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SELEZIONE DELLA STAMPA ESTERA-17 marzo

di Critica Sociale


FOREIGN POLICY
Did Iraq Break the U.S. Military?

Cinque anni or sono cominciavano i bombardamenti americani su Baghdad e con essi la Seconda Guerra del Golfo. La campagna militare successiva avrebbe portato alla cattura e all'esecuzione di Saddam Hussein, ma anche ad un micidiale stillicidio di scontri ed attacchi suicidi inter-etnici ed anti-occidentali che hanno lacerato profondamente non solo la stabilità del nuovo Iraq ma anche l'opinione pubblica americana ed occidentale. Foreign Policy dedica un dossier speciale al controverso anniversario e approfondisce vari aspetti dell'azione militare che ha connotato in senso interventistico il doppio mandato di George W. Bush alla Casa Bianca. In particolare, una ricerca, condotta in collaborazione con il Center for a New American Security, mostra risultati interessanti rispetto alle conseguenze della guerra sull'efficienza dell'esercito Usa. Secondo gli intervistati, 3400 ufficiali ai più alti livelli dell'esercito americano (ritirati o ancora in attività), la forza di proiezione militare Usa è stata spinta negli ultimi anni vicino al limite di rottura. In quest'ottica, l'America non appare preparata a fronteggiare prontamente le sfide militari che potrebbero presentarsi nel prossimo futuro.

NEW YORK TIMES
Generation Obama? Perhaps Not.
William Kristol

Più scopriamo cose nuove sul conto di Barack Obama, più ci rendiamo conto di trovarci di fronte ad un politico notevolmente intelligente, decisamente disciplinato e convenzionalmente opportunista nel perseguire gli obbiettivi della propria carriera pubblica. L'abilità con cui Obama sta conducendo la campagna presidenziale ne è la conferma. E allora cos'è la tanto declamata "Generation Obama"? I giovani attivisti che sostengono il senatore dell'Illinois ne fanno parte integrante, ma è corretto allargare il concetto sino ad includervi l'intera generazione di giovani americani, come suggerirebbe la retorica dello stesso Obama? La nuova generazione di americani si divide tra liberal e conservative ed esprime posizioni e convinzioni molto più variegate di quanto Obama vorrebbe far credere. Così Kristol, proponendosi di smascherare gli artifizi propagandistici di Obama, si chiede: meglio il cinismo di Hillary o l'egocentrismo vanitoso di Barack?

WASHINGTON POST
360 Degrees from Erbil: The Iraqi Kurds Need Turkey
Soner Cagaptay

Nonostante le recenti incursioni dell'esercito turco nel Nord-Est dell'Iraq, nel territorio assegnato al governo dei curdi iracheni, il governo di Ankara non rappresenta la più grande minaccia per il governo regionale del Kurdistan iracheno. Anzi, la Turchia è potenzialmente un alleato vitale per i curdi iracheni, dopo che le relazioni di questi ultimi con gli Usa si sono raffreddate. Molti leader curdi considerano infatti l'Iran come la minaccia principale e sono interessati a migliorare i rapporti con le autorità turche. Il nodo da sciogliere riguarda l'atteggiamento nei confronti degli attacchi turchi alle basi del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), insediate nell'area nord-occidentale dell'Iraq. Le autorità pakistane, ad esempio, considerano le aree tribali al confine con l'Afghanistan, infestate dalle basi di al-Qaeda, come una sorta di terra di nessuno e non si scandalizzano quando le truppe americane vi scatenano attacchi e conducono retate. Similmente, i curdi dovrebbero accettare le operazioni dell'esercito turco in una parte del proprio territorio che pare palesemente fuori controllo.

LOS ANGELES TIMES
Colombian crisis averted, for now

La crisi delle scorse settimane fra Colombia da una parte e Venezuela ed Ecuador dall'altra sembra rientrata. Ma potrebbe ripresentarsi a breve ed avere effetti dirompenti sulla stabilità del continente sudamericano. La postura da adottare nei confronti delle Farc è all'origine di questo latente stato di tensione. Gli Stati Uniti stanno supportando da anni la campagna anti-guerriglia del presidente colombiano Alvaro Uribe che, oltre ad aver ottenuto innegabili successi, sta raccogliendo un certo consenso popolare. Tuttavia, la porosità dei confini con Ecuador e Venezuela permettono alle Farc di muoversi ancora con una certa libertà. Inoltre, l'atteggiamento non certo intransigente del presidente venezuelano Hugo Chavez nei confronti della guerriglia complica i piani di Uribe. Lo sconfinamento delle truppe colombiane in territorio ecuadoriano ha indotto una tensione che non si verificava da anni in Sud America. Un intervento dell'Onu o dell'Oas (Organizzazione degli Stati americani) appare necessario per monitorare gli eventi delle prossime settimane; gli Usa dovranno invece muoversi con circospezione per non minare ulteriormente la loro scarsa popolarità nell'area.



WALL STREET JOURNAL
The Buck Stops Where?
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