IL GIGANTE D'ARGILLA. EUROPA STRETTA TRA USA E RUSSIA
Fra Gran Bretagna e Russia sembrano essere tornati i tempi della Guerra Fredda. I portavoce dei due Governi hanno rispettivamente dichiarato l’espulsione di un certo numero di diplomatici-spie.
Il fatto che non sono tempi da Guerra Fredda, ma che i rapporti tra Russia e USA sono sempre più difficili e che la Gran Bretagna è un ottimo pretesto per Mosca per far capire a Washington che la diplomazia “dell’aragosta”, come si è voluto battezzare il recente incontro nel Maine tre Bush e Putin, ha fallito i suoi obiettivi.
di Giuseppe Scanni - Fra Gran Bretagna e Russia sembrano essere tornati i tempidella Guerra Fredda. I portavoce dei due Governi hanno rispettivamentedichiarato l'espulsione di un certo numero di diplomatici-spie.
Il fatto che non sono tempi da Guerra Fredda, ma che irapporti tra Russia e USA sono sempre più difficili e che la Gran Bretagna è unottimo pretesto per >Mosca per far capire a Washington che la diplomazia“dell'aragosta”, come si è voluto battezzare il recente incontro nel Maine tra Bush e Putin, ha fallito i suoi obiettivi.
La sospensione, decisa da Mosca (come laCritica aveva anticipato nell'intervista al comandante della NATO, H.Scheffer –“Il ritorno dell'Orso Bianco”, ndd) della sua partecipazione al trattatosulle Forze Convenzionali in Europa è il suggello della volontà di rinegoziarele condizioni che la costrinsero, nel 1990, a prendere atto dell'implosionedell'impero sovietico, e di non voler quindi mante3nenre gli impegni assunti diabbandonare le basi militari in Georgia e in Moldavia e in prospettiva le basinavali che stazionano sulle coste ucraine.
Occorre secondo Mosca rivedere le posizioni di influenza inEuropa, fortemente messe in crisi dall'allargamento dell'Unione Europea edell'Alleanza Atlantica.
In questo quadro si debbono ascrivere le azioni svolte insedi multilaterali contro l'indipendenza del Kossovo e contro il progetto di sistemaantimissile americano in Polonia e nella Repubblica Ceca.
Mosca sa benissimo che il sistema antimissile nonlacoinvolge direttamente e che non minaccia i suoi territori. Secondo ladiplomazia del Cremlino è venuto il momento di fare la voce grossa perintimorire i ricchi e sempre troppo prudenti europei occidentali. Mosca sirende conto che, nonostante la pressione che è in grado di esercitare graziaalle sue fonti energetiche, l'avanzata dell'occidente europeo e dell'alleanzaatlantica continua ad esercitare una pressione difficile a sostenersiall'interno della “propria” area vitale.
La politica per aree di influenza è un noto classico dellapolitica estera russa, alla quale gli europei non possono non rispondere.
E' di queste settimane la polemica vivace sulledichiarazioni del Ministro degli Esteri, D'Alema attorno alla partecipazionedi Hamas a un tavolo di colloqui diplomatici. Per la verità la proposta diD'Alema non è frutto di un singolo atteggiamento italiano. Il più volte lodatogoverno Sarkozy è infatti il promotore della lettera che dieci paesi europei hanno inviato al nuovo inviato speciale in M.O.. del Quartetto, Tony Blair. Una dimostrazione in più della mancanza di capacità di analisi politica dell'Unione Europea, e, per inciso, del giustificato timore di Israele e degli USA per una“tenuta “europea in battaglie di principio e di civiltà che non possono esseresostenute a zigzag, o per lo meno in nome del pragmatismo di fronte ai ricattiterroristici: “Sono terroristi, esistono, hanno vinto una elezione e quindidebbono partecipare ai colloqui diplomatici” è un falso sillogismo, sul qualesi innesta la politica delle pressioni russa. Che fine hanno fatto la Cecenia,la democrazia interna , la minaccia militare di mosca verso i paesi confinanti?Se il pragmatismo delle capitali europee si inchina all'idea di ritornareall'Europa degli scambi economici in mercati sempre più allargati, piuttostoche all'Europa politica governata da un Trattato costituzionale, se mancanomezzi di una politica estera comune, i singoli Paesi pur coalizzati sono deboli,e alla fine saranno costretti a chiedere a gran voce una più attenta difesa dei loro interessi agli Stati Uniti