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KOSOVO, DAI NEGOZIATI ALL'INDIPENDENZA
Una rassegna delle analisi dopo il fallimento delle trattative




(pagina 3)

... fermato dall'inviato del parlamento europeo per il sud est Europa, Doris Pack, ha recentemente firmato una lettera con la quale si impegna a non ricorre al referendum per la separazione della RS dalla BiH in caso di indipendenza del Kosovo.

La possibilità, come da più parti annunciato, che possano verificarsi disordini e violenze non è remota, ma pensare ad una nuova guerra nei Balcani sembra inverosimile.

I rischi maggiori riguardano la presenza della comunità serba in Kosovo. Una fuga in massa dei serbi del Kosovo, oltre che creare una drammatica situazione per la popolazione, sarebbe tra le più gravi sconfitte della comunità internazionale nei Balcani.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è la possibilità, annunciata da Oliver Ivanovic, leader della Lista serba per il Kosovo e Metohija, che nel caso in cui “l'Assemblea del Kosovo dovesse dichiarare l'indipendenza, è certo che si rinforzerà la tendenza a far sì che il nord del Kosovo non la riconosca e proclami la separazione dal resto del Kosovo”.

Non a caso l'ex ministro degli Esteri serbo, ora funzionario del Patto di stabilità, Goran Svilanovic, ha dichiarato che “anche se dovessero proclamare l'indipendenza, noi dobbiamo insistere sulla continuazione dei colloqui con Pristina perché là vivono delle persone. Qualunque cosa accada, se dovessimo interrompere i colloqui sarebbe solo a svantaggio dei serbi e dei loro interessi”.
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La rielezione di Tadic, dopo un periodo di irritazione per la perdita del Kosovo, potrebbe far ripartire il paese verso l'integrazione euro-atlantica. Motivo per cui le diplomazie occidentali potrebbero convincere Pristina a rinviare di qualche mese la proclamazione di indipendenza, dando così il tempo a Tadic di reinsediarsi alla poltrona presidenziale, oppure attendere ad ufficializzare il riconoscimento ufficiale dell'indipendenza

 


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