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Carnefici e Vittime
I crimini del PCI in Unione Sovietica
di Giancarlo Lehner con Francesco Bigazzi
Editore: Mondadori
Prezzo: 20,00 €

Nei sogni dei comunisti occidentali degli anni Venti e Trenta l'Unione Sovietica appariva come la «terra promessa». Molti di loro intra­presero perciò lunghi e spesso disagevoli viaggi clandestini nella patria del socialismo, nella speranza di veder concretati i loro ideali di uguaglianza e giustizia. Ma, arrivati a de­stinazione, scoprirono con amarezza che la realtà era ben diversa, che la vita quotidiana era difficile e le condizioni di lavoro pesantis­sime. E benché l'Italia fosse oppressa dal regi­me fascista, mantennero sempre vivo il lega­me con il proprio paese, anche nelle forme più semplici e innocue: qualche parola scam­biata con i connazionali, un incontro al caffè con un nuovo collega giunto dall'Italia, una lettera ai parenti lontani. Non immaginavano che, a causa del clima di sospetto via via crea­tosi, ogni atto e ogni parola sarebbero stati considerati controrivoluzionari, da pagare, come spesso accadrà, con la vita. Né che gli amici e compagni comunisti si sarebbero tra­sformati nei loro principali delatori: sarà in­fatti la sezione italiana dell'ufficio quadri del Comintern (fra cui Palmiro Togliatti, Dome­nico Ciufoli, Antonio Roasio) a fornire al Commissariato del popolo per gli affari inter­ni gli elenchi dei «deviati», dei portatori con­tagiosi di «umori negativi» e di «malconten­to» nei confronti dell'Unione Sovietica. Dopo La tragedia dei comunisti italiani, Gian-carlo Lehner, con una nuova serie di sconcer­tanti documenti inediti emersi dalle sue ri­cerche e da quelle di Francesco Bigazzi negli archivi sovietici, prosegue il proprio racconto sulla drammatica sorte che toccò a tanti ita­liani deportati nei gulag di Stalin. A molti di questi giovani disillusi da un nome e un volto, restituendo loro l'integrità morale e politica. Attraverso i verbali degli estenuanti interrogatori ne ricostruisce la storia, il cui triste epilogo segue un copione predeterminato: dopo inimmaginabili tortu­re, tutti si autoaccusano e dichiarano di aver svolto attività spionistica a favore dell'Italia fascista, nonché di essere trotzkisti e bordi-ghisti. Da qui alla condanna a morte il passo è breve. Soltanto dopo il 1956 verranno in ...



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