NELLO SCACCHIERE ENERGETICO DEL MAR CASPIO LA RUSSIA BLOCCA LA STRADA AI PROGETTI EURO-AMERICANI
Mosca sigla un accordo sul gas del Turkmenistan e rafforza il suo ruolo nell’area
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Francesca Morandi
Con un accordo tra Russia e Turkmenistan, Mosca rafforza la sua posizione nello scacchiere energetico del Mar Caspio e blocca la strada ai progetti americani e europei nella regione. Lo scorso 25 luglio la compagnia Gazprom, diretta emanazione del ministero dell'Energia della Federazione Russa, ha siglato due contratti a Ashgabat, capitale del Turkmenistan, che gli garantiscono l'acquisto del gas turkmeno per i prossimi vent'anni. Il primo accordo riguarda i principi di formazione del prezzo che Mosca pagherà per ottenere il gas del Paese centroasiatico. Il costo di base convenuto (225-295 dollari per 1000 metri cubi di gas), attivo dal prossimo anno, resterà fisso sino al 2028. Il secondo contratto affida a Gazprom la partecipazione a investimenti energetici del Turkmenistan: il colosso energetico russo finanzierà e costruirà gasdotti, oltre a sviluppare siti estrattivi. Secondo quanto annunciato dai vertici di Gazprom la collaborazione con Ashgabat aumenterà la capacità di gas turkmeno di 30 miliardi di metri cubi. Ma l'obiettivo di Mosca non è fare soltanto business, come rileva in un'analisi, pubblicata sul Asia Times, M.K. Bhadrakumar, già diplomatico di carriera nel servizio estero indiano per 29 anni, con ruoli di ambasciatore in Uzbekistan e Turchia, e incarichi legati a Unione sovietica, Kuwait e Afghanistan.
La Russia punta primariamente ad alleanze energetiche con il Kazakhstan e l'Uzbekistan, i due maggiori Stati produttori di gas dell'Asia centrale, una regione che Mosca considera da sempre il suo “giardino di casa”. Il profitto economico non è quindi il criterio principale che muove il Cremlino che, secondo il diplomatico, ha «una strategia assai più ampia». Mosca intende controllare l'export del gas turkmeno che, osserva Bhadrakumar, può diventare strategicamente rilevante, al punto di influenzare l'intero mercato mondiale dell'energia. Non è un caso che Stati Uniti, Europa e Cina abbiano messo da tempo gli occhi sui giacimenti di gas turkmeni allo scopo di creare con Ashgabat una partnership privilegiata. Posizione oggi raggiunta dalla Russia.
Nel maggio dello scorso anno la China National Petroleum Corp (CNPC), la più grande azienda energetica cinese, aveva sottoscritto un contratto con il Turkmenistan che si è impegnato a fornire al “Gigante Rosso” 30 miliardi di metri cubi di gas all'anno per i prossimi trent'anni a partire dal 2009. Pechino e Ashgabat avevano inoltre avviato i lavori di costruzione del gasdotto che dal Paese centro-asiatico raggiungerà la regione cinese dello Xinjiang. Progetti che avevano allarmato Mosca ostile ad accordi diretti tra il governo cinese e Stati centroasiatici come il Turkmenistan, il Kazakhstan e l'Uzbekistan, le cui risorse, secondo i desideri di Mosca, dovrebbero transitare in territorio russo prima di raggiungere la Cina e l'Europa. Ma qualcosa è cambiato tra Mosca e Pechino: se fino a qualche mese le due potenze sgomitavano furiosamente per controllo delle risorse del Caspio, oggi appaiono più alleati che rivali. Dopo l'incontro, avvenuto lo scorso 28 luglio a Pechino tra il vice-premier russo Igor Sechin e il suo omologo Wang Qishan, il China Daily ha definito i colloqui tra i due esponenti di governo, come «un buon inizio» che segna «il primo round negoziale nella cooperazione energetica» tra i due Stati. «Sembra sia in atto un cambiamento nella politica energetica russa dell'export - ha commentato il quotidiano del governo di Pechino - La Russia potrebbe volgere i suoi occhi dai Paesi occidentali a quelli dell'Asia e del Pacifico (...) La cooperazione nel settore dell'energia è una questione di enorme rilevanza per le relazioni sin-russo (...) La vicinanza politica e geografica dei due Paesi metterebbe la loro cooperazione energetica sotto un ombrello sicuro e risulterebbe un accordo vincente. I legami tra Cina e Russia sono nella loro epoca migliore (...)». Parole che fanno eco a quelle pronunciate qualche giorno prima del presidente cinese Hu Jintao che, dopo aver ricevuto, sempre a Pechino, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, ha affermato che «la Cina lavorerà con la Russia per approfondire la cooperazione strategica tra i due Paesi a nuovi e più alti livelli di partnership».
