Il Tribunale di Venezia accoglie il ricorso di incostituzionalità dello sbarramento al 4 per cento presentato da Felice Besostri (già promotore con altri avvocati della sentenza incostituzionalità del Porcellum). La necessità di fare ricorso dopo il voto per impugnare la proclamazione degli eletti al posto di chi resterà fuori dal Paramento, nonostante ne abbia diritto.
E’ la prima volta che un singolo avvocato, Felice Besostri, socialista milanese, con altri suoi colleghi riesce a portare nell’arco di un solo anno in Corte Costituzionale la legge elettorale nazionale, la legge elettorale della Regione Lombardia ed infine la legge elettorale per le Europee.
I tribunali in cui sono stati depositati i ricorsi sono quelli di Venezia (che ha appena risposto positivamente sulla richiesta di abrogazione dello sbarramento al 4 per cento), Trieste, Napoli, Milano, Roma e Cagliari (quest’ultima piazza ritenuta molto interessante per il ricorso contro la discriminazione delle minoranze non tutelate).
Lo staff “storico” sostenuto da un gruppo di cittadini del cosiddetto “comitato civico anti porcellum", sorto a Milano 6 anni fa nell’ambito prevalentemente del socialista Gruppo di Volpedo, è costituito oltre che da Besostri, dagli avvocati, Aldo Bozzi, e Claudio Tani. Questi ultimi sono i due firmatari della lettera aperta con la quale hanno reso nota giorni fa la sentenza di non legittimità dell’attuale Assemblea parlamentare di Montecitorio, poiché frutto di una reiterata violazione del diritto al voto “eguale, libero e personale”, come previsto dalla Costituzione. I due legali, nella lettera aperta, chiedevano di astenersi da ogni iniziativa tesa a cambiare la Costituzione (come annunciato dal Governo Renzi) per la natura incostituzionale della medesima fonte delle riforme promesse.
Lo spunto dell’iniziativa di Besostri, che ha trovato il consenso del Tribunale di Venezia per sottoporre la questione di Costituzionalità al vaglio della Cassazione, giunge paradossalmente - visto il clima non “amichevole” verso la Merkel - proprio dalla Germania, dove la Corte Costituzionale tedesca ha bocciato lo sbarramento per le medesime ragioni per le quali Besostri ha sollevato la questione in Italia: non c’è nessuna ragione per cui gli elettori italiani abbiano una minore rappresentatività nel Parlamento europeo, che oltretutto non è chiamato ad eleggere alcun organo esecutivo che possa necessitare di tutela per la stabilità di governo.
“La contrarietà dello sbarramento alle elezioni europee non è solo verso la nostra Costituzione (art 48), ma anche nei confronti dei Trattati della UE. La soglia è stata introdotta alla vigilia delle elezioni europee del 2009 dai due rappresentanti del PD e del PDL, Ceccanti e Malan, con un colpo di mano in Senato in seconda e ultima lettura della legge elettorale. La ragione addotta era quella di evitare “la frammentazione della delegazione italiana nel Parlamento europeo”. Una motivazione in assoluta malafede, perché nel Parlamento europeo i gruppi politici non sono costituiti su base nazionale (non c’è dunque una “rappresentanza italiana”) ma sulla base dell’appartenenza politica, PSE, PPE, Liberali, Verdi ecc. Semmai in questo modo è stato impedito alle rappresentanze minori italiane di poter partecipare ai gruppi parlamentari, come nel caso dei socialisti (allora c’era un accordo tra Ps e Sel, mentre il PD non era ancora ammesso nel PSE), della Sinistra Unita e dei Verdi. Semmai il peso dell’Italia nel Parlamento è diminuito e non aumentato. Evidentemente lo scopo era un altro, ovvero quello di forzare la mano in Italia e tenere in vita per legge un bipolarismo già allo sfacelo, ma indispensabile per ribadire in ogni elezione in Italia (anche se per l’Europa) il controllo sulla rappresentanza politica formale, quella parlamentare, e tenerla ben autonoma dalla volontà degli stessi elettori. Ma tuttora Malan si occupa di legge elettorale e cercanti pare addirittura in predicato per entrare nella Corte Costituzionale!”.
Perché questo persistente accanimento contro la piena espressività del voto? Sembra un puntiglio ideologico. Al Porcellum ora si intende porre rimedio coll’Italicum che se possibile è ancora peggio.
“Perchè I grandi poteri finanziari internazionali preferiscono avere a che fare con governi dalle mani libere, che non debbono rispondere eccessivamente alle assemblee rappresentative. Chi deve influire sulle politiche economiche degli Stati, da fuori delle istituzioni politiche, dai cosiddetti “mercati” ha bisogno di “efficienza”, ovvero di immediata esecuzione delle decisioni necessarie a dare un determinato corso alle cose finanziare ed economiche a cui quei poteri sono interessati. C’è dunque una tendenza generalizzata a rafforzare gli esecutivi sulle assemblee elettive e sulla pluralità della rappresentanza. Si tratta quindi di ragioni connesse sì con la governabilità, ma non di quella dei singoli Paesi, bensì si tratta della governabilità internazionale del capitale finanziario. Avere a che fare con i Parlamenti è molto più complicato che avere a che fare con dei governi il cui successo ormai dipende dalla “benevolenza” dei mercati finanziari, per usare un eufemismo. D’altronde questa volontà di riduzione della democrazia è apertamente teorizzata in un rapporto della Goldman Sachs, la quale non ne fa mistero: In Europa vi sono dei diritti costituzionali che complicano la governabilità. Ed un governo efficace per la finanza è un governo che non controlla i movimenti di capitale e che li lascia liberi di fare tutte le speculazioni che vogliono”.
Torniamo al ricorso
“Questa procedura avviata dal Tribunale di Venezia in Cassazione potrà finalmente rendere - già da queste elezione (nonostante il parere contrario ed interessato all’insuccesso dei “soloni” costituzionalisti ed editorialisti nostrani) - il voto più libero e aderente alla realtà dell’elettorato. Se ne avvantaggeranno quelle formazioni “minori” come i Verdi, Tsipras, forse la stessa Lega, Fratelli d’Italia, il Nuovo centro Destra - anche se non faccio previsioni specifiche sui risultati che è oggi cosa praticamente impossibile - formazioni che messe assieme costituiscono oltre il 15 per cento dell’elettorato che si recherà alle urne, quasi un quinto dei voti italiani che altrimenti non entreranno in Europa”
Quali possibilità pratiche ci sono perché questo ricorso passi e, qualora abbia successo, influisca effettivamente sulla composizione dell’assemblea di Strasburgo?
“Le possibilità di successo sono molto fondate, dopo la sentenza della Corte Costituzionale e soprattutto dopo quella della cassazione che, se possibile, è ancora più “pesante” di quella della Consulta, quando dichiara illegittimo l’attuale parlamento.
In concreto, dopo il voto, tutti i gruppi che non avranno superato la soglia del 4 per cento, se il ricorso passa in Cassazione, dovranno impugnare la proclamazione degli eletti, ricorrerecioè contro i risultati, per far rifare i conteggi. L’organo deputato a questo è il TAR del Lazio. Ci vorrà un anno e mezzo. Ma dopo un anno e mezzo c’è chi dovrà lasciare il posto incostituzionalmente sottratto a chi è stato democraticamente eletto e la platea dell’Assemblea parlamentare europea cambierà. Insomma la democrazia italiana è giunta a un punto di sfacelo che persno le elezioni europee del 25 maggio saranno decise da un Tribunale amministrativo”.
C.S.