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TERREMOTO FLORIDA
In vista del Super Tuesday Edwards e Giuliani si ritirano



Fabio Lucchini

Con più di venti Stati al voto ed oltre il 40% dei delegati in palio per ciascun partito, il Super Tuesday (martedì 5 Febbraio) spegnerà le illusioni dei candidati presidenziali più deboli e darà una spinta formidabile a coloro che ne usciranno vincitori. Hillary Clinton (senatore dello Stato di New York) e Barack Obama (senatore dell'Illinois) per i democratici, John McCain (senatore dell'Arizona) e Mitt Romney (ex governatore del Massachusetts) per i repubblicani. Questi i nomi dei candidati che possono ancora nutrire concrete speranze di nomination. Edwards e Giuliani si  sono ritirati, Huckabee è in inesorabile caduta. Come arrivano i superstiti a questo appuntamento cruciale? Le sorprese rispetto all'inizio della campagna non mancano.
Nel campo democratico, dopo il trionfo di Obama in South Carolina, si profila ormai una lotta a due, dall'esito tutt'altro che scontato. La recente vittoria del giovane senatore dell'Illinois, accreditato alla vigilia di una decina di punti percentuali di margine sulla Clinton, è stata realmente inaspettata nelle proporzioni: la Clinton in South Carolina ha subito l'umiliazione del doppiaggio (55% a 27). Obama non ha soltanto conquistato, come prevedibile, il voto coloured, ma ha anche convinto l'elettorato femminile a seguirlo. Insomma, ha fatto breccia trasversalmente nella base democratica. A John Edwards l'aria di casa non ha giovato granché. Il misero 18% raccolto lo ha estromesso sostanzialmente dalla corsa. Il brillante avvocato che si ispira a Bob Kennedy e denuncia l'ineguaglianza che inficia il Sogno Americano, non è riuscito, nonostante alcune fortunate apparizioni televisive, ad inserirsi nella sempre più acrimoniosa disputa tra i Clinton ed Obama. Il 14% raccolto in Florida, dove la Clinton si è presa la rivincita su Obama, l'ha così convinto a desistere.
Se si evocano i Kennedy, una delle notizie più significative dell'ultimo weekend riguarda proprio la famiglia del presidente della Nuova Frontiera. Insieme ai Bush ed ai Clinton, la famiglia Kennedy resta tra la più influenti ed ascoltate d'America. Ebbene, dopo il senatore Edward, anche Caroline, figlia di JFK, ha dichiarato il proprio sostegno ad Obama. Un colpo durissimo, a livello simbolico e chissà anche politico, per la candidatura di Hillary Clinton. L'ancora influente senatore del Massachusetts, sulla scena politica da oltre quarant'anni, intende sostenere attivamente la campagna di Obama a partire da un incontro pubblico che si terrà a breve nella città Washington. Il carismatico Ted ha così deciso di stravolgere gli schemi e di prendere le parti del giovane senatore che sta ridando speranza ai giovani, riavvicinandoli alla politica. Un altro fattore decisivo nell'indirizzare la scelta del decano della famiglia Kennedy afferisce senz'altro al disappunto per il pro-attivismo di Bill Clinton, talmente impegnato nel supportare la candidatura della moglie da lasciarsi andare alla pura e semplice denigrazione nei confronti dell'avversario. Kennedy non nasconde il suo sconcerto davanti alle accuse rivolte dall'ex presidente ad Obama. Fra le più scivolose, e potenzialmente controproducenti, l'allusione di Clinton al tentativo del rivale della moglie di utilizzare la questione razziale nella  campagna per ricavarne benefici.
Le due grandi famiglie di riferimento del campo democrat si trovano in tal modo una contro l'altra, nonostante i ripetuti tentativi dei Clinton di indurre Ted Kennedy a mantenersi neutrale. Del resto, la clamorosa presa di posizione pro-Obama era nell'aria da diverso tempo e negli ultimi giorni la stampa americana ne ha discusso ripetutamente. Secondo il New York Times il supporto del fratello di JFK potrebbe aiutare Obama a conquistare maggior credito presso i sindacati, l'elettorato ispanico (in fortissima crescita e nel Nevada vicino ad Hillary) e più generale nei confronti della base del Partito. I più attenti ricordano che nel 2005, in occasione della partecipazione del giovane senatore dell'Illinois alle celebrazioni per l'ottantesimo anniversario della nascita di Robert Kennedy, Hetel, la vedova, aveva detto di lui “Ricorda Bobby. Ha la sua stessa passione nel cuore e non cerca di vendersi. E' così, semplicemente come si mostra a voi”.
Una parte dell'establishment democrat comincia dunque a spostarsi, similmente a quanto sta facendo la base. Dalla velocità con cui Obama riuscirà a razziare il territorio elettorale della Clinton (ultracinquantenni, donne e classi medie dal potere d'acquisto declinante) dipendono le sue chances di nomination. I giovani, larghe fette delle classi agiate e le persone con titolo di studio più elevato lo sostengono già.
Considerando che il Super Tuesday sarà la prossima vera tappa dello scontro tra “competenza” e “cambiamento”, l'attenzione già si sposta sulla California e lo Stato di New York (i due Stati più popolosi al voto), che attualmente sembrano roccaforti clintoniane. Ma Obama vuole espugnarle. In California, dove sono in palio ben 441 delegati (ossia la posta più ricca), Hillary conduce di quasi 13 punti su Obama, mentre a New York il vantaggio si dilata fino a toccare i 23 punti. Ad incoraggiare Obama è il fatto che si tratti di primarie dove i delegati verranno assegnati mediante metodo proporzionale. Inoltre, non ci si deve scordare che il 5 fe...



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