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IL DOCUMENTO. LA "NUOVA FRONTIERA" E' UNA PIU' AMPIA CASA COMUNE DELLE LIBERTA'
Il discorso di JFK nel luglio '63 a Roma, prima della visita al Muro di Berlino



Dopo l'allargamento dell'Europa ad Est per il crollo di quel Muro a Berlino sotto cui JFK in piena Guerra fredda ebbe il coraggio di contestare gli ostacoli alla libertà, ogg potrebbe assaporare il successo della sua "Nuova Frontiera". Un importante tassello della sua strategia fu realizzato con il suo viaggio a Roma nel luglio del '63 (di seguito il suo discorso al Quirinale) per rafforzare l'alleanza tra Italia e USA in seno alla NATO. L'analogia di allora è l'attualità di oggi: l'islamismo sostituisce ol comunismo, ma la nuova frontiera si dirige sempre verso l'est ed il sud del mondo

Il saluto rivolto dal Presidente USA alla cena in suo onore offerta al Quirinale dal Presidente della Repubblica Italiana, Antonio Segni (1 luglio 1963)

di John Fidgerald Kennedy 
(dal corrispondente del New York Times in Italia)
 
Italia e Stati Uniti non sono mai stati alleati e partner così forti come lo sono oggi nella difesa della libertà. Soldati, marinai, piloti italiani ed americani sono impegnati fianco a fianco nel Continente. Gli uomini di Stato italiani hanno svolto un ruolo decisivo per la costruzione dell'unità europea e la partnership trans-atlantica. Diplomatici e militari italiani sono stati determinanti nel mantenere vitalità e garanzie delle Nazioni Unite. E nonostante l'inasprirsi dell'ostilità e dell'offensiva dell'Est comunista, l'Italia si è con fermezza mantenuta fedele ai principi della pace e della libertà.
Il mio paese crede nella pace. Noi crediamo che il mondo sia uno, che Est e Ovest possano imparare a vivere insieme sotto la legge, che la guerra non è inevitabile, che interrompere sul serio la corsa agli armamenti offra una sicurezza maggiore di quella offerta dalla sua infinita continuazione.
Ma simili progressi richiedono chiarezza e fermezza contro la minaccia lanciata da quanti si auto-definiscono nostri nemici. E con la mia presenza in questo paese, voglio ribadire quanto ho già avuto modo di dichiarare nel corso del mio viaggio: gli Stati Uniti d'America giudicano la minaccia alla vostra pace e libertà, una minaccia contro se stessi e non esiteranno, pertanto, ad intraprendere iniziative conseguenti.
Oggi tuttavia non ci lega solo la cooperazione militare. Quello che ha avvicinato ancora di più i nostri paesi negli anni del dopoguerra è il comune riconoscere, nella libertà, qualcosa di più che la semplice assenza di una tirannia; qualcosa che ha senso in sé, qualcosa capace di garantire non solo diritti teorici ma anche quel progresso economico e sociale che dia a tutti i cittadini la possibilità concreta di godere di quelle conquiste.
Grazie a questi progressi, Italia e Stati Uniti hanno raggiunto una nuova armonia, non solo in politica estera ma anche rispetto alle prospettive ed ai problemi politici interni.
Crediamo entrambi nelle conquiste della giustizia sociale e nel progresso per tutti. Crediamo entrambi che la democrazia sia quella cosa che gli americani definiscono le "radici", ovvero il porre l'individuo prima dello stato, la comunità prima della fazione, l'interesse pubblico prima di quello privato.
La crescita economica, industriale e del tenore di vita compiuta dal vostro paese negli anni del dopoguerra è stata davvero straordinaria. Una nazione un tempo letteralmente in rovina, asfissiata dalla disoccupazione e dalla pesante inflazione, ha saputo sviluppare produzione ed infrastrutture, stabilizzare la spesa e la valuta, creare nuovi posti di lavoro e nuove imprese ad un grado mai raggiunto prima in Occidente.
Il merito di questi risultati va tributato a quanti vi hanno profuso impegno, spirito d'iniziativa e visione. Ma ancor più importante della ripresa economica è stata la rinascita della vostra libertà - la ricostruzione ed il rinnovamento di una forte democrazia progressista, dopo 21 anni di dittatura.
La democrazia, come entrambi i nostri pesi sanno, non è esente dai problemi. Al contrario, come ha osservato tempo fa Winston Churchill, la Democrazia è forse la peggiore forma di governo, a parte quelle che non sono ancora mai state sperimentate.
La Democrazia provoca ritardi, discussioni, contrasti. Impone agli uomini di pensare oltre che credere, di guardare avanti oltre che indietro, di abbandonare quei particolarismi che bloccano il progresso della nazione. Ma quando le viene data l'opportunità di funzionare, la Democrazia sa contraddire radicalmente ed isolare le sirene di quegli estremisti che vorrebbero distruggerla.

Negli Anni 30, quando la disperazione e la depressione spalancarono le porte delle nazioni a queste arcaiche e crudeli ideologie, il mio paese sotto la guida di Franklin Roosvelt ha scelto la strada della libertà. La sua Amministrazione ha consentito di compiere le più radicali riforme sociali, economiche e politiche mai realizzate prima, la riforma fiscale e del bilancio, la riforma agraria, la riforma politica e istituzionale. Ai lavoratori è stato dato un salario decente, agli anziani una pensione, agli agricoltori un prezzo equo per i propri prodotti. Ai lavoratori ed alle lavoratrici è stata data la possibilità di negoziare collettivamente i propri contratti. Alle piccole imprese, ai piccoli investitori, ai piccoli risparmiatori è stata data maggiore protezione dalla minaccia della corruzione e della depressione.
È stata portata ...


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