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... i. Ma per chiederselo occorre riconoscerlo, e abbandonare la comoda menzogna del Sud sottosviluppato per ragioni naturali e/o vittima del Nord. Questo le elites intellettuali meridionali continuano a rifiutarsi di fare, nascondendosi dietro ad una foglia di fico fatalista (ah, il Sud è così ... che ci vuoi fare!) o tacendo e defilandosi dietro alla tazzuriella 'e café.
Qui sta il tradimento, come gruppo e come singoli individui, del loro ruolo sociale. Dove sono, cosa dicono, che fanno gli scienziati sociali baresi, napoletani, palermitani e romani a fronte del processo di degrado di quella parte dell'Italia in cui vivono ed operano? Dove sono in questi giorni, dove erano in questi anni, le elites meridionali? Che cosa hanno detto e fatto? Che cosa scrivono e che cosa appoggiano? Per chi lavorano e per chi fanno consulenze? Chi supportano e chi osteggiano? Qual è la loro pubblica funzione?
Nel caso in questione: perché gli intellettuali napoletani - economisti e scienziati sociali soprattutto, fra i quali molti conoscenti - non prendono una posizione esplicita sulla questione spazzatura? Meglio di altri, forse, potrebbero analizzare la situazione e distribuire responsabilità obiettive. Meglio di altri, forse, potrebbero chiedere che chi è responsabile si dimetta e paghi. Non sarebbe questa una maniera d'essere socialmente utili e d'assumersi quel ruolo dirigente a cui la classe sociale da cui provengono ha abdicato da troppo tempo? O forse che per essere classe dirigente basta vestire da Cilento, Kiton e Marinella e possedere la casa con vista sul golfo?