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IL CANDIDATO OBAMA

Il mese di maggio si è risolto positivamente per la Clinton, capace di ottenere brillanti affermazioni in Indiana, Kentucky e West Virginia, ma ha segnato il capolinea della sua campagna

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Ciò che unisce i Democratici, e in verità l'intero arco politico, nei giorni della divisione più acuta della base del Partito è l'ansia e la costernazione per la prossima uscita di scena, dopo 46 anni, dell' “ultimo Kennedy”. Il senatore Edward Kennedy  è stato infatti colpito da un tumore maligno al cervello, che porrà presumibilmente termine alla sua intensa carriera politica. Entrambi i candidati Democrats hanno riconosciuto al “leone del Senato” l'indefesso impegno a favore dei diritti civili e contro le disuguaglianze sociali. Credenziali, che accanto alla sua tenace attività legislativa, hanno permesso a Kennedy di conquistare la stima e l'amicizia di avversari politici come George W. Bush e John McCain. “Senza il suo impegno, noi non saremmo qui stasera” ha ribadito Obama dall'Iowa, riferendosi alla stagione progressista che caratterizzò gli Usa negli anni sessanta. Il clima culturale e politico di quegli anni  favorì l'eliminazione di diverse pratiche e normative discriminatorie nei confronti della popolazione afro-americana. I Kennedy, insieme a Lindon Johnson, furono allora gli indiscussi protagonisti e simboli del rinnovamento.

TimesA prescindere dalle innegabili qualità di McCain e dalla autorevolezza della sua candidatura, peraltro criticata aspramente più dall'ala conservatrice del Gop che dagli avversari politici, gli avvenimenti degli ultimi giorni, riprende Kristol, stanno ridando fiato ai Repubblicani. La batosta patita da Obama in West Virginia, le contestata pronuncia della Corte Suprema californiana a favore del matrimonio omosessuale e la prosecuzione della querelle iraniana invitano il pundit Repubblicano all'ottimismo.

In secondo luogo, la decisione della Corte di San Francisco, che ha sorvolato sul parere contrario della maggioranza degli elettori dello Stato, rischia di offendere il senso comune e le profonde convinzioni di molti americani. Sentimenti che potrebbero ricompattare dietro a McCain quella coalizione conservatrice che sospinse Bush alla vittoria nel 2004 e che pare oggi demotivata e confusa. A differenza del suo giovane rivale, infatti, McCain non si è auto-imposto di rispettare la decisione californiana. Allargando il panorama a livello nazionale e considerando che il prossimo presidente potrà presumibilmente nominare più di un giudice della Corte Suprema federale, la differenza tra i due viene così marcata agli occhi degli orfani di Bush, che da oggi hanno un valido motivo per scegliere di sostenere McCain,  e con lui i propri valori minacciati, piuttosto che rifugiarsi nell'astensionismo.

In terzo luogo, osservando la disfida “iraniana” tra Obama da una parte e l'improvvisato duo Bush-Mac dall'altra, non si può fare a meno di pensare quanto sia desiderabile per il junior senator insistere sull'impopolare politica estera dell'amministrazione uscente. Ma attenzione: alla lunga, quanto gli converrà prolungare le scaramucce con l'esperto avversario in merito alla sicurezza nazionale e all'opportunità o meno di dialogare con un personaggio come Ahmadinejad? Forse Obama farebbe meglio a spostare il focus sulle carenze del sistema sanitario, sull'aumento della bolletta energetica che colpisce la classe media, sullo spettro della crisi economica e sulle ricette per scongiurarlo, terreni di scontro, questi, senz'altro meno agevoli per McCain e per il Partito al governo.

Del resto, il fardello d'impopolarità di otto anni di amministrazione Bush continua a pesare sulle spalle del Gop. Il Congresso, già passato sotto il controllo Democratico nel 2006, sembra destinato infatti a tingersi ulteriormente di blu. Dick Morris, che riprende per TheHill.com le statistiche dell'istituto Rasmussen, pronostica un autentico “massacro al Senato” per il Grand Old Party. Il sito web di Scott Rasmussen snocciola dati accuratamente classificati e che permettono di formarsi un chiaro quadro della situazione.







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