TANGENTOPOLI. UNA VICENDA INIZIATA QUARANTA ANNI FA
Fabrizio Cicchitto, Critica Sociale, n.1/2010,
Oggi è in corso, a dieci anni dalla morte, una riflessione su Bettino Craxi, ma nello stesso spirito potremmo fare una riflessione su personaggi molto distanti da lui. La potremmo fare su Don Sturzo, la potremmo fare su De Gasperi, la potremmo fare per certi aspetti su Fanfani, la potremmo fare su un grande combattente cattolico che ho personalmente conosciuto come Donat-Cattin.
Che cosa intendo dire? Che c'è una valutazione di sostanza costante in forme politiche che sono state via via cangianti. Esse sono state ieri la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista, i partiti laici, oggi Forza Italia, e PDL. Ma la sostanza costante è che la tenuta democratica e liberale di questo Paese si fonda su un filone cattolico ( dall'altra parte è quello dossettiano) e su un filone del pensiero liberalsocialista ( dall'altra parte è sempre stato quello del socialismo frontista che tanti danni ha fatto al socialismo in quanto tale).
Se osserviamo le riflessioni culturali in Don Sturzo, per esempio, troviamo una straordinaria e singolare modernità sotto tanti punti di vista.
La tragedia degli anni del primo dopoguerra fu costituita dal fatto che non si potè realizzare (e ci fu una responsabilità prevalente della Chiesa cattolica) l'alleanza fra il socialismo riformista di Turati, i liberali di Giolitti e i popolari di Don Sturzo. In quel vuoto trovò spazio il diciannovismo rosso che provocò a sua volta la reazione fascista. E vinse il fascismo.
Fortunatamente nel dopoguerra, dal '44-'45 in poi, le cose andarono diversamente: ci fu un'alleanza centrista che portò alla vittoria del 18 aprile e anni dopo ci fu l'evoluzione verso il centrosinistra.
La storia di questo Paese va letta in profondità perchè è una storia drammatica, tuttora drammatica, tuttora anomala.
Quando parliamo di Craxi, parliamo della storia drammatica di questo Paese. Di una storia drammatica del passato che è una storia drammatica anche per il presente. Il nostro è un Paese che ha dentro di sé alcune profonde anomalie.
La prima anomalia è costituita dal fatto che la guida della sinistra non è stata quella di un grande partito socialdemocratico ma quella del più grande partito comunista dell'Occidente. In questo c'è stata una responsabilità straordinaria dei gruppi dirigenti socialisti del primo e del secondo dopoguerra. Le responsabilità politiche non verranno mai abbastanza sottolineate, responsabilità politiche che nel periodo cruciale (‘44-‘48) hanno coinvolto Pietro Nenni e Rodolfo Morandi.
Nelle prime elezioni del '46, il PSI prese il 21% e il PCI prese il 19%. Era la testimonianza che c'era una domanda di socialismo occidentale. Ma quel gruppo dirigente socialista scelse il frontismo la cui sconfitta non rappresentando la sconfitta della sinistra stalinista, ma fu una disfatta dei socialisti. Con quell'errore i socialisti di allora consegnarono alla Democrazia Cristiana da una parte e al Partito Comunista dall'altra la guida della politica italiana, anche dell'elaborazione della Costituzione.
Ci volle il 1956, cioè un atto esterno quale fu il 20° congresso del PCUS e il rapporto segreto di Krusciov che metteva in evidenza tutta la criminalità politica di Stalin, perché PCI e PSI aprissero una riflessione. Ma su questo terreno fu maggiore il ritardo dei socialisti. Che i comunisti fossero stalinisti era in un certo senso scontato, se non eri stalinista non eri comunista. Ma i socialisti (l'esperienza di Saragat lo dimostrò) potevano benissimo non essere stalinisti come invece tragicamente lo furono fino al 1956.
L'altra anomalia che è intrecciata in parte con la prima (e che l'ha alimentata) è quella di un grande capitalismo che non ha mai conosciuto il mercato della libera concorrenza. In parte non lo conosce tuttora. Un capitalismo imbroglione che sui suoi giornali, negli articoli domenicali, esalta il liberismo e che nei giorni feriali a sempre mercanteggiato con le forze politiche tutti i sostegni possibili e immaginabili e che per altro verso veniva gestito da Enrico Cuccia ("le azioni si pesano e non si contano"). Tangentopoli non è nata nell'80. Tangentopoli è nata negli anni '40 e, sul lato imprenditoriale, ha due nomi: Vittorio Valletta ed Enrico Mattei. Dal lato politico ha per nome tutti i partiti politici del nostro Paese, dalla Democrazia Cristiana ai Socialisti, ai laici, al Partito Comunista che vi ha partecipato con le modalità sue proprie. Il Partito Comunista è un partito che ha avuto un finanziamento irregolare esterno e interno. Ha avuto finanziamenti sovietici, ma ha avuto finanziamenti irregolari nel rapporto con imprese private e tramite le cooperative rosse che hanno partecipato con quote fisse a tutti i consorzi d'impresa, compresi quelli realizzati, con imprese notoriamente mafiose. In Emilia sono stati realizzati consorzi d'impresa fra le cooperative rosse e i quattro cavalieri dell'apocalisse, i quattro grandi costruttori di Catania in odore di Mafia, e credo che l'aeroporto di Bologna sia stato costruito da un consorzio di questo tipo.
