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E con la presidenza Blair della UE l'Atlantico è più piccolo

di Simona Bonfante


Il nome di Blair, come candidato alla futura Presidenza Ue, viene suggerito per la prima volta lo scorso giugno, dall’allora neo-Presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy. Blair che, di lì a poche settimane, avrebbe definitivaente rassegnato le dimissioni da Primo Ministro, passando la responsabilità di governo al “suo” ex Cancelliere, Gordon Brown, viene in realtà immediatamente investito del ruolo di “Inviato speciale del “Quartetto”, con l’incarico di predisporre un piano operativo per il rilancio della “road-map” per la pace in Medio Oriente. È su quell fronte, infatti, che Blair si impegna negli ultimi mesi. I primi frutti del suo lavoro dovrebbero poter essere raccolti già la prossima settimana, al vertice internazionale che si terrà ad Annapolis, negli Stati Uniti, dal 26 al 28 novembre prossimi. Ultimamente, insomma, Blair non è stato visto granché dalle parti di Bruxelles, e tuttavia, la campagna pro - Blair guidata da Sarkozy – e sostenuta, sebbene timidamente, anche dal nuovo governo britannico – è andata di pari passo alle trattative degli ultimi mesi che hanno portato, lo scorso ottobre, all’approvazione del nuovo  “trattato semplificato”, ovvero la soluzione di riforma delle istituzioni europee più in contrasto con il monolitico disegno costituzionale prodiano.La formula “light”, gradita sia a Londra sia alla Parigi sarkozienne, prevede l’attribuzione al Presidente della Ue di un mandato biennale a sovrintendere la gestione dell’agenda del Consiglio europeo e il coordinamento tra gli esecutivi dei 27 paesi membri.A Prodi questo non piacque durante l'incontro a Berlino con la Cancelliera tedesca Merkel, perché l’autorevolezza di Blair renderebbe primario il piano della “decisione” a livello intergovernativo, su quello della “istituzione” sovra nazionale che dovrebbe essere incarnata dalla Commissione. Più prosaicamente, il governo italiano tentò di porre uno stop alla candidatura dell'ex premier britannico, per trattare su una promozione del ministro D'Alema a ministro degli esteri ue. La caduta del Governo Prodi toglie un inciampo allo sviluppo di una politica più marcatamente filoatlantica dell'Europa. Con un primo ministro inglese che parla francese e sostenuto dalla Francia (l'opposizione tedesca è solo di facciata per la foto ricordo con la delegazione italiana), dunque le sponde dell'Atlantico si faranno più vicine.In gioco quindi c’è più che un nome – quello di Tony Blair, nella fattispecie. C’è lo scontro tra due visioni antagoniste del ruolo della politica, non solo europea.  La campagna pro - Blair, infatti, schiera subito, tra i sostenitori, i più convinti della necessità di una svolta democratica delle istituzioni europee, quelle medesime che la Commissione presieduta da Romano Prodi ha invece ingolfato di una paralizzante retorica tecnocratica che fortunatamente I referendum in Francia e Olanda hanno definitivamente sepolto.Ebbene, approvato il mini-trattato, l’Europa ha una chance di ripartire davvero, dimostrando, soprattutto alla sua opinione pubblica, di essere in grado di tradursi in un soggetto politico in grado di portare progresso e prosperità a tutti i suoi cittadini. Quale migliore prova di questa volontà di “rupture” di una presidenza affidata al leader politico che per primo ha rotto con la retorica, proponendo una visione pragmatica e positiva della costruzione europea? Con il carisma che gli è proprio, e l’esperienza guadagnata nei dieci anni trascorsi al vertice delle istituzioni britanniche, Blair ha le carte in regola per dare ai cittadini europei quello che, sin qui, è più loro mancato: una regia politica che dia senso e impulso all’iniziativa comune, dal piano internazionale sino alle policy sociali.Prodi, tuttavia, non è di questo parere.Il premier italiano non ne fa una questione personale, chè anzi massima sarebbe, da parte sua, la stima per l’ex Primo Ministro britannico. Al contrario, il suo “no” alla designazione di Blair  nascerebbe dalla preoccupazione che una personalità autorevole e di primo piano, come è appunto Tony Blair, rischierebbe di offuscare le altre istituzioni comunitarie, come la Commissione.Prodi che, accompagnato in Germania dai ministri Mas...


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