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È alla coscienza umana, alla ragione umana che si appella il Capo della Chiesa Cattolica. “Occorre promuovere corrette e sincere relazioni tra i singoli esseri umani e tra i popoli, che permettano a tutti di collaborare su un piano di parità e di giustizia – ammonisce ancora Sua Santità, nel saluto ai diplomatici stranieri.
“Al tempo stesso – continua - ci si deve adoperare per una saggia utilizzazione delle risorse e per un'equa distribuzione della ricchezza. In particolare, gli aiuti dati ai Paesi poveri devono rispondere a criteri di sana logica economica, evitando sprechi che risultino in definitiva funzionali soprattutto al mantenimento di costosi apparati burocratici. Occorre anche tenere in debito conto l'esigenza morale di far sì che l'organizzazione economica non risponda solo alle crude leggi del guadagno immediato, che possono risultare disumane.”
Ratzinger, insomma, non vuole affatto un mondo ad egemonia confessionale; al contrario, vuole l’uomo egemone, l’uomo razionale che realizza il primato dell’umanità riconoscendone il fondamento “metafisico” nella vita.