Polonia, ma riferendosi anche direttamente alla Biennale di Venezia sul Dissenso e alla elezione di Jirí Pelikan al Parlamento europeo. Nella lunga e interessante nota 264 l'autore ricostruisce il disegno storico culturale e politico avviato da Craxi e Luciano Pellicani, basato, in larga misura, sulle analisi critiche del comunismo teorico concepito in schemi oppressivi e centralizzati già nella fase utopica, che poi diviene burocratico e totalitario quando giunge al potere dopo la Rivoluzione di ottobre, presentando una lettura attuale delle opere di Pierre-Joseph Proudhon e Bruno Rizzi.
Le pagine dedicate ai Radicali danno conto del carattere intermittente, ma originale, delle loro iniziative a sostegno del Dissenso, in special modo nel 1968 a proposito dell'invasione della Cecoslovacchia, assumendo con tecniche spettacolari di informazione, sit-in, digiuni, incatenamenti nelle piazze, in un uso nuovo, spregiudicato e teatrale, le tribune politiche televisive. Dopo il 1968 vi fu una concentrazione dei Radicali su temi di politica interna, in contemporanea con la loro scomparsa dai temi del Dissenso, fino a un ritorno carsico nel 1977. Marco Pannella esortò allora i paesi europei e gli Stati Uniti a scavalcare con il segnale della TV satellitare ogni barriera e censura elettronica nell'etere, facendo arrivare le immagini della vita corrente delle società libere nei grigi tinelli sovietici. Angelo Pezzana, che aveva costituito con i Radicali italiani la prima associazione di omosessuali, Fuori, nel novembre 1977, collegandosi con la Biennale di Venezia che era negli stessi giorni nel pieno svolgimento del programma Dissenso, si incatenò al Mausoleo di Lenin e Stalin nella Piazza Rossa di Mosca, chiedendo la liberazione del regista cinematografico, un maestro conosciuto in tutto il mondo, Sergei Parajanov, condannato a tre anni di carcere duro per il reato di omosessualità. In quegli stessi mesi l'attivista radicale Antonio ...


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