SELEZIONE DELLA STAMPA ESTERA-8 aprile di Critica Sociale
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... di un accordo siro-israeliano e condivide il punto di vista di due consiglieri di Bush padre, James Baker e Brent Scowcroft, rispettati e considerati in Israele. D'altro canto, pure i due Democratici rimasti si dichiarano favorevoli alla conciliazione con Damasco, un passo considerato vitale per pacificare l'intera regione e chiudere la vertenza palestinese. L'anno 2009 potrebbe così segnare un nuovo inizio per il Medio Oriente.
Pare che Robert Mugabe stia valutando di rassegnarsi alla sconfitta elettorale. Quasi incredibile, considerando il carattere imprevedibile del personaggio e i suoi inquietanti precedenti in materia di manipolazione elettorale e repressione del dissenso. I vertici militari che sostengono il regime del suo partito, lo Zanu-Pf, lo esortano nonostante tutto a combattere sino alla fine. Tuttavia, le pressioni che il vicino Sud Africa sta esercitando su Harare per far sì che accetti l'esito del voto dovrebbero ricondurre Mugabe a più miti consigli. Il presidente uscente per ora nicchia e chiede di verificare la regolarità del voto. L'esito definitivo potrebbe giungere a breve, mentre la stabilità del Paese rimane in bilico.
L'Italia si annoia. Mai a memoria di politologo, il paese aveva conosciuto una campagna elettorale così insipida. Abituata a orchestrare le polemiche pre-elettorali ed a scatenare tempeste mediatiche, la stampa italiana si lamenta di vedere, a pochi giorni dalle elezioni legislative del 13 e 14 aprile, il dibattito democratico così soporifero. I titoli si riferiscono solo ad eventi collaterali, come la crisi della mozzarella, l'agonia di Alitalia o l'affaire Pizza (…).Il clima atono della campagna è legato al sentimento chequeste elezioni e la probabile alternanza che uscirà dalle urne, non cambieranno granché la situazione del paese.
C'è di che inquietarsi, il mondo si prepara a entrare in una nuova era nucleare che rischia di rivelarsi ancora più pericolosa ed onerosa della guerra fredda, all'epoca della “distruzione nucleare garantita”. (…) I grandi leader politici, ovvero quelli delle due principali potenze nucleari (Stati Uniti e Russia), conoscono bene i rischi di oggi e quelli di domani. Ciononostante, non fanno nulla per controllarli, limitarli o eliminarli. Al contrario, la situazione non fa che aggravarsi.
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