IL SOCIALISMO LIBERALE DI CRAXI VENT'ANNI DI ANTICIPO SUL NEW LABOUR
di Francesco Forte
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di Francesco Forte
Sembra di capire che nel pantheon del nuovo partito democratico è stato messo, accanto a figure che poco hanno a che fare con la democrazia liberale o socialista democratica, come Enrico Berlinguer, anche la figura di Bettino Craxi. Queste pagine sono indirizzate, innanzi tutto, a chi, in quel partito, si interroghi su Craxi. In una analisi storica non faziosa, si dovrà ricordare Bettino Craxi come leader di quei socialisti riformisti che, per tempo, compresero come fosse necessario attuare una svolta dalla concezione socialdemocratica al socialismo liberale. Questo indirizzo fu avversato , all'epoca di Craxi , dalla intellighenzia della sinistra azionista che guardava al PCI come faro ideologico. Fu misconosciuto dai leader e dai quadri del PCI e dall' ex PCI , per la loro orgogliosa concezione di sé medesimi , come espressione del meglio della società e della storia .L'indirizzo socialista liberale, una ricetta dirompente, che , nella sua piena realizzazione sfocia nel liberalesimo sociale, fu ostacolato dagli interessi costituiti , fu accolto con freddezza e sospetto da una larga parte del sindacato, fu respinto dalle oligarchie industriali e bancarie . A Craxi, alla fine, fu tolta la possibilità di attuare il suo disegno, con una rabbiosa avversione. Senza la combinazione di odio degli avversari e l'opportunismo cinico di molti di questi “catilinari”, l'onda giustizialista non si sarebbe potuta abbattere su questo grande leader nel modo persecutorio e foriero di morte che conosciamo. La strada indicata da Craxi, del socialismo liberale invece è stata accolta dai laburisti inglesi , che la attuano con coerenza. Essa, a mio parere, nel nuovo secolo rimane, nelle sue indicazioni di percorso, ancora, in gran parte valida. Anche se , sempre a mio parere, è tempo perso, per le ragioni accennate, cercare di attuarla nello schieramento, cosiddetto di centro sinistra, che del centro sinistra craxiano non ha nulla. Indico sommariamente, ai fini di future ricerche storiche non partigiane, alcuni capi saldi del programma dell'azione di Craxi in questa direzione, avvertendo che l'ordine dell'esposizione non segue uno schema cronologico e non implica una graduatoria di importanza . Un primo principio del disegno craxiano di socialismo liberale, una sua premessa di fondo, fu quello della politica di stabilità monetaria, con l'abrogazione della scala mobile e la partecipazione attiva dell'Italia al progetto di unione monetaria europea. Un'altro principio, strettamente connesso al primo, che non era solo una premessa, ma comportava una nuova linea, fu l'abbandono della concezione neo corporativa e del solidarismo pervasivo e la loro sostituzione con una politica dei redditi non concertata e con una politica sociale basata sul senso dei limiti e sul principio della libertà di scelta Il terzo pilastro del grande disegno, fu il progetto, solo parzialmente attuato, di istituzioni di democrazia politica competitiva e di governo decisionista: abolizione del voto segreto in parlamento, riforma dei governi regionali e locali basata sulla elezione diretta del presidente e del sindaco, proposta di repubblica presidenziale o di premierato forte, abrogazione del sistema bicamerale e coordinamento non consociativo delle autonomie mediante un senato delle regioni. . Un quarto pilastro, perseguito sistematicamente, fu l'accentuazione del ruolo dello stato negli investimenti infrastrutturali di natura pubblica, allo scopo di pro muovere lo sviluppo economico e l'occupazione. Craxi , in questo quadro, aderì alla politica delle privatizzazioni, che comportava un mutamento del ruolo dello stato negli investimenti, dall'intervento diretto a quello di supporto e promozione del mercato. Ma le privatizzazioni non dovevano avvenire mediante trattativa privata, bensì mediante gare pubbliche. Esse non dovevano obbedire solo alla logica, pur fondamentale per Craxi, di tutela degli interessi finanziari dello stato, dovevano mirare a dare luogo a non effimeri complessi imprenditoriali privati sostitutivi di quelli pubblici, ai fini dello sviluppo economico e tecnologico nazionale . Un sesto capitolo era quello della proiezione dell'economia nazionale a livello internazionale, con la valorizzazione del made in Italy e della piccola e media impresa in una economia aperta, nella convinzione che ciò fosse essenziale ai fini dello sviluppo e dell'occupazione. 