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... mostrato di voler essere. È proprio questa, infatti, l'accusa che Damasco muove al Presidente francese, di parlare “per conto di Washington”.
Alcuni paesi europei, Italia compresa, ritengono che alla linea francese, sia invece preferibile una maggiore indulgenza verso la Siria, ovvero continuare ad ignorare la minaccia alla stabilità ed alla sicurezza del Libano provocata dal suo irresponsabile sostegno ad Hezbollah. L'auspicio è che in tal modo si possa essere accettati dalla Siria come interlocutore non pregiudizialmente ostile.
Immaginiamo infatti che se spettasse proprio a Damasco decidere con chi trattare, nella rosa dei preferiti un posto d'onore potrebbe spettare proprio al nostro Ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, che tra il vertice di Hezbollah conta, come è noto, amicizie fraterne.
Chi non ha esitato a schierarsi al fianco del Presidente francese è, invece, il Presidente egiziano, Hosni Mubarak che, nella conferenza-stampa congiunta tenuta al Cairo con Sarkozy, ha definito “irrazionale”, l'empasse nella quale è costretto il paese. Come riportatato dalla The Associated Press, Mubarak ha inoltre esplicitamente chiesto alla Siria di “esercitare la propria influenza sul Parlamento libanese perché venga eletto al più presto un Presidente.”
La rottura dei rapporti diplomatici con la Francia, tuttavia, viene accolta da Damasco con candida incredulità. Mentre infatti Parigi consuma la rottura, in attesa “di prove sulla volontà della Siria di permettere al Libano di eleggere un Presidente”, le autorità siriane definiscono la mossa di Sarkozy “incoerente”, dal momento che è la stessa Francia che, insieme agli Usa, accusa più insistentemente la Siria di esercitare una pressione indebita sulla vita democratica libanese. Se è così, hanno osservato le autorità siriane, come si può pretendere oggi che Damasco si faccia carico della paralisi istituzionale di Beirut?
Così, in risposta all'iniziativa francese, il 2 gennaio arriva l'annuncio ufficiale del Ministro degli Esteri siriano, Walid Moallem: la Siria ha deciso di interrompere la “cooperazione franco-siriana”.