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... ne. L'attacco è stato lanciato dal presidente del gruppo socialista al Parlamento europeo, Martin Shulz, contro José Manuel Barroso, presidente della Commissione, la cui "inazione" viene giudicata "inaccettabile" davanti alle rivendicazioni dei "cittadini d'Europa." (…)Il capogruppo degli eurodeputati socialisti chiede al Consiglio europeo di "assumersi le proprie responsabilità" adottando misure per rafforzare "l'integrazione e la protezione sociale", assicurare il rispetto delle "norme sociali minime", ed aumentare il ruolo dei servizi pubblici. (…)Secondo la piattaforma delle Ong europee del settore sociale, il summit di Bruxelles offre una "ultima chance" ai dirigenti europei per mostrare ai cittadini che "l'Unione europea si fa carico seriamente dei propri impegni in ambito sociale". (…) Notre Europe denuncia "una visione nella quale il sociale si fa conseguenza dell'economico e difende l'idea di una "certa autonomia del sociale rispetto alla sfera economica". È questo il prezzo da pagare per la costruzione di un'Europa sociale."
NEWSWEEK
The Rise of China's Neocons
di Mark Leonard, numero del 17 marzo
In questi mesi l'attenzione generale si rivolge allo stato dell'economia cinese ed alla preparazione dei Giochi Olimpici di Pechino. Tuttavia, sotto traccia, in Cina si discute dei futuri scenari di politica internazionale e del ruolo che il governo cinese dovrà giocarvi. La disputa, che coinvolge think tank e centri universitari filo-governativi, divide la corrente mainstream dei cosiddetti internazionalisti liberali dai necons, da qualcuno ribattezzati neocomms (neo-comunisti).
La prima corrente di pensiero ispira l'azione degli attuali vertici statali e mira a contrapporre all'American Dream un Chinese Dream, basato sulla crescita economica e su una graduale estensione dell'influenza cinese a livello regionale e mondiale.
I neconservatori cinesi vorrebbero invece ridisegnare l'intero ordine mondiale a immagine e somiglianza della Cina. Un ritorno in piena regola del maoismo, animato dal desiderio di opporsi all'egemonia politica e culturale dell'Occidente, che si concretizzerebbe nell'opposizione alla promozione universale dei valori democratici e ad ogni forma di interventismo umanitario nelle aree di crisi, considerato minaccioso per gli interessi della Cina e dei suoi alleati.
TIME
The Race to Revote in Floridadi Michael Peltier
Il caso Florida disturba le primarie Democratiche. Il Sunshine State potrebbe rivelarsi decisivo per la corsa presidenziale, come lo era stato nel 2000 e nel 2004. A favore dei Repubblicani. Le primarie Democrats si sono tenute il 29 gennaio ed Hillary Clinton ha battuto nettamente Barack Obama. Tuttavia, il comitato elettorale Democratico della Florida aveva abusivamente anticipato la consultazione ed il Partito ha perciò deciso di non tener conto dei delegati espressi dalla votazione. La senatrice di New York è stata così privata di 105 delegates, Obama di 67. Non sorprende che il clan della Clinton sia particolarmente contrariato. Il presidente del Partito, Howard Dean, propone una nuova tornata elettorale via-email per risolvere l'impasse, ma diversi elettori Democrats della Florida minacciano di boicottare le elezioni di novembre nel caso non dovessero essere rappresentati alla convention di Denver. I Repubblicani osservano compiaciuti.
FOREIGN AFFAIRS
America's Priorities in the War on Terrordi Mike Huckabee, ex candidato alla nomination Repubblicana
L'azione dell'amministrazione Bush, guidata da un'intransigente spinta ideologica, si è al fine rivelata perdente e controproducente. Sia agli occhi del mondo che dei cittadini americani. Il nuovo presidente dovrà mostrare meno arroganza, più apertura mentale ed una maggiore propensione a confrontarsi con gli alleati. La nuova amministrazione dovrà usare un tono diverso al momento di rivolgersi ai propri interlocutori. Se l'America non può essere sconfitta militarmente, rimane tuttavia una nazione vulnerabile, soprattutto se si espone all'ostilità del mondo con i suoi atteggiamenti.
Cambiamento di tono non significa tuttavia arrendevolezza. La lotta contro l'islamismo estremista deve essere perseguita a fondo, stabilizzando l'Iraq, contenendo l'Iran e dimostrando una certa durezza nei confronti del tentennante governo pakistano. L'America dovrà lottare con determinazione per vincere le sfide che ha di fronte. E' facile dichiararsi amanti della pace, più complicato dimostrarsi capaci di ottenerla.
INTERNATIONAL HERALD TRIBUNE
In this election, Ahmadinejad ally is now a critic
di Nazila Fathi
Alla vigilia delle elezioni parlamentari in Iran, la frustrazione della popolazione, causata dalla crescente disoccupazione, dall'inflazione galoppante e dalla carenza (paradossale in un Paese esportatore di petrolio) di combustibili, mette in difficoltà il presidente Mahmud Ahmadinejad.
In un processo elettorale viziato dall'esclusione di molti candidati "riformisti" dalle liste e...