Roma, dietro la notizia del "cappotto" c'è ben altra verità. Nelle elezioni della Capitale i Romani ( non ancora repubblica romana) sono il 53 per cento, csx e' 28%, il cdx e' 16%. Csx+cdx = 44%! La somma dei partiti di governo è inferiore all'astensione nella Capitale d'Italia. Questa e' la vera grave notizia. Una secessione che nemmeno i "lumbard" dei tempi d'oro si sognavano.
C'è una Secessione in corso, esatto.
La più grande "azienda" della città è lo Stato e se la maggioranza dei Romani, che sono occupati nel pubblico impiego, non va a votare, significa che si stanno rompendo le "cordate", le "funi" che reggono la pubblica amministrazione per disorientamento da sistema politico, e con la vittoria del il miglior perdente ora, dopo il divorzio tra popolo e politica (che fu Grillo) inizia la fase terminale dello "Stato senza popolo".
La secessione è tra Stato e Popolo, che rischia concretamente di riflettersi su una divaricazione silenziosa tra pubblica amministrzione e sistema politico.
Altro che festeggiare. La fine della 2 repubblica uccide quella del '46, nata dalla Liberazione.
Dopo il rifiuto della Capitale di votare per il sindaco di Roma, anziché una repubblica fecondazione assistita, e' INDISPENSABILE una Costituente eletta dal popolo con un referendum sul presidenzialismo. E subito, adesso, la riforma elettoraleproporzionale o uninomimale, ma senza maggioritario, la legge elettorale con cui si voterà la Costituente.
Inquesta situazine il cosidetto "riformismo dall'alto" in tutta, ma proprio tutta, la Storia ha sempre avuto un'origine nei tentativi estremi di difesa di regimi contestati, nei tentativi di adeguamento del potere alle sempre più pressanti manifestazioni di insoddisfazione se non di ostilità' delle popolazioni.
Sempre il riformismo dall'alto si è risolto in un "prendere il braccio" una volta "dato il dito" da parte dei popoli e dei sudditi.
Che la cittadinanza formale sia ormai una realta' sociale e "giuridico-regolamentare" di sudditanza e' un fatto storico che prosegue da 20 anni e che non è più sopportato.
Alla stanchezza per questa situazione si cerca di porre rimedio "concedendo" ( obtorto collo, peraltro) riforme dall'alto, ovvero dagli stessi che hanno tenuto sudditi i cittadini italiani per 20 anni. Meglio tardi che mai, si dirà. Ma non c' e' mai vero riformismo in quelle concessioni, c e' arroccamento. C'è' autodifesa di censo, non democrazia. Mai, per la natura stessa dei rapporti di potere sottostanti.
Le "Riforme dall'alto" di oggi sono la linea più avanzata di azione riformista imposta da Napolitano a sua volta costretto a farsi rieleggere per l' impazzimento generale dei partiti, in particolare del PD.
Non si sottovaluti, in questo contesto, il rifiuto del voto di metà dei romani. Ma si osservi che la stragrande maggioranza della popolazione medio bassa (dalle periferie in la', verso le borgate) non ha votato sindaci sentiti come "non propri", ma altrui, della classe politica cui ruota attorno il partito romano, che non è di destra ne di sinistra, ma estraneo. Al voto sono andate le classi medio alte, e più ampia sara' l' astensione al ballottaggio. Sara' evidente lo stacco tra la crosta istituzionale e la realtà popolare.
Il voto sta progressivamente diventando un comportamento minoritario, d élite, e una riforma elettorale che si vuole a posteriori rispetto alla forma del governo, quindi cucita su misura da chi intendete fingere di cambiare per nulla cambiare da 20 anni, sarà' una legge elettorale che sposterà la rappresentanza dal parlamento al presidente, senza obbligo del 51 per cento dei voti.
Il principio di sovranità sarà cancellato, e con esso il popolo dallo Stato.
Noi prestiamo una viva attenzione ai fatti di Roma, più che ad altri fenomeni di contestazione.
Il disertare il voto dei romani, non è un campanello d allarme, e' uno smottamento concreto.
Non si dimentichi Cola di Rienzo e la Repubblica del 49: Roma e' paziente, ma spietata e senza alcuna soggezione per l autorità formale. La citta' "popolare" riconosce disciplina solo verso il "costume", il solo buon senso morale, l autorità morale e la condivisione degli interessi, (declinazione piu concreta del "bene comune" cui non crede nessuno. Per esperienza, non perché non sia ritenuto un giusto valore).
La convivenza fisica tra la Roma politica e i Romani può riservare delle sorprese che la Lega Nord si sognava.
Queste sono esattamente le "riforme dall'alto": operazioni dilatorie della resa dei conti.
Di qui la seconda azzardata previsione: o ci sarà la ripresa economica vera, reale e non statistica, oppure al referendum "confermativo" dopo la riforma in vitro della repubblica in cui dovremmo vivere, il risultato sarà' un voto contrario. Roma in testa.
Finalmente si capirà, ma saranno altri a capirlo e a farlo, che occorreva coinvolgere il massimo della forza morale contenuta nella popolazione, con una Assemblea Costituente convocata con una manifestazione solenne in Piazza del Popolo ( dove venne letta la costituzione della Repubblica romana a cui si ispirarono gli emendamenti alla costituzione americana e la nostra attuale costituzione italiana), e votata a suffragio universale, senza alcuno sbarramento perche' anche chi prende l uno per cento potrebbe avere una buona idea, anche migliore di chi ha il 20.
Tutto questo e' politicamente indispensabile per rendere partecipi gli italiani non solo dei sacrifici che l Europa ci chiede, ma soprattutto della repubblica in cui si deve vivere.
Ma fare questo vuol dire per chi è stata classe politica durante tutta la fallimentare seconda repubblica, mettersi in gioco.
Meglio allora "le riforme dall'alto". Un' illusione che svanirà già a partire dalle europee....che smentiranno gli impegni presi "a scatola chiusa", e non solo in Italia.