Si parla del conflitto d'interesse di Berlusconi. Esso esiste, è esplicito e alla luce del sole.
C'è un altro tipo di conflitto d'interesse, un conflitto d'interesse occulto che riguarda il PCI, il PDS e un pezzo del Partito Democratico. Il legame tra il PCI-PDS-DS-PD, le cooperative rosse, l'UNIPOL e il Monte dei Paschi di Siena, è un rapporto strutturale e organico.
Questa è la seconda grande anomalia: un Paese nel quale c'è stata una collusione organica tra forze economiche e tutte le forze politiche, cominciata dagli anni '40, si è dipanata fino agli anni '90 ed è saltata perché il governo Andreotti-De Michelis - forse non rendendosi neanche bene conto dell'operazione rivoluzionaria che faceva - ci ha fatto entrare in Maastricht e ha costretto il capitalismo italiano a diventare concorrenziale. A quel punto il sistema di Tangentopoli non era più economico e andava liquidato. Poteva essere liquidato in tanti modi, poteva essere liquidato con una operazione consociativa perché tutti ne facevano parte e tutti ne dovevano uscire. Invece è stato liquidato nel modo che conosciamo, con una operazione in base alla quale alcune forze politiche sono state distrutte e altre si sono salvate, alcune forze economiche sono state distrutte e altre si sono salvate.
Per non fare nomi sono stati distrutti interamente il PSI e i partiti laici, mentre è stato salvato il PCI. Per quello che riguarda la DC abbiamo la lettura più esatta dell'operazione politica che è stata condotta. Tutti conosciamo la Democrazia Cristiana, come si alimentavano le varie correnti della DC, senza differenze. Ma la differenza c'è stata dal punto di vista giudiziario nel senso che il centrodestra della DC è stato massacrato e la sinistra democristiana si è salvata, questo salvataggio l'ha portata ad allearsi organicamente con l'ex Pci fino a fare un partito unico. Reputo uno dei paradossi più straordinari della vita politica italiana aver visto Scalfaro addirittura Presidente della Repubblica e Arnaldo Forlani ai Servizi sociali. Ora, tutti quanti sappiamo che Forlani è una persona di assoluta onestà, però ha fatto quella fine perché apparteneva all'area moderata della Democrazia Cristiana.
Poi c'è il risvolto dei gruppi economici. La FIAT era quella che guidava il sistema di Tangentopoli. Se si vanno a vedere le carte pubblicate nei processi i suoi dirigenti erano dentro Tangentopoli fino alla cima dei capelli. Ma tranne un paio vengono tutti salvati. L'azienda come tale viene salvata, De Benedetti era nel sistema. Ma viene salvato. Gardini invece si spara alla vigilia dell'arresto. Un consigliere d'amministrazione dell'ENEL, arrestato, ha fatto una deposizione nella quale ha detto di aver dato due contributi, uno al PSI e a Craxi in Lombardia e un altro al segretario regionale del PCI in Puglia. Ebbene Craxi ha ricevuto un avviso di garanzia, il segretario regionale del PCI in Puglia era Massimo D'Alema e non ha ricevuto nulla se non qualche cartolina.
Sama entra in via delle Botteghe Oscure per incontrare Occhetto e D'Alema con in tasca un miliardo, ne esce non avendo più in tasca quel miliardo. Questo è accertato così chiaramente che Sama e Cusani sono stati condannati per questo. Però siccome Di Pietro è un garantista, nel suo libro-intervista su Tangentopoli, dice: "Non potevo sapere a chi è stato consegnato questo miliardo". Quindi questo miliardo entra a Botteghe Oscure, ci rimane stabilmente, però la questione finisce qui.
Per carità è un assoluto incidente della storia che qualche tempo dopo, quando Di Pietro era in una qualche difficoltà con la procura di Brescia, D'Alema amorevolmente si occupa di lui e lo fa eleggere nel Mugello. Ma è un caso, un caso sul quale sarebbe assolutamente sbagliato esercitare qualunque tipo di congettura.
Qui veniamo alla terza anomalia.
