Un eventuale riverbero dell' instabilità pakistana sull'India favorirebbe il "Gigante Rosso", la Cina, nella crescita sui mercati mondiali. Oggi Islamabad è il perno dei futuri equilibri mondiali. L'assordante silenzio di Mosca.
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di Francesca MorandiSul versante opposto, quello a est del Pakistan, si osserva che il ruolo di Islamabad è nuovamente centrale nella trama di equilibrio tra le potenze seppur in stretta relazione a quello di New Delhi. L'India gioca infatti un ruolo fondamentale nelle strategie di osservazione della crescita cinese messe in atto da Stati Uniti e Giappone. Con la sua popolazione di oltre un miliardo di abitanti, l'India è l'unico Paese al mondo in grado di fungere da contrappeso demografico al “Gigante Rosso”, che conta su un miliardo e 300 milioni di individui. Nell'ipotesi che la corsa economica indiana acceleri, New Delhi potrebbe inoltre frenare le ambizioni politiche di Pechino. Un freno, quello posto dall'India alla Cina, che fa comodo a molti. Non è un caso che lo scorso settembre si sono realizzate manovre militari congiunte tra australiani giapponesi, indiani e americani. E sempre in questa direzione va interpretata la collaborazione economica avviata negli ultimi mesi dal governo di New Delhi e di Tokyo, i cui Paesi hanno interesse a contenere la potenza della Cina, con la quale hanno, tra l'altro, contenziosi territoriali aperti. Se il Pakistan cadesse nelle mani degli integralisti, verrebbe meno il ruolo di contenimento svolto dall'India in funzione anti-cinese. A quel punto il governo indiano sarebbe obbligato a concentrarsi nella difesa dei propri confini rispetto a un nemico storico, il Pakistan, con il quale si riaccenderebbe la disputa sul Kashmir. Una situazione che riaprirebbe la possibilità di un conflitto nucleare tra India e Pakistan, entrambi detentori di armi atomiche e scatenerebbe una corsa agli armamenti nell'intera area. Con la morte di Benazir Bhutto si è spenta la speranza di un Pakistan più democratico – sebbene le elezioni dell'8 gennaio siano state confermate – colpito oggi da una violenza che potrebbe limitarsi a scosse interne al Paese oppure causare terremoti geopolitici di più vaste proporzioni.
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