Finalmente si torna al voto dopo un mese abbondante di parole, polemiche e scandali, che, francamente, hanno diluito l'effetto novità di questa campagna presidenziale 2008. La Pennsylvania è dunque chiamata alle urne per scegliere il candidato Democratico alla Casa Bianca. I sondaggi danno il front-runner Barack Obama attardato di 5-6 punti rispetto ad Hillary Clinton che, a meno di sorprese, dovrebbe quindi rimanere in corso dopo il voto di oggi. Tuttavia, solo una vittoria a valanga potrebbe permettere alla Clinton di riavvicinarsi sostanzialmente al rivale, in testa nel conteggio dei delegati e dei voti popolari. Il sistema elettorale scelto dal Partito dell'asinello, se consente alla senatrice di New York di conservare speranze di elezione le impedisce d'altro canto di colmare il gap che la divide dal rivale. Insomma, l'impressione è che l'impasse in cui si sono cacciati i Democrats proseguirà e che assisteremo ad una tornata elettorale senza un chiaro vincitore.
Il vertice Nato di Bucarest ed il successivo incontro Bush-Putin a Sochi hanno lasciato agli europei una sensazione di sollievo: non ci sarà un nuova Guerra Fredda. L'addio di Putin e la sua sostituzione con il delfino Medvedev “più liberale e più liberista” sembrerebbero suggellare la fine della strisciante ostilità che ha segnato i rapporti tra Russia ed Occidente negli ultimi mesi. Questa analisi appare tuttavia ottimistica, se non ingenua. Putin rimarrà al potere come primo ministro e capo del Partito che domina il parlamento russo e nulla garantisce che il Cremlino cambi tattiche e strategie nel prossimo futuro. La storia recente è ricca di episodi inquietanti: la doppia tornata elettorale russa preclusa agli osservatori internazionali, la furiosa polemica sullo scudo anti-missile in Europa, il perenne ricatto energetico esercitato da Mosca. