ELEZIONI IN RUSSIA. IL RITORNO ALL' URSS
Il 2 dicembre la Russia vota per ritornare ad un modello sovietico: un partito egemonico, un’economia controllata e un leader carismatico. Lo sostiene il giornale di Anja Politkovskaya, Novaja Gazeta
Il governo russo sta lottando contro la crescita dei prezzi dei generi alimentari utilizzando i ben noti metodi della regolamentazione amministrativa e “convincendo” i grandi produttori e la rete dei commercianti a congelare le tariffe. La logica è cristallina: quando le corporations di Stato dominano l'economia e l'idea del controllo statale è prevalente nella sfera politica –il controllo di ogni cosa, non solo degli affari- un simile tentativo di regolare autoritativamente i prezzi finisce per apparire normale. Con le elezioni alle porte, l'aumento dei prezzi dei generi alimentari crea sentimenti di incertezza rispetto al futuro e malcontento: uno scenario che Russia Unita (il partito di Putin) non aveva certo preventivato al momento di pianificare una campagna elettorale che avrebbe dovuto svolgersi tranquillamente e dare risultati trionfali.
Un simile schema parte dal presupposto che la società possa essere controllata ed addomesticata dalla versione ufficiale del potere. D'altro canto, nella situazione attuale potrebbe anche succedere che la popolazione reclami l'avvio di un processo redistributivo. La gente convinta dalla televisione che la Russia di Putin sia diventata una superpotenza con grandi disponibilità finanziarie, grazie all'aumento del prezzo del petrolio che oscilla ormai tra i 90 e i 100 dollari al barile, può oggi domandarsi legittimamente per quale motivo le tocchi sempre stringere la cinghia.
Sembra normale che il 35% del campione riconosca il modello sovietico come il più appropriato sistema politico per la Russia. Solo il 19% preferisce la democrazia occidentale. All'interno di un simile ventaglio di opinioni politiche, nessuno si stupirà del fatto che il 37% dei cittadini russi pensa che per governare il Paese possano essere sufficienti i decreti presidenziali e che il Parlamento risulti, tutto sommato, superfluo.
Indubbiamente, la regolamentazione amministrativa dei prezzi avrebbe l'effetto di rafforzare le aspettative espresse nel sondaggio. Cosa accadrebbe se l'economia nazionale dovesse fronteggiare un'inflazione di lungo periodo e strutturale? Diversamente dagli anni Novanta, quando altre erano le priorità dell'opinione pubblica e molti comprendevano la necessità di una severa politica finanziaria, oggi l'umore prevalente potrebbe essere descritto così: “più socialismo”. La logica del processo politico e delle aspettative delle masse potrebbe rivelarsi così forte da indurre il governo, al di là delle proprie intenzioni, ad allontanarsi dal libero mercato.