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Incubo Pakistan





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... o islamista anti-occidentale, ma proprio per questo di più facile realizzazione: impedire la stabilizzazione strategica dell'Asia Centro-meridionale e l'affermazione della democrazia in quell'area.

Il Pakistan è un paese dotato dell'arma atomica, così come la confinante India. I due paesi hanno combattuto tre guerre nel Novecento e si sono trovati in anni recenti sulla soglia del confronto nucleare. Il ritorno al potere a New Delhi del moderato Partito del Congresso, guidato da Sonia Gandhi, ha per ora scongiurato quella nefasta eventualità. L'incontro tra le due grandi famiglie politiche che hanno fatto la storia dei due paesi, reso plausibile dal ritorno della Bhutto al potere, sembrava aprire scenari nuovi di pacifica convivenza tra Pakistan ed India. Anzi, la prospettiva di una stretta collaborazione tra le anime laiche e democratiche dei due paesi, rappresentate dalle dinastie Gandhi e Bhutto, lasciava intravedere una proficua contaminazione politico-culturale che avrebbe forse indotto Islamabad a seguire la lunga strada percorsa sin qui dall'India verso un sistema democratico sempre più compiuto e verso la modernizzazione.

L'omicidio di Benazir Bhutto rischia di spazzare via tutto questo e lascia intravedere scenari inquietanti. Se l'attentato di Rawalpindi fosse seguito da un periodo di violenza che precipitasse il Paese nel caos, l'esercito tornerebbe ad essere l'arbitro supremo dei destini del Pakistan. Gli esiti di un simile scenario sono imprevedibili. A tutto detrimento dei rapporti con il vicino indiano. Un Pakistan instabile, sottoposto ad una dittatura militare o, peggio ancora, governato da un regime fondamentalista, apparirebbe nuovamente come una minaccia agli occhi di New Delhi. A quel punto, come gli analisti di strategia militare teorizzano dai tempi della Guerra Fredda, l'eventualità di un incidente nucleare nell'area aumenterebbero pericolosamente…

In queste ore le istituzioni pakistane rischiano di collassare, aprendo la strada ad un periodo di disordine che potrebbe rivelarsi fatale non solo per il futuro del Paese ma anche per la sicurezza regionale ed internazionale. In Pakistan ha avuto origine il movimento taliban, nelle sue scuole religiose (madraseh) si sono formati centinaia di terroristi pronti a sacrificare se stessi e migliaia di innocenti per una causa delirante. Negli ultimi anni, il Pakistan è diventato un fronte avanzato della lotta all'estremismo ed all'oscurantismo, per quanto il presidente Musharraf non abbia mai convinto a pieno  la comunità internazionale rispetto alla determinazione mostrata nella lotta al terrore. Benazir Bhutto possedeva credenziali più solide su questo punto ed i governi occidentali guardavano con favore ad un suo ritorno al potere.

I recenti tragici eventi non devono demoralizzare coloro i quali sostengono l'evoluzione democratica in atto ad Islamabad, a prescindere dalle pause e dai ripensamenti di Musharraf. Il processo deve andare avanti. Una sua interruzione rappresenterebbe il trionfo dell'estremismo taliban e qaedista e convincerebbe la coalizione fondamentalista internazionale della fattibilità dei suoi inquietanti progetti egemonici sul mondo islamico. Progetti che per essere realizzati presuppongono una preliminare divisione del campo antagonista, il mondo occidentale.

Benazir Bhutto è stata eliminata perché considerata portavoce dell'Occidente e dei suoi valori liberali, incompatibili con la  retriva visione del mondo coltivata nelle scuole religiose pakistane e da lì diffusa in tutto il mondo islamico. Il successo riscosso dalla leader del PPP dimostra quanto i valori libertari e democratici si stiano diffondendo in un paese dalle forti tradizioni islamiche come il Pakistan. Forse esiste una Terza Via tra il fondamentalismo delle madraseh e la dittatura di Musharraf. Stati Uniti ed Unione Europea hanno il dovere di esplorarla. Se Washington e Bruxelles riusciranno ad accompagnare il Pakistan lungo la strada percorsa con successo negli ultimi sessant'anni dall'India, non solo spegneranno sul nascere un pericolosissimo focolaio di tensione internazionale, ma frustreranno anche le velleità espansioniste del jihadismo internazionale. In caso contrario, qualora tra americani ed europei dovessero nuovamente sorgere mille distinguo su quali modalità d'azione intraprendere, lo spettro di un nuovo, e più minaccioso, Iran potrebbe presto profilarsi all'orizzonte.



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