2. Il disegno economico- politico di Craxi si completava ed ampliava con il progetto di alleanza per lo sviluppo fra paesi ricchi e paesi poveri. Non a caso Bettino Craxi è stato accolto , onorato, protetto, amato come un figlio prediletto, sino alla sua fine, dalla Tunisia, Craxi , leader non compreso del socialismo liberale, elaborò e propugnò un disegno di rapporti fra mondo industrializzato e mondo sottosviluppato, estremamente attuale. Promotore nel periodo 1985-1987 dell'iniziativa italiana di aiuti contro la fame nel mondo, Craxi, nel 1989, ebbe dal segretario generale delle Nazioni Unite Perez de Quella, la missione di studiare il problema del debito estero che opprimeva i paesi in via di sviluppo e quelli in transizione dal comunismo.Alla fine del 1991 a Ginevra, dopo la presentazione del suo Rapporto preliminare sul debito a Craxi venne dato il mandato di rappresentante personale del segretario dell'Onu, per lo studio delle proposte sui rapporti fra paesi poveri o in ritardo e paesi avanzati , ai fini degli obbiettivi pace, sicurezza e sviluppo. Il disegno generale e le proposte concrete di Craxi , espressi in numerosi interventi in assise internazionali e in sedi culturali, suonano estremamente attuali, ora che sugli schermi le immagini della guerra contro il terrorismo e delle repliche dei signori del terrore si mescolano con quelle dei poveri e dei bambini del Sud Est asiatico. 3. I diritti umani, in primo luogo il diritto alla sopravvivenza. In una riunione dell'Unicef, della primavera del 1992, Craxi ricordava che delle decine di migliaia di bambini che nascono ogni giorno, i 4/5 sono sforniti di quelli che si possono definire come i diritti di base. Notava che vi era un tasso di mortalità infantile spesso raccapricciante. In molti paesi, cosidetti “in via di sviluppo,” un bambino su cinquecessa di vivere nei primi cinque anni dalla nascita. Questo, egli disse, è uno degli aspetti più in quietanti della nostra epoca: nonostante i grandi progressi della civiltà industriale , il diritto alla sopravvivenza non riesce ad essere garantito. Presentava questo argomento, in relazione a un altro che aveva trattato nel suo Rapporto sul debito e lo sviluppo, presentato all'ONU e fatto proprio dalla Assemblea generale di questa. Quando non intervengono strumenti pubblici bilaterali e multilaterali rivolti ad agevolare il pagamento dei debiti esterni, spesso i processi di aggiustamento attuati su richiesta degli organismi internazionali e del mondo finanziario avvengono “senza volto umano” , sacrificando le spese per l'istruzione , le spese sociali, le spese per lo sviluppo di un minimo di autosufficienza alimentare, che incidono sulla sopravvivenza. Riconosceva gli elementi di verità nella critica per cui i sussidi alimentari turbano il regime dei prezzi agricoli, rendono meno convenienti le produzioni per il mercato e danno luogo a spreco di risorse se per finanziarli si sacrificano gli investimenti per migliorare la produzione agricola Però , egli diceva, il drastico taglio di tali aiuti governativi attuato , per accogliere le tesi di risanamento finanziario del Fondo Monetario Internazionale, per molte famiglie sarebbe tragico, molte persone rischierebbero la morte per fame e malattie da denutrizione. Gli aiuti d' emergenza , apparentemente antieconomici sono preziosi , per milioni di persone, per le quali non vi è abbastanza terra. Ma occorre affiancarli agli aiuti per l'investimento. Vi è ancora molto territorio suscettibile di essere tolto dallo stato selvaggio o desertico, mediante le infrastrutture, che consentono di lavorarlo e di viverci. Il terreno incolto può essere reso fertile mediante l'irrigazione. Si tratta di un processo lungo e costoso, in cui ci dobbiamo impegnare. Ma nel frattempo c'è il problema della sopravvivenza, le politiche di sviluppo debbono avere un volto umano. 4. L' esigenza di evitare i processi di aggiustamento senza volto umano e di svolgere politiche di sviluppo basate sui diritti umani, a favore dei paesi gravati dal debito, dalla sovra popolazione, dalla insicurezza della vita , dalla mancanza di pace, Craxi la collegava all'obbiettivo del contenimento del fanatismo fondamentalistam, in particolare di quello islamico. Occorreva che la fede religiosa esso non si coniugasse con l'avversione al mondo capitalistico. Craxi vedeva che in una parte importante dei paesi dell'Africa, del Medio Oriente, dell'Asia, gli squilibri economici crescenti con i paesi ricchi , la sovra popolazione, la mancanza di sicurezza alimentare erano legati con nessi di causa ed effetto a conflitti sanguinosi .La sua linea di aiuti particolari al Sudan , per creare le basi di una pace nei conflitti fra mondo islamico e mondo animista o cattolico , è stata oltraggiata, misconosciuta. Gli aspri conflitti che , nel dopo Craxi, hanno