La competizione tra i due giganti asiatici caratterizzerà il ventunesimo secolo. New Delhi è tuttavia consapevole del gap che la divide ancora da Pechino e si muove con prudenza nei rapporti con l’ingombrante vicino
Fabio Lucchini
Una serie di episodi evidenziano come l'India, nonostante la sua impetuosa crescita, avverta ancora una sorta di timore reverenziale nei confronti del vicino cinese. Ciò non significa che New Delhi si sia rassegnata al predominio cinese in Asia, scrive la corrispondente per l'Asia del New York Times Somini Sengupta sull'International Herald Tribune. La competizione esiste ed è sentita dall'India, mai tempi non sono ancora maturi per lanciare esplicitamente il guanto di sfida. New Delhi si adegua allo stato attuale dei rapporti di forza. Nei giorni dell'ira contro le repressioni cinesi in Tibet, l'India si comporta con moderazione, scontentando il Dalai Lama che arriva a definire “troppo prudente” l'atteggiamento delle autorità indiane verso Pechino.
In Asia si è abituati a ragionare sui tempi lunghi. Nessuno dimentica i 26 anni di black-out nelle relazioni sino-indiane in seguito alla guerra di confine del 1962, stravinta dall'esercito di Mao. Da allora, i rapporti sono progressivamente migliorati, ma i problemi sul confine rimangono ed ogni tanto riemergono a ricordare le cicatrici del passato. I precedenti storici ricordano al governo indiano l'attuale rapporto di forze: la Cina può intralciare i tentativi indiani di sviluppare una più efficiente tecnologia nucleare, può frustrare lo sforzo di New Delhi per ottenere un seggio permanente al Consiglio di sicurezza Onu, può rafforzare militarmente il vicino Pakistan, come già peraltro in passato. Insomma, esistono vincoli strutturali e controindicazioni che l'India deve considerare e soppesare attentamente prima di porsi in atteggiamento dialettico e antagonistico nei confronti della Cina.
Per quanto il Subcontinente si stia muovendo con un certo dinamismo sui mercati internazionali, la strada da percorrere per raggiungere il rivale naturale d'oltreconfine rimane lunga e impervia. L'India, interessata alle risorse minerarie dell'Africa, sta infittendo i propri contatti con il Continente Nero, dovendo peraltro scontare un ritardo rispetto alle mosse del Dragone che può infatti vantare un volume di investimenti nell'area ben venti volte superiore.
E' un rapporto complesso quello India-Cina, che lascia intravedere opportunità reciproche e convergenze d'interessi, ma anche motivi d'inquietudine e di potenziale conflitto. Tra complementarità ed apparenti incompatibilità, una convinzione sembra unire l'establishment indiano: “nei confronti della Cina bisogna muoversi con cautela”, come ripete Tarun Das della Confederation of Indian Industry.