Lo scorso weekend la Federal Bank ha valutato che i pezzi da novanta di Wall Street erano troppo importanti per lasciare che fallissero. Perciò ha deciso di intervenire, iniettando moneta nel sistema finanziario per permettergli di funzionare nonostante l'incipiente crisi. Alcune questioni sono tuttavia lecite. E se fosse la Fed stessa a fallire? Quale altra istituzione potrebbe fungere da compratore di ultimissima istanza, qualora il compratore di ultima istanza (la Fed appunto) si rivelasse incapace di assolvere al proprio compito?Certo,si discute di uno scenario poco plausibile, ma che se dovesse verificarsi avrebbe conseguenze disastrose. In un'economia devastata dagli effetti dello scoppio della bolla immobiliare, assisteremmo ad attacchi di panico ed a vendite di massa da parte degli azionisti. Attenzione: non si tratterebbe dei maggiorenti di Wall Street, ma di famiglie terrorizzate dal non poter sostenere i mutui sulla casa, di lavoratori furiosi per la perdita del posto, di cittadini incapaci di saldare i propri debiti. Gli Usa si trovano di fronte alla peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione. Per debellarla servirebbero le migliori intelligenze del Paese, ma l'amministrazione in carica ha un record economico fallimentare e la Fed, brillante ed innovativa nel recente passato, sembra in netta difficoltà.
Le Olimpiadi costringeranno la Cina ha mostrare il suo vero volto. Soltanto le pressioni internazionali, del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) e di altri, potranno far sì che quel volto corrisponda ai nostri desideri. Invece, il rifiuto del Cio di stigmatizzare quanto il governo di Pechino sta compiendo in Tibet, dove oltre un milione di persone sono state uccise dall'inizio dell'invasione cinese ad oggi, rischia di infliggere un colpo mortale al concetto stesso di Spirito Olimpico. Se il mondo dovesse chiudere gli occhi davanti al “genocidio culturale” denunciato dal Dalai Lama, potremmo assistere tra qualche mese ad una triste riedizione dei Giochi di Berlino del 1936, il più sciagurato stravolgimento di quello che le Olimpiadi dovrebbero rappresentare. A quel punto, chi decidesse per il boicottaggio si posizionerebbe senza dubbio dalla parte giusta della Storia.
Gli Stati Uniti si sono affrettati a riconoscere l'indipendenza del Kosovo, ma in passato non sempre hanno abbracciato con convinzione il principio di auto-determinazione dei popoli. Woodrow Wilson, grande intellettuale e due volte presidente degli Usa, propugnò il suddetto principio alla fine della Prima Guerra Mondiale, senza che esso avesse peraltro una puntuale applicazione negli anni successivi. Autodeterminazione ed omogeneità etnica non erano le caratteristiche principali di Stati come Urss, Cecoslovacchia e Jugoslavia. Dopo la tragedia degli anni 1939-45, le grandi potenze, Usa in testa, misero in soffitta il nobile principio e ritennero di ingabbiare i nazionalismi in macro-Stati e sfere di influenza. La deflagrazione jugoslava degli anni novanta ha messo in crisi la convinzione di quanti credevano che la convivenza di etnie diverse potesse svolgersi in modo ordinato e pacifico. Ora al Kosovo è stata concessa un'indipendenza negata ad altri in Europa. Un'indipendenza dai contorni giuridici dubbi che potrebbe incoraggiare le istanze secessioniste di diverse minoranze nel resto del mondo. Con quali conseguenze
Con un discorso vibrante, Barack Obama ha trattato coraggiosamente e francamente la questione razziale in una fase molto complicata della campagna per la Nomination Democratica. Il sentore dell'Illinois non ha eluso la hot issue della razza, ma l'ha piuttosto affrontata con argomentazioni di vasto respiro, riecheggiando in alcuni passi Abraham Lincoln, John Fitzgerald Kennedy e Lindon Johnson e facendo riferimento ai precetti costituzionali ed alle lotte per i diritti civili. Un discorso patriottico ed intriso di speranza, dove Obama ha rispolverato il meglio del suo repertorio retorico, invitando il Paese a guardare oltre le divisioni del passato.
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