avuto luogo in Somalia, cui Craxi dedicava una particolare attenzione, si ricollegano al fatto che non si è voluto affrontare l'intreccio fra sottosviluppo e fattori etnici e religiosi con la prosecuzione della sua politica di aiuto allo sviluppo. La pace, sosteneva Craxi, va messa al primo posto, tuttavia ciò va fatto mediante azioni concrete di carattere economico, volte a dare prospettive di sviluppo. E in relazione alla legge finanziaria italiana per il 1992, nella quale erano stati tagliati circa 1000 miliardi di fondi per la cooperazione allo sviluppo, Craxi dichiarò che condizione assoluta per la sua approvazione, era il ripristino di questa stanziamento. I mille miliardi che si volevano tagliare erano una cifra piccola per noi, lo 0,07% del nostro prodotto nazionale; ma erano una cifra importante in una strategia del mondo occidentale per i paesi sotto la linea della povertà 5 .Vi era per Craxi l'imperativo di presentare una alternativa “occidentale” al collettivismo, collegata al rispetto dei diritti dell'uomo e del cittadino, per soddisfare alla esigenza di dare nei paesi meno sviluppati e in transizione una visione positiva dell'occidente , dopo la cessazione della guerra fredda che aveva spezzato i vecchi equilibri .L'Africa, diceva Craxi, sta morendo. La perdita di interesse dell'Occidente per l'Africa aveva come contraltare l'immagine di una società capitalistica “consumista”, che suscitava invidia e risentimento. E dava luogo in ambienti motivati da un'etica basata su altri valori, a una reazione di rigetto perché l'Occidente non si presentava con una collaborazione economica “ dal volto umano”. Così Craxi vedeva emergere un odio, che si diffondeva, fra i ceti sociali che pagavano i costi maggiori di questi processi . E vedeva una difficoltà crescente per i leaders dei paesi del terzo mondo che volevano realizzare uno sviluppo equilibrato e portarlo avanti in forme democratiche o, quanto meno, con modalità pacifiche, in forme civili. Secondo Craxi, da parte nostra occorreva assumersi una grande responsabilità a favore di questa strategia. 6. Il Rapporto Craxi sul debito, che ho avuto l'onore di curare in sede tecnica mostra che si possono attuare molti miglioramenti nella efficienza della politica dei paesi donatori per la cooperazione allo sviluppo: mettendo assieme le iniziative delle varie istituzioni, così da aumentare l'impatto della loro azione, premiando i paesi che accettano sacrifici nei loro processi di aggiustamento, inventando nuove forme di finanza internazionale con una migliore ingegneria economica, accrescendo e liberalizzando gli scambi, valorizzando risorse trascurate che esistono. Ma non è possibile- questo è un punto fondamentale del Rapporto Craxi- attuare in modo efficace questi processi di aggiustamento e sviluppo, assieme al rispetto dei diritti umani se non si dispone di adeguate risorse . Una componente di aiuto a fondo perduto gli appariva comunque indispensabile, per i paesi con reddito pro capite inferiore ai 500 dollari, che includevano, allora, 2,5 miliardi di persone. I poveri, aggiungeva Craxi, considerando le persone con reddito pro capite sotto i 350 dollari sono forse un miliardo In buona parte vivono nei paesi poveri, ma alcune centinaia di milioni vivono nei paesi semi sviluppati, ai margini del loro sviluppo. Craxi proponeva pertanto un aumento della spesa di aiuti per lo sviluppo di uno 0,35% del PIL, i n aggiunta alla media di allora pari allo 0,37% del PIL. La proposta di Craxi avrebbe mobilitato una cifra annua imponente, circa 45 miliardi di dollari, in potere di acquisto del 1987. La proposta di Craxi fu approvata dal Consiglio ministeriale dei Paesi donatori, ma non dai governi dei medesimi. Si trattava però di un obbiettivo massimo , in quanto le proposte concrete del Rapporto Craxi erano compatibili con un impegno finanziario minore.Ma a livello parlamentare, ogni aumento di questa spesa suscitava molte resistenze , pur trattandosi di percentuali modeste del PIL. Riflettendo sui costi delle perturbazioni economiche , degli attentati terroristici, e della mancata sicurezza dovuta al terrorismo, delle guerre che forse si potevano evitare, il suggerimento di Craxi appare lungimirante anche in termini puramente economici e finanziari 7. Una parte degli aiuti , stimata nello 0,1% annuo del PIL dei paesi donatori, secondo Craxi, andava devoluta alla graduale cancellazione totale o parziale dei debiti ufficiali bilaterali :quelli che gli stati hanno assunto direttamente o come garanti di altri soggetti verso i creditori ufficiali: governi e istituzioni economiche e finanziarie pubbliche .La cancellazione per i paesi molto poveri doveva essere