Investire nella Democrazia. Coinvolgere i cittadini nella governance collettiva
Fabio LucchiniIn passato la partecipazione si sviluppava soprattutto nei partiti politici, dove il riferimento ai valori comuni consentiva la formazione di identità collettive e di visioni condivise per il futuro della vita associata di una comunità. Oggi partiti di opinione, privi di una base e sempre più poveri di militanti e di attivisti, faticano a continuare a rivestire il ruolo pubblico centrale giocato nel corso del XX secolo. Inoltre, il processo di globalizzazione politico-economica in atto pone una sfida esistenziale alle forme di rappresentanza democratica, poiché i parlamenti perdono poteri e la fiducia generale nel funzionamento delle istituzioni è in forte declino.
Piuttosto che incoraggiare l'impegno dei cittadini, spesso le istituzioni pongono ostacoli insormontabili. Molte agenzie governative trattano gli individui come clienti passivi invece che come membri effettivi della comunità, trascurando così la loro capacità di mobilitare risorse e di fare rete per risolvere i problemi della vita associata. Molti cittadini volonterosi si trovano sovente a scontrarsi con le rigide regole della burocrazia, maglie talmente strette e soffocanti da far perdere l'entusiasmo al più dedicato degli attivisti. Il risultato è lo scadere di qualità della vita civica.
Tuttavia, nucleo centrale dell'opera del politologo americano è l'indicazione di otto principi basilari per promuovere una governance collaborativa che
coinvolga cittadini e istituzioni. Secondo Sirianni, la politica dovrebbe: coinvolgere i cittadini nella produzione dei beni pubblici, ossia beni atti a soddisfare bisogni collettivi, il cui consumo non è quindi esclusivo ma rivolto simultaneamente a più individui (ad esempio, rientrano nella categoria la difesa e l'ordine pubblico); mobilitare le risorse a disposizione dei cittadini nel
problem solving e nello sviluppo della comunità; mettere a disposizione del pubblico la professionalità di esperti in grado di interagire con la cittadinanza e di valorizzarne le competenze nell'interesse generale; promuovere attivamente il coinvolgimento dei cittadini nel dibattito sulle questioni politiche fondamentali per l'azione di governo; favorire l'instaurarsi di partnership e collaborazioni tra cittadini, portatori d'interessi organizzati e agenzie governative; mappare le risorse presenti nel corpo sociale e distribuite sul territorio in modo da agevolare l'attività sul terreno dell'associazionismo e una governance partecipata; trasformare la cultura delle istituzioni, del mondo del non profit e della cittadinanza, in modo da creare un campo d'azione condiviso; agevolare la reciproca trasparenza tra i soggetti interessati a una rinnovata cooperazione democratica.
Il ruolo dei cittadini deve essere ripensato. Non più solo contribuente e consumatore di servizi pubblici, l'individuo avrebbe le potenzialità per intervenire nel processo produttivo di beni e utilità collettive se solo gli venissero forniti gli strumenti e gli schemi d'azione per acquisire competenze e abilità. Si pensi soltanto a cosa potrebbe ottenere una collettività organizzata, informata e preparata se unisse gli sforzi delle unità che la compongono per fronteggiare le questioni della qualità dei servizi pubblici, della sicurezza urbana, della tutela ambientale, della sanità e della previdenza sociale. Settori nei quali i pregiudizi, le paure e la disinformazione fanno sì che le persone si trovino sole e indifese davanti a problemi apparentemente insormontabili.
Le politiche pubbliche dovrebbero insomma essere concepite e sviluppate per promuovere un'interazione consapevole tra la società civile e le sue articolazioni (associazioni, gruppi, singoli cittadini) e i funzionari statali e i legislatori eletti. Una interazione che aiuti la conoscenza e la comprensione dei reciproci ruoli e che aumenti la trasparenza e l'efficienza del servizio pubblico e quindi la soddisfazione del cittadino rispetto alle sue prestazioni. Una svolta culturale con ricadute positive sul senso di appartenenza alla comunità avvertito da ogni individuo, come singolo o in quanto inserito in un gruppo. Un cittadino più coinvolto è anche un cittadino più informato, in grado di approcciarsi con consapevolezza e competenza alle grandi e complesse questioni che interessano la vita associata.
In conclusione, appare evidente come
Investing in Democracy tocchi un nervo scoperto dell'evoluzione democratica in corso non solo negli Usa ma nell'intero mondo occidentale, ossia l'impossibilità di affrontare con successo le sfide del presente senza un effettivo coinvolgimento dei cittadini nella gestione della cosa pubblica. Il governo delle società odierne richiede il contributo di tutti e non può risolversi, come in passato, nella semplice prevalenza degli interessi di un gruppo a discapito di altri. Non è questa la strada per il progresso, anche se non bisogna negare l'importanza e persino l'utilità del conflitto e del confronto per il progresso sociale. La conflittualità deve essere però incanalata in maniera costruttiva. I cittadini devono essere messi nella condizione di promuovere i propri interessi e i propri valori e, al contempo, di lavorare pragmaticamente con gli altri attori sociali per smussare le divergenze e
trovare convergenze mutuamente soddisfacenti. Il governo, da parte sua, dovrebbe accompagnare non invasivamente il processo di interazione, ponendosi come partner affidabile e responsabile e pretendendo a sua volta trasparenza dalla cittadinanza mobilitata.
L'obiettivo della politica, oggi, dovrebbe essere quello di aiutare la gente ad assumere maggiore controllo sulla propria vita. Infatti, mentre le persone sembrano acquisire giorno dopo giorno una maggiore consapevolezza come consumatori, esse non hanno ancora la stessa capacità di incidere come cittadini. Il disimpegno serpeggiante è un sintomo di perdita di potere. Nella società contemporanea votare non basta più. La democrazia deve essere rafforzata e il ruolo dello Stato rinnovato. Fare le cose per la gente non funziona più. Fare le cose con la gente è la chiave di volta, che si tratti di migliorare la salute pubblica, combattere la criminalità, risanare i quartieri o proteggere l'ambiente. Permettere al pubblico di accedere alle stanze, sin troppo segrete, del decision-making significa far accettare alla gente le proprie responsabilità e consentire ad una cittadinanza più consapevole di dare il suo contributo all'urgente e necessario rinnovamento delle nostre democrazie. Innovazione democratica che, basata sulla collaborazione tra Stato e cittadini, può diventare la leva del progresso e della riforma sociale