La terza anomalia è quella di una magistratura politicizzata, di un uso politico della giustizia, dell'esistenza di un circo partitico-mediatico-giudiziario, aggiungo, che opera alla luce del sole. In un libro che ho scritto anni fa sull'uso politico della giustizia c'è un capitolo con citazioni di atti, di libri, delle relazioni di Magistratura Democratica. C'è già scritto tutto, nel senso che è cresciuta nel nostro sistema una associazione di magistrati, divenuta un soggetto politico, dichiaratamente. E' a tal punto un soggetto politico che nei suoi congressi c'è stato apertamente un confronto e uno scontro fra coloro che facevano riferimento al Partito Comunista e coloro che facevano riferimento alla sinistra extraparlamentare.
Uno dei personaggi più significativi di questa esperienza, Palombarini, che sta per assumere una carica elevatissima a livello della Cassazione, ha scritto due o tre libri - che invito a leggere perché sono istruttivi - uno dei quali si intitola: "Giudici a sinistra". Da Laterza sono usciti due volumi dal titolo "Uso alternativo del Diritto" con una visione secondo la quale attraverso l'esercizio della giurisdizione si può trasformare in modo rivoluzionario il sistema politico e il sistema economico.
Tutto questo non è scritto da studiosi che fanno dei corsi universitari e scrivono delle dispense. No questi signori scrivono delle sentenze. Oppure mandano avvisi di garanzia, oppure insieme agli avvisi di garanzia violano il segreto istruttorio e realizzano così la cosiddetta "sentenza anticipata". Che cos'è la sentenza anticipata? Ti raggiunge un avviso di garanzia, contestualmente questo avviso di garanzia è strillato sui giornali, sei massacrato personalmente e messo fuori gioco. E' anche possibile dopo dieci anni o (vedi caso Mannino) dopo diciotto anni vienire assolto, ma se sei un personaggio politico e se questa operazione si ripete per dieci-cento-mille-cinquemila personaggi dello stesso partito, avviene che quel partito politico è distrutto. I singoli poi possono essere anche assolti. E' quello che è avvenuto alla DC, al PSI, al PLI, al PSDI, al PRI.
In un libro, Carlo Giovanardi ha scritto che due terzi dei deputati democristiani rinviati a giudizio e poi processati sono stati assolti. Però abbiamo visto la DC che fine ha fatto.
Per fortuna Berlusconi si è difeso "nel processo" e anche "dal processo", perché se non si fosse difeso dal processo, se non avesse aperto una questione sull'uso politico della giustizia, oggi dopo la distruzione della DC, del PSI, del PSDI, del PLI e del PRI avremmo avuto rapidamente pure la distruzione di Forza Italia, e col 30% dei voti "lor signori" avrebbero conquistato il 70% dei seggi parlamentari. Questa considerazione la dedico a tutti quei signori col ditino alzato, in primis l'ineffabile Tabacci, che ci ammoniscono sul fatto che la difesa la si fa solo nel processo. Come esempio invocano Andreotti omettendo due fatti: che Andreotti diversamente da Craxi, non correva il rischio di essere arrestato perché provvidenzialmente Cossiga lo aveva nominato Senato a vita.
Questo è il retroterra che ci accompagna. In questo retroterra si collocano tante esperienze politiche, ma il nodo drammatico è stato quello in si colloca la vicenda di Bettino Craxi.
La figura di Bettino Craxi purtroppo è dominata dall'ultima fase, quella di Tangentopoli. Se c'è qualcuno che non può dire che Craxi era un evaso, sono i comunisti. Non possono parlare loro che organizzarono la fuga dall'Italia in Cecoslovacchia di gente che si era macchiata di assassini politici. Tra questi Moranino che aveva ammazzato sette partigiani: condannato all'ergastolo, fatto fuggire da Longo, Togliatti e Secchia in Cecoslovacchia (ci fu una colonia italiana di questo tipo) quando si trattò di eleggere Saragat Presidente della Repubblica una delle richieste che il Partito Comunista Italiano fece fu la grazia a Moranino che ritornò in Italia e fu eletto al Parlamento italiano.
L'egemonia del Partito Comunista si è fondata anche su una certa lettura della storia. Fortunatamente il tanto vituperato revisionismo ha smontato i pilastri della storia che il Pci aveva tracciato Ora è possibile una lettura della storia d'Italia, specialmente dal '44 ad oggi, alternativa a quella che avevano costruito.
Ora hanno scoperto il riformismo: a un certo punto nella relazione di Fassino del 2001, sembrava che lui fosse riformista dal 1921.
