La fiaccola olimpica arriva negli Stati Uniti dopo un tour europeo molto agitato, contraddistinto dalle veementi proteste di piazza di Londra e Parigi. Immancabilmente, come ogni questione attinente gli Usa, anche la questione olimpica viene fagocitata dalla campagna elettorale. Hillary Clinton ha anticipato tutti, chiedendo al presidente Bush di disertare la cerimonia d'apertura dei Giochi per sottolineare la preoccupazione ed il disappunto degli Stati Uniti di fronte all'atteggiamento cinese in Tibet e Darfur. “I violenti scontri in Tibet e la scarsa pressione esercitata da Pechino sul Sudan per fermare il genocidio in Darfur richiamano il nostro governo ad un'azione più decisa sul fronte dei diritti umani”, ha detto la Clinton. Recentemente, il suo rivale Barack Obama si era mostrato dubbioso rispetto all'eventuale boicottaggio della cerimonia di agosto.
Anche nel corso dell'attuale violenta crisi con Pechino, il Dalai Lama non solo ha confermato di essere un leader carismatico in grado di rappresentare davanti al mondo le istanze del popolo tibetano, ma ha anche svolto il ruolo di imprescindibile mediatore fra gli esuli tibetani ed il governo di New Delhi, messo sotto pressione dai cinesi per colpire le manifestazioni tenutesi in territorio indiano. Un punto di riferimento per il Tibet che, varcata la soglia dei settant'anni, potrebbe presto lasciare la scena. La Cina conta molto sull'addio del leader spirituale, sperando di trarre profitto dal disorientamento del popolo tibetano nel caso esso fosse privato di una simile guida. Tuttavia, un nuovo e promettente leader si sta affermando e potrebbe raccogliere la pesantissima eredità. E' un giovane uomo, il diciassettesimo Karmapa Lama, la seconda personalità più importante per il buddismo tibetano, che presto effettuerà la sua prima visita negli Stati Uniti.
Le Olimpiadi, i loro valori e i loro simboli sono stati messi a dura prova ieri a Parigi. Era prevedibile, data l'opposizione che i giochi olimpici di Pechino hanno riscontrato, soprattutto in Francia. Il passaggio della fiamma si annunciava pericoloso. Alla fine,è stato ancora peggio. In una parola, è stato un fiasco. (…) Se i manifestanti sono riusciti nel loro intento, i poteri pubblici, dal canto loro, sono stati messi da parte. (…) Ma la cosa peggiore è che i cinesi non hanno potuto vedere nulla, nel loro paese. THE NEW YORK TIMES Asian Inflation Begins to Sting U.S. Shoppers Keith Bradsher
Per due generazioni gli Stati Uniti hanno importato beni a basso costo prodotti dai Paesi in via di sviluppo (Pvs), prima il Giappone, la Cina e la Corea del Sud poi l'India ed il Vietnam. Con grande gioia dei consumatori. Forse quell'età dell'oro sta giungendo al termine. Ora, la montante inflazione che sta colpendo l'economie dei Pvs, soprattutto in Asia, fa sì che gli esportatori stiano gradualmente caricando i costi di produzione sulle spalle dei consumatori occidentali. Molti Pvs hanno già sperimentato alti tassi inflazionistici senza che le tasche dei compratori americani ne risentissero particolarmente, ma oggi qualcosa è cambiato. I Pvs producono la metà dell'import americano e sono colpiti dall'inflazione proprio nel momento in cui le loro valute acquistano valore rispetto ad un dollaro declinante. L'effetto combinato dei due fattori minaccia così di farsi sentire pesantemente sui bilanci famigliari delle classi medie americane.
L'idiosincrasia di George W. Bush per la Siria di Assad è stata tale negli ultimi anni, in particolare dopo l'omicidio Hariri in Libano, da indurre Israele a rinunciare ad ogni seria ipotesi di accordo con Damasco. A Gerusalemme, dove il pensiero fisso è ora l'Iran, si attende piuttosto il nome del nuovo inquilino della Casa Bianca. Con un certa fiducia, chiunque sia. John McCain in primis è un convinto sostenitore...
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