All'inizio di agosto Cina e Russia hanno anche raggiunto un accordo sui confini dopo 80 anni di controversie seguite alla guerra del 1929. Secondo quanto emerso dalla stampa locale Mosca restituirà al governo cinese l'isola di Yinling e metà dell'isola di Heixiazi. Un'ulteriore dimostrazione dei buoni rapporti sino-russi è anche l'aumento degli scambi commerciali tra i due Stati, cresciuti del 60% nei primi 5 mesi del 2008. Oggi la Cina ha bisogno dell'energia russa e Mosca guarda al “Gigante Rosso” come a un enorme mercato da conquistare. E con la Russia in grado di esercitare un'influenza di prim'ordine nell'export del gas del Turkmenistan, la Cina, affamata di energia, sembra aver scelto la “ragione economica” a quella geopolitica. Le manovre di Mosca nell'area del Caspio non si esauriscono ai rapporti tra la Cina e la Russia. Gli accordi tra Gazprom e il Turkmenistan hanno implicazioni anche sul progetto euro-americano del gasdotto Nabucco, avviato allo scopo di creare un tragitto energetico capace di far arrivare il gas proveniente dal Caspio in Europa, bypassando il territorio russo, e quindi riducendo la dipendenza energetica europea dalla Russia.
Europei e americani speravano di poter sfruttare il gas turkmeno realizzando un gasdotto che, passando sotto il Mar Caspio, collegasse Turkmenistan e Azerbaigianper giungere poi in Europa attraverso la Turchia. Ma ora il tragitto turkmeno pare sbarrato, o comunque sotto il controllo di Mosca, e la realizzazione di Nabucco diventa fortemente dipendente dalle forniture del Medio Oriente, dall'Iran in particolare, che si inserisce nel “gioco del Caspio” con i propri interessi e obiettivi.«Teheran guarda al progetto Nabucco come il suo passaporto verso l'integrazione in Europa», scrive ancora Bhadrakumar sul Asia Times che rileva come, negato l'accesso di Nabucco al gas turkmeno, la strategia americana di ridurre la dipendenza energetica europea dalla Federazione russa subisce un duro colpo.
L'accordo tra Gazprom e il Turkmenistan ha ripercussioni negative anche su Teheran che sperava di raggiungere un'intesa con Ashgabat per far transitare il gas del Paese centroasiatico in territorio iraniano. Un'ipotesi che avrebbe dato al regime degli ayatollah un ampio potere di influenza nel mercato mondiale del gas, ma che la Russia ha messo k.o. A turbare gli equilibri internazionali irrompe con forza la guerra nella regione georgiana dell'Ossezia, un conflitto che oggi rappresenta un difficile banco di prova per le dinamiche in corso tra grandi potenze. Anche perché, come affermato dallo stesso presidente georgianoMikhailSaakashivili, la Georgia «è una terra di transito per il petrolio e il gas naturale esportati dall'ex Unione Sovietica che minaccia il vicino monopolio russo».
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