C'è però chi aveva capito tutto. In politica in genere se capisci le cose con dieci anni di anticipo sei rovinato. Immaginiamo chi le ha capite con cinquanta-sessanta anni di anticipo. Nel filone socialista riformista, in genere dispregiato proprio dal punto di vista culturale, se andiamo a rileggere un libro di Ugo Guido Mondolfo dal titolo "Sulle orme di Marx" e i discorsi di Turati nel congresso del '21, ebbene quello che è avvenuto dopo questi "pazzi" di riformisti lo avevano previsto. Turati disse ai comunisti questo, all'incirca, nel '21: "L'Unione Sovietica finirà in una tragica avventura totalitaria in cui ci sarà il predominio di un partito sugli altri, poi il predominio di questo partito farà fuori tutti gli altri partiti e poi ci sarà il dominio di un uomo all'interno di questo partito e alla fine dovrete rifare il vostro percorso al contrario".
Con questo retroterra il riformismo socialista ha avuto due giganti nella vita politica italiana: uno è stato Saragat che aveva capito molte cose dagli anni trenta, l'altro è stato Bettino Craxi.
La storia di Craxi, come ricorda nel suo libro Ugo Finetti, comincia nei movimenti giovanili, all'università, in uno scontro politico-culturale già allora era con gli studenti comunisti, da Romano Ledda ad Occhetto. Craxi cerca di costruire un Partito Socialista autonomo, contemporaneamente sia dalla DC, sia dal Partito Comunista. Craxi costruisce questa autonomia in termini globali, come autonomia culturale, politica, organizzativa e finanziaria. Perché? Perché nella storia precedente la storia del Psi è stata quella di un partito finanziato dal suo alleato principale: dal Pci negli anni del frontismo e dalla DC negli anni del centrosinistra, attraverso le Partecipazioni Statali.
Craxi ha cercato di costruire anche l'autonomia finanziaria del PSI con tutti i rischi che questo comporta.
Craxi ha espresso questa autonomia a 360 gradi, ha intuito l'ipotesi della Grande riforma, ha avuto alcuni anni di governo nei quali ha condotto due grandi battaglie politiche, quella sulla contingenza e quella sugli euromissili - questa decisiva per l'equilibrio mondiale, nel senso che se non fosse passata quella linea avremmo avuto la finlandizzazione dell'Europa.
Il Partito Comunista aveva il problema del suo ritardo storico e, visto il crollo del muro di Berlino, doveva guadagnare tempo. Craxi invece nutrì l'illusione che fosse possibile un'evoluzione dal comunismo verso la socialdemocrazia. Questo sbocco era condiviso da una parte minoritaria del Partito Comunista: Napolitano, Lama, Gerardo Chiaromonte, Macaluso, i cosiddetti miglioristi. Ma erano una minoranza, per di più maltrattata all'interno del PCI.
La maggioranza del PCI (Occhetto, D'Alema, Violante, Veltroni) erano i figli di Berlinguer e per Berlinguer l'approdo socialdemocratico e riformista era una sorta di peccato mortale. Di qui l'elaborazione della questione morale e della "diversità" che è il presupposto dell'operazione del '92-'94. Il PCI supera il comunismo non approdando alla socialdemocrazia e al riformismo ma approdando al giustizialismo che è uno spezzone del leninismo. La storia riserva di queste "sorprese": la storia è imprevedibile.
Ma c'è una nemesi della storia per cui oggi un partito che ha una storia così complessa, drammatica, ma anche così sofisticata, di grandi intellettuali da Gramsci allo stesso Togliatti e così via, è egemonizzato dal personaggio più rozzo e forcaiolo che c'è sulla piazza, Di Pietro. Oggi è Di Pietro che dà il là, e loro lo inseguono vorticosamente, Bersani compreso, un po' goffamente, poveretto.
Questo è il dramma dell'Italia, il dramma di un Paese anomalo.
Se nel '94 non ci fosse stato un pazzo come Berlusconi che entrava in campo, e a suo rischio e pericolo copriva, con una formazione politica assolutamente stravagante qual è stata Forza Italia, lo spazio cattolico moderato, socialista riformista, laico liberale, realizzando poi un'intesa politica con AN e la Lega, se non c'era questa operazione di follia e di fantasia politica, oggi col solo 30% Occhetto, Violante e Veltroni avrebbero confermato pienamente il potere in questo Paese.
Questo punto non è totalmente cambiato. Sono stato tra quelli che ha dato una valutazione non negativa del congresso del PD, ma credo che il congresso del PD sia stato già rovesciato. Il partito dei giudici è organicamente incorporato nel Partito Democratico e noi ci troviamo di fronte ad una vicenda politica assai dura.
La riflessione sulla storia di Craxi che Ugo Finetti ha fatto in modo straordinario è una riflessione che riguarda il passato, ma è anche una lezione per il presente. Purtroppo.
Fabrizio Cicchitto (Parma, intervento alla presentazione del libro "Storia di Craxi" di Ugo Finetti")