Il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, solleverà al prossimo Consiglio dei ministri degli Esteri europei il caso del giornalista e medico cubano, Luis Garcia Paneque, il dissidente detenuto in carcere a Cuba e proporrà una richiesta di liberazione da parte dell'Unione Europea al Governo di L'Avana.
Lo ha detto lo stesso ministro Miliband ai rappresentanti di Critica Sociale, a Londra per partecipare quali partners internazionali alla New Year Conference della Fabian Society, la più antica organizzazione laburista inglese.
A lato della Conferenza, infatti, la rivista socialista italiana ha distribuito un appello sul caso del dissidente cattolico cubano, condannato a 24 anni per opposizione al regime castrista e per essersi opposto, attraverso la sua agenzia d'informazione, alla pratica indiscriminata dell'aborto nel Paese.
A Miliband, così come agli altri partecipanti, i rappresentanti di Critica Sociale (tra cui i direttori Sergio Scalpelli e Stefano Carluccio, accompagnati dal prof Spencer Di Scala, storico della Massachusetts University di Boston, autore di una recente biografia su Filippo Turati) hanno consegnato copia della rivista dedicata al caso Paneque e una cartolina postale indirizzata a Raul Castro con un appello per la liberazione del dissidente.
Miliband, che ha aperto la Conference della Fabian Society, ha chiesto notizie sul caso e ha detto di volerlo approfondire per sottoporlo ai ministri degli Esteri dell'Unione europea e , sorridendo nel ricevere la cartolina postale, ha assicurato che intanto invierà la sua.
Luis Garcia Paneque è stato incarcerato nel 2003. In seguito all'aggravarsi delle sue condizioni di salute, il suo caso è stato sollevato negli USA dalla Associazione delle Donne Cubane in America e, in Europa, da Reporters sans Frontier. Ripreso quindi in Italia dalla Fondazione Craxi e da Critica Sociale, è da oggi sostenuto in Gran Bretagna anche dai laburisti della Fabian Society.
I lavori della Conference si sono svolti, come consuetudine per la Society, nei seminari tematici cui hanno preso parte oltre 700 delegati e diverse decine di speaker. Preziosa la collaborazione dei “partner internazionali” selezionati dalla Fabian: Oxfam, Amnesty International, Friedrich Ebert Stiftung, Policy Network, E! Sharp e, per la prima volta, Critica Sociale che rinnova così l'antica tradizione di cooperazione tra gli intellettuali socialisti italiani, raccolti attorno alla rivista fondata da Filippo Turati, e la Fabian Society, il circolo politico dei coniugi Webb co-fondatore del Labour Party.
Dopo i temi sociali e la “Britishness”, la Society mette oggi la politica internazionale in cima alle priorità dell'agenda laburista. Il 2008 ha infatti in calendario cambiamenti cruciali per le sorti dei poteri globali, con il cambiamento al vertice in Usa e Russia. La Fabian propone così al Labour di tornare ad investire sulla politica internazionale, nella convinzione che, solo rinnovando chiavi di lettura e linee strategiche, i principali dossier aperti sui tavoli della diplomazia internazionale potranno evolvere, progredire, accompagnando – non subendo – la definizione dei nuovi assetti globali.
Nel keynote speech, il Ministro Miliband non ha in verità argomentato con particolare convinzione ragioni e strategie laburiste per la causa dei Diritti Umani. Miliband ha piuttosto cercato di conquistare la platea, prendendo le distanze dalla filosofia internazionalista di Tony Blair. Respingendo la dottrina blairiana che voleva fare della Gran Bretagna un “ponte tra Europa e Stati Uniti”, il Ministro degli Esteri, che dell'ex Premier è stato uno degli advisor più ascoltati, ha infatti cercato di sedurre militanti e sostenitori laburisti con l'immagine dell' “hub globale”, ovvero con l'idea che il ruolo dell'Inghilterra in questa fase storica di “shifting” tra i poteri , sia quello del “nodo strategico”.
Secondo Miliband, la globalizzazione ha orientato la nuova distribuzione del potere lungo tre assi: “da Occidente verso Oriente, dal livello nazionale al livello internazionale, e dai governi verso i cittadini.”
“Mentre si rafforza il legame tra diritti umani e valori democratici – ha sostenuto il Foreign Secretary - la realtà è una insicurezza crescente, un mix inedito di “empowerment” e insicurezza.”
