di Rino Formica
Tra le riforme da attuare con legge Costituzionale di rapida efficacia, si potrebbe proporre al Parlamento di procedere alla decadenza di tutti i deputati e i senatori eletti con il discutibile premio di maggioranza.
Il PD perderebbe la maggioranza assoluta alla Camera, il PD e il PDL perderebbero una parte di seggi al Senato, M5S e Lista civica non perderebbero alcun seggio. L’effetto positivo si avrebbe con la riduzione dei parlamentari e con il ritorno alla rappresentanza proporzionale, condizione indispensabile per il buon funzionamento di una Assemblea Costituente.
Altra conseguenza positiva si otterrebbe con una obbligata soluzione di governo di larghe intese, che dovrebbe essere autorizzata a governare con decreti-legge sino all’entrata in vigore della nuova Carta Costituzionale (massimo 18 mesi). Sarebbe naturale che la guida del Governo fosse assunta dal Partito di maggioranza relativa.
Di fronte ad un Parlamento Costituente e ad un Governo forte e largo, tutti dovrebbero portare più rispetto (soprattutto i mercati, la BCE e l’Europa).
La proposta che formulo è semplice e sbrigativa, e avrebbe il merito, forse, di riportare le forze politiche al clima di tolleranza che regnò in Italia tra il 1946 ed il 1948. So anche che le cose semplici e ovvie non passano per la testa dei nuovi e un po’ stagionati politicanti. Ed è per questa ragione che la “stravagante” proposta non sarà presa in esame dal plotone dei “saggi”.
Per le Elezioni del Presidente della Repubblica
La Costituzione materiale ha modificato nel profondo la Costituzione formale, intaccando qualità e sostanza.
Il Presidente della Repubblica è il Garante politico della Costituzione. Il messaggio alle Camere del Presidente Cossiga del 21 giugno 1991, pose il problema del superamento storico della forma di Stato adottata dai Costituenti. Da Cossiga in poi i Presidenti della Repubblica hanno sfiorato la soglia di uscita dalla rigidità della norma Costituzionale.
E’ con l’ultimo ventennio che l’affievolirsi del carattere forte originario dello Stato nazionale ha deprezzato e snaturato il ruolo del Presidente della Repubblica. La scelta del Presidente della Repubblica nei primi quarant’anni di vita repubblicana avveniva in un quadro di certezze istituzionali che riusciva ad assorbire ogni scossa nel sistema politico e nel conflitto tra i partiti.
Oggi il blocco unico tra crisi Costituzionale, decadenza Istituzionale, esproprio di sovranità nazionale, svanire delle ideologie forti del ‘900 e insostenibilità del modello sociale tradizionale, rende irriconoscibile la nostra architettura Costituzionale. Il Presidente della Repubblica non può garantire qualcosa che è fuori controllo. In passato era rituale che il Presidente eletto leggesse dinanzi al Parlamento riunito il discorso di ossequio alla Costituzione. Era il rito che completava la cerimonia d’investitura.
Oggi regna sovrana l’incertezza sulla legge delle leggi.
In questo contesto sarebbe utile che, prima del voto, i candidati alla Presidenza con un discorso di analisi e di programma, chiarissero agli italiani quale è il loro referto sullo stato di salute della Repubblica e se ritengano che debba essere posto fine alla involuzione in atto.