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LA RAGIONE E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
Vaticano e dignitari islamici hanno deciso di organizzare un primo incontro che si proporrà di finalizzare procedure e contenuti di una partnership tra le due grandi religioni




(pagina 5)

... cambio interreligioso.  E allora “a cosa serve parlare del Dio unico – insiste il teologo gesuita - se non riconosco che l’uomo ha una dignità assoluta ad immagine di Dio? Che la libertà di coscienza è sacra; che il credente non ha più diritti del miscredente; che l’uomo non ha più diritti della donna; ecc..?”

Quel principio della civiltà cristiana, sostiene insomma Khalil Samir, per l’Islam non è un principio universale. Ed a sostegno di questa tesi ricorda che sono stati i sommi teologici Islamici - non l’insieme delle Chiese Cristiane - ad aver opposto alla dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, una contro-dichiarazione che subordina i diritti umani al rispetto della legge, ovvero alla conformità alle prescrizioni della sharia – il codice penale della comunità islamica - che prevede, tra gli altri, i reati di apostasia e di blasfemia, e riconosce nella lapidazione e nella violenza la giusta pena da infliggere alle donne e ai bambini. 

Il ragionamento del teologo gesuita riposa insomma sulla sfiducia che l'Islam possa essere coniugato con la ragione umana. Probabilmente, sente il pericolo di persecuzione ed emarginazione. Ed ha senz’altro ragione. Ma è proprio l'ingresso della Ragione come criterio valido per parlare di rapporto tra religioni, che sembra essere ora accettato da entrambe le parti. In fondo, con un Papa che subordina la religione alla cultura e nega l'utilità del confronto sulle rispettive religioni, ma lo vede possibile tra le rispettive filosofie, non si può certo temere il rischio di umiliare il Cristianesimo coinvolgendolo in un’operazione politicamente ambiziosa e persino “scorretta” come il dialogo in corso. Partire dall'anima e da Dio, insomma, è una garanzia di razionalità, non il contrario.

“Se uno dicesse: ‘Io amo Dio’ e odiasse il suo fratello, è un mentitore” recita la Deus Caritas Est, riportando ancora un brano della Prima Lettera di Giovanni. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede » (1 Gv 4, 20).

In quel testo – scrive Ratzinger – “viene sottolineato il collegamento inscindibile tra amore di Dio e amore del prossimo. Entrambi si richiamano così strettamente, che l'affermazione dell'amore di Dio diventa una menzogna se l'uomo si chiude al prossimo o addirittura lo odia.”

Ecco, è questa l’istanza razionale cui Benedetto XVI riconduce l’essenza della spiritualità. Il dialogo tra fedi non può infatti costruirsi nell’intersezione occasionale tra dogmi ma nel sostrato universale che li regge. Quel sostrato che è l’elemento più profondo e unificante tra le diverse attitudini spirituali e teologiche che è la ragione umana.

Per approfondimenti:
Spiritualità e Razionalità: il discorso mai pronunciato da Benedetto XVI a "La Sapienza"



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