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... La vittoria della Seconda Guerra Mondiale, che i russi chiamano la „Guerra della Grande Fratellanza“, diviene allora la principale piattaforma da cui lanciare messaggi volti al legittimare il passato ed a costruire un racconto della storia capace di intercettare nella memoria il destino del paese.
Mosca reagisce con crescente irritazione all’indisponibilità del mondo occidentale, ed in particolare dei paesi tenuti ostaggio dell’Urss, di accettare la sua interpretazione della storia. Questa irritazione si amplifica col diffondersi in Russia di atteggiamenti xenofobi. Tra i momenti topici di questo processo, la disputa storica che ha accompagnato le celebrazioni per il sessantesimo anniversario della Guerra Mondiale. Quello di Putin, è infatti uno dei primi e manifesti tentativi di Mosca – qualunque siano le intenzioni e gli obiettivi – di imporre agli altri la propria lettura della storia. In quella particolare circostanza, il tentativo della Russia è destinato a fallire.
È difficile stabilire se e in che misura, negli ultimi tre-quattro anni, Mosca abbia deliberativamente contribuito alla radicalizzazione della tensione esplosa attorno alla statua del soldato sovietico a Tõnismäg. In ogni caso, il cambiamento nel clima psicologico della Russia in quel periodo è tale che difficilmente la comunità russa residente in Estonia avrebbe potuto rimanere indifferente, vivendo piuttosto in profondità l‘atmosfera creata dai media direttamente controllati dal governo russo.
Il Governo estone, e soprattutto il Partito della Riforma, vengono accusati di aver reso la cosidetta Statua di Bronzo, un tema elettorale. Si deve invece registrare il fatto che il tema non è entrato artificialmente in campagna elettorale: il problema infatti esisteva già prima, mantenendosi autonomo rispetto al dibattito della campagna elettorale.
Se fosse stato lasciato lì dov‘era, il monumento avrebbe provocato tensioni sociali ogni anno a maggio e forse anche a settembre. La proposta di legge presentata, non senza una certa trepidazione, dal precedente governo estone al Riigikogu (il Parlamento), e che disponeva la riesumazione dei caduti di guerra sepolti ai piedi del monumento, l’identificazione dei resti, la nuova sepoltura e una nuova sede per il monumento, comincia ad esser discussa in campagna elettorale solo quando i media russi, in gran parte manipolati dallo stato russo, intervengono con pesanti commenti sulla questione.
La reazione dei media estoni è inevitabile, e contribuisce a definire il contesto nel quale si svolge il dibattito che porta al giorno delle elezioni.
Vi è ancora una prova di quanto le iniziative dei „pezzi grossi“ di Mosca abbiano contribuito all’escalation della situazione. Nel 2006, l’Ambasciata della Federazione russa collabora alla produzione di un film di progaganda intitolato “Estonia – the Crossroads of History”, in cui una versione distorta della storia estone incita all’ostilità verso la Repubblica d’Estonia e i cittadini estoni, pretendendo di attribuire agli estoni la responsabilità del fascismo e dei crimini di guerra della Germania Nazionalsocialista. Nel film si motiva inoltre l’attività del movimento “Notshnoi Dozor” (La Ronda della Notte) con la sua pretesa istanza “anti-fascista”.
Il monumeno sovietico a Tõnismägi è al centro della storia cinematografica. Quando esce nelle sale, l’Ambasciata russa in Estonia dichiara che il film riflette il punto di vista della Russia.
Un ulteriore esempio dell’intenzione della Russia di radicalizzare il conflitto può rintracciarsi nella spiacevole esperienza occorsa, nei corridoi del potere russo, al Direttore dela Comitato per gli Affari Esteri della Duma nazionale, Konstantin Kosachev, che, alla fine di marzo, osa sostenere che la ricollocazione della statua di Tallinn è un provvedimento inevitabile, e che sarebbe opportuno che Mosca se ne facesse una ragione e partecipasse alla cerimonia prevista per il trasferimento (Regnum, 26 marzo 26 2006).
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