Le sfide che attendono Obama 2/DARE VITA AD UN’EFFETTIVA “AGENDA VERDE”
Energia e cambiamento climatico sono problemi che richiedono immediata attenzione, data la necessità di ridurre le emissioni di inquinanti, tutelando altresì lo stile di vita delle famiglie americane
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Warwick McKibbin, Adele Morris e Peter Wilcoxen
Energia e cambiamento climatico saranno tematiche in cima ai pensieri del prossimo presidente. Problemi che richiedono immediata attenzione, data la necessità di ridurre le emissioni di inquinanti, tutelando altresì lo stile di vita delle famiglie americane. Molto dipenderà dalle qualità del nuovo inquilino della Casa Bianca, che avrà il non facile compito di portare avanti una questione politicamente spinosa, superando in patria le probabili resistenze che emergeranno dal Congresso e all'estero le diffidenze che circondano la credibilità dell'impegno ambientalista degli Usa. Ad ogni modo, urge un accordo internazionale relativo al cambiamento del clima che sostituisca il Protocollo di Kyoto. Il primo obbiettivo per la nuova amministrazione sarà lavorare per dar vita ad un efficiente ed efficace modello nazionale per il controllo delle emissioni nocive, ispirato al cap and trade system. Combinare preoccupazioni ecologiche a considerazioni di efficienza economica è una sfida affascinante, ma, come detto, difficile da realizzare a causa delle molteplici resistenze che ogni “piano verde” incontra solitamente negli Stati Uniti (Come nel resto del mondo).IL CONTESTO GLOBALEAl cuore del dibattito internazionale in merito alle politiche sul clima sono rintracciabili due motivi di tensione. In primo luogo, la tensione tra l'avvertita necessità di proteggere e salvare l'ambiente in cui viviamo e l'altrettanto sentita esigenza morale di ridurre la povertà nel mondo. Vi è comune accordo tra gli esperti sul fatto che se i Pvs dovessero proseguire il loro processo di crescita seguendo i modelli produttivi legati ai combustibili fossili il danno che ne deriverebbe al Pianeta sarebbe incalcolabile. In secondo luogo, è nota la tensione che si genera tra Paesi industrializzati maturi e nuove economie quando si tratta di ripartire i costi legati alla riduzione delle emissioni. Le nuove economie sostengono di non poter progredire nel proprio processo di sviluppo senza l'utilizzo dei combustibili fossili e chiedono ai Paesi di più antica industrializzazione di assisterli tecnologicamente ed economicamente per rendere “più pulite” le loro economie in crescita. I Pvs (principalmente Cina ed India) ritengono inoltre che dovrebbero essere le nazioni industrializzate (Stati Uniti ed Europa, in sostanza) a dare il buon esempio in tema di sostenibilità ambientale, essendo stati in passato i maggiori inquinatori mondiali. Se l'Europa e le altre economie avanzate si sono impegnate, con risultati non esaltanti, nel processo di ratifica ed attuazione del Protocollo di Kyoto, gli Usa sono stati invece i capofila del fronte del rifiuto. Nemmeno a livello federale è stato stabilito un piano d'azione strutturato. Per questo motivo Washington manca di autorevolezza quando si trova a discutere della questione ambientale nei fori internazionali. Per recuperare credibilità è necessaria quantomeno una forte azione per regolare il regime delle emissioni negli Stati Uniti.
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