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SARKOZY, LA FRANCIA E LA LAICITA' POSITIVA
Nicolas Sarkozy, Presidente di una Repubblica fondata sulla “laicità”, discute di religione e Stato, delle tradizioni spirituali e filosofiche cristiane nella formazione della civiltà europea
di Simona Bonfante



(pagina 3)

... di “sostituire all’oppio dei poveri, l’alibi dei ricchi.”Per l’ortodossia laica, riconoscere nella trascendenza una componente essenziale ed unificante dell’essere umano equivale a confinare la morale laica in una posizione filosoficamente subordinata alla morale religiosa che si alimenta alla sorgente della Verità. Un’etica non generata nel patto repubblicano, ma rivelata nelle sacre scritture. E questo significherebbe pretendere di scontornare i confini tra il piano dell’agire politico e quello dell’agire religioso. Tuttavia, non sembra affatto questa l’aspirazione del Presidente.“Nella Repubblica laica – conviene infatti Sarko - l’uomo politico non deve decidere sulla base di considerazioni religiose, ma è cruciale che la sua riflessione e la sua coscienza siano illuminate dai consigli di chi si ispira a norme e convinzioni libere dalle contingenze immediate.”All’uomo politico tocca operare laicamente, assumendo la norma morale religiosa non come imperativo giuridico delle istituzioni pubbliche, ma come stimolo a valorizzare il portato etico dei credenti nella società. In fondo, non è certo il compiacimento alle autorità ecclesiastiche ad aver indotto il Presidente a prendere provvedimenti per semplificare la procedura del divorzio.Ecco allora che la traduzione politica degli interventi “religiosi” di Sarkozy è il progetto di riforma della legge sulla laicità che, ad esempio, interdice gli istituti scolastici confessionali dal riconoscimento pubblico del titolo di studi da essi impartito. Su questo fronte il governo si è già messo al lavoro, istituendo due gruppi di studio, composti da eminenti personalità del mondo laico, con il compito, tra l’altro, di sviluppare le proposte avanzate dalla commissione Machelon sulla revisione della legge del 1905.Un’iniziativa che i laici non sembrano in realtà aver particolarmente gradito. I primi a dolersene sono stati i massoni, seguiti e corroborati dall’offensiva intellettual-tecnocratica dei custodi della coscienza repubblicana.Per il Grand’Oriente di Francia, ad esempio, quello del Presidente Sarkozy non è che “un inquietante ritorno alla religione”, mentre il Comitato nazionale di azione laica, che associa le più potenti federazioni degli insegnanti pubblici, ha scelto la via della burla: inviando al Presidente l’augurio di un “nuovo anno laico”, gli si ricorda, tra l’altro, che i soli valori che il capo dello stato deve preoccuparsi di onorare sono “i valori della Repubblica”. A turbare la coscienza laica francese, insomma, è il mettere in discussione i presupposti filosofici di una laicità che si riconosce nell’indifferenza al fatto religioso e dunque nega legittimità all’interrogativo sulla capacità dell’etica laica declinata nelle istituzioni repubblicana di rispondere ai bisogni della complessa società di oggi.
Secondo il filosofo Jean-Claude Monod, “la legge del 1905 non è “positiva” né “negativa” rispetto alle religioni, ma neutra”. “Fondata sul principio dell’eguale libertà di coscienza – scrive il filosofo della Scuola normale superiore su Le Monde del 29 gennaio – essa garantisce a tutte le religioni il libero esercizio di culto, escludendo del tutto la possibilità che lo Stato finanzi le religioni e che i sacerdoti partecipino all’insegnamento pubblico, garantendo altresì il diritto delle coscienze atee o agnostiche di non subire il proselitismo religioso da parte dello Stato, come quello dei credenti di non subire la propaganda dello Stato in favore dell’atesimo.”
L’ impianto accusatorio contro il Presidente si fonda, in sostanza, sul “reato” di confessionalizzazione del discorso politico, ovvero il tentativo di deresponsabilizzare la decisione pubblica dei doveri sociali che ad essa invece si impongono. Il cortocircuito politica-religione scatterebbe allora con la presunta rinuncia ad onorare i valori repubblicani che si compiono nella eguaglianza dei cittadini e nella neutralità delle istituzioni pubbliche. “Come ha fatto con gli imam all’epoca degli scontri nelle banlieu, nel 2005 – sostengono i senatori socialisti Khiari e Michel - Nicolas Sarkozy predica la presenza delle religioni nel campo politico per pacificare le tensioni sociali aggravate dalla sua politica. Dopo aver tentato di etnicizzare la questione sociale, adesso prova a confessionalizzarla.” “Gerarchizzando il monoteismo – scrivono i due – [Sarkozy] istilla un fermento di divisione supplementare, come ha già fatto tra francesi e immigrati, e tra dipendenti pubblici e privati. (…) Sostenendo che, nell’apprendimento dei valori, l’insegnante non potrà mai sostituire il pastore o il curato (…) [come ha detto il Presidente nel discorso a Riyad] - il capo dello Stato tenta di discreditare la laicità e la scuola repubblicana, suo luogo di espressione storico. Questo conduce ad affermare la superiorità della fede sulla ragione.”...


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