totale, seppur scaglionata nel tempo, per i debiti governativi . Sarebbe stata invece attorno al 50% per gli altri debiti di questi paesi, con cifre e scadenze variabili in relazione al loro livello di reddito e ad altre circostanze. La contropartita delle cancellazioni doveva essere devoluta dagli stati aiutati a un fondo per iniziative economico sociali e umanitarie prioritarie Questo punto è stato ripreso dalla sinistra italiana, al governo, negli anni recenti, senza mai citare Craxi . Per un altro 0,1-0,2% del PIL Craxi riteneva che fosse desiderabile e possibile attivare processi di sviluppo economico molto consistenti , per aumentare il prodotto lordo dei paesi in via di sviluppo, per innescare una spirale virtuosa di sviluppo. All'azione in questione, da parte degli stati industriali, si sarebbe dovuto affiancare un maggior intervento con tassi di interesse fortemente agevolati da parte delle Istituzioni Finanziarie Internazionali- il Fondo monetario e la Banca Mondiale. 9.Le raccomandazioni del Rapporto Craxi relative alla cancellazione del debito ufficiale dei paesi poveri riguardano importi che, per i singoli governi creditori, non sono grandi e che , in ogni caso erano e sono in pratica inesigibili. Ma ciò ha un effetto importante , per le finanze dei paesi aiutati, scarsi di valuta internazionale Nella comunità finanziaria internazionale, però, si ammoniva che se un paese non onora i debiti alla scadenza , pretende proroghe e riduzioni , ciò si ripercuoterà negativamente sul suo “merito di credito” futuro. Si diceva che se non vi era la capacità di onorare i prestiti , non si sarebbe dovuto prendere il denaro a prestito. E si aggiungeva che una parte dei debiti era stata fatta da governi dittatoriali per spese militari. Per tenere conto di queste obbiezioni Craxi non proponeva una cancellazione del debito, ma una remissione da parte dei creditori ai debitori degli obblighi di pagamento di interessi e ammortamenti . La remissione unilaterale di tali obblighi implicava che il creditore, mentre riaffermava di avere un credito, riconosceva che la controparte non era in grado di pagarlo, senza una grave menomazione di diritti umani e, per ragioni etiche, lo esonerava dal pagamento. Il secondo punto, strettamente collegato al primo, della proposta di Craxi stava nella accennata creazione di un fondo di contropartita, in cui il governo esonerato da quei pagamenti avrebbe doveva versare annualmente in valuta locale e in natura, il controvalore degli importi “rimessi”: detto fondo sarebbe stato devoluto a iniziative nei settore dell'aiuto all'infanzia, dell'istruzione professionale, della sanità, della tutela dell'ambiente e delle risorse idriche, delle produzioni locali di beni prima necessità. 10. Il testo definitivo del Rapporto Craxi è stato pubblicato a New York nel 1991, a cura delle Nazioni Unite-e una cui versione preliminare è stata presentata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite all'Assemblea Generale l'8 ottobre 1990. Essa ne ha fatto proprie le raccomandazioni con un voto all'unanimità. Le sue proposte diedero luogo a prese di posizione del “Gruppo dei sette”, che lo richiamò esplicitamente . Successivi vertici ripresero in modi articolati e specificale proposte di Craxi senza citare il suo nome L'Italia ufficiale lo rappresentava come un criminale, perché i grandi del mondo avrebbero dovuto richiamarsi al suo messaggio e alle sue proposte operative? Impegnata nel contenimento delle spese, per il conseguimento dei parametri di Maastricht e del successivo patto di stabilità, l'Europa ha sacrificato le spese per la lotta alla povertà internazionale. Il presidente della Banca Mondiale James D. Wolfensohn, a seguito degli attentati alle torri gemelle di New York e al Pentagono dell'11 settembre ha presentato, su “Le Monde” del 9 ottobre 2001 una proposta di guerra alla povertà mondiale, fondata su una coalizione per lo sviluppo che, in vari aspetti, riecheggia l'analisi e il disegno strategico di Bettino Craxi, ancora una volta senza menzionarlo. Mancava comunque a Wolfenshon l'idea strategica di fondo di Craxi per cui questa cooperazione fra paesi aiutati non dovrebbe limitarsi a specifici progetti, dovrebbe essere strutturale: dando vita ad aree di libero scambio regionali, con vantaggi per lo sviluppo economico e per la pace. Se Bettino in questa epoca critica, fosse fisicamente e politicamente fra noi, saprebbe dare un contributo sostanziale allo sviluppo italiano e alla cooperazione fra il nostro mondo e quello in via di sviluppo. Invece è' stato crocefisso. Ci rimane tuttavia il suo duplice messaggio. Facciamolo nostro.
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