La conseguenza, spiega Miliband, è la crisi del conservatorismo, schiacciato tra “ordine e libero mercato”, tra “chiusura nazionalista e complessità dei problemi globali”.
Ed è qui che, secondo il Ministro, si pone la sfida per i progressisti. I nuovi poteri globali, infatti, non si nutriranno delle dottrine del passato ma potranno al contrario germogliare su un campo culturale “contaminato” dalla fusione delle tradizioni socialdemocratica e liberale. L'idea è cioè quella di coniugare le istanze “essenziali” delle due culture politiche occidentali - eguaglianza ed equa distribuzione delle risorse, per i socialdemocratici; libertà individuali e distribuzione plurale dei poteri, per i liberali – per imbarcare il mondo in un grande, nuovo transatlantico progressista che lo traghetti dal vecchio assetto bipolare ad un nuovo scenario multipolare .
L'universalità dei diritti umani e il ruolo della comunità internazionale rappresentano, per Miliband, la cifra politica fondamentale di questo rinnovato sentire progressista.
In tal senso, secondo l'esponente del governo britannico, è necessario stabilire una cooperazione multilaterale, sia a livello regionale sia sul piano globale, ovvero fare tesoro delle recenti esperienze in Iraq e Afghanistan. “Le istituzioni democratiche, ha detto Miliband, non devono essere create dall'alto ma essere il frutto di un processo di costruzione bottom-up.”
Torna dunque, nelle parole del Ministro, l'idea dell'empowerment in una declinazione “globale”, ovvero la convinzione che sia necessario “ribilanciare il potere” non solo tra vecchie potenze e potenze emergenti, ma anche tra autorità di governo e cittadini.
Le riflessioni di Miliband hanno accompagnato lo svolgimento dei lavori che, dopo lo speech inaugurale, sono proseguiti nel corso dell'intera giornata, nei seminari tematici. Ampio lo spettro dei temi affrontati: dalla lotta al terrorismo, di cui ha discusso Shami Chakrabati, ai cambiamenti climatici, cui sono state rivolte le riflessioni del parlamentare laburista Hilary Benn; ed ancora, il processo di pace in Medio Oriente, l'immigrazione, le prospettive di una soluzione “diplomatica” alla crisi irachena.
Molto seguito è stato l'incontro sull'America dopo Bush animato da Timothy Garton Ash e Sir Christopher Meyer, mentre ha avuto i toni della “sfida culturale” il dibattito sul ruolo della Gran Bretagna in Europa, che ha visto un frizzante contraddittorio mediato dalla più celebre coloumnist del Guardian, Polly Toynbee, tra il laburista James Purnell, la Vice-presidente della Commissione Europea, Margot Wallstroem, l'MP Quentin Davies e il parlamentare europeo Nigel Farage.
Curiosa, infine, l'iniziativa di Ed Miliband – brillante ed impegnatissimo fratello minore del Foreign Secretary – che, nei due seminari da lui presieduti, ha invitato i delegati ad avanzare idee, a suggerire proposte per un nuovo “manifesto laburista”, ad aiutare insomma il Partito a superare il disarmante “low profile” assunto dal Governo britannico con la premiership di Gordon Brown, suggerendo così l'ipotesi che non una scelta strategica sarebbe stata quella dell'ex Cancelliere di declassare la politica internazionale nella gerarchia delle priorità di governo, ma piuttosto una necessità, imputabile alla mancanza di una “visione”, alternativa ma altrettanto filosoficamente robusta di quella perseguita dal predecessore Tony Blair.
Alla fine della Conference, tuttavia, il materiale prodotto non si è rivelato - né culturalmente né politicamente - all'altezza degli obiettivi indicati dai Miliband Brothers, ma almeno una proposta “concreta” è stata messa giù. L'idea, suggerita dalla neo-eletta Chair della Society, Anne Campbell, nel corso della Sessione Plenaria conclusiva della Conference, è di sostenere in Afghanistan la battaglia per l'uso terapeutico del papavero, come strategia per ridurre l'oppio in circolazione e, nello stesso tempo, contribuire a migliorare le condizioni sanitarie della popolazione locale.
Discussa ed approvata dai delegati in sessione plenaria, anche la proposta avanzata dal parlamentare laburista Dan Whittle, per l'istituzione di un progetto europeo di scambio civile volontario.
Ulteriori materiali della Conferente, sul sito della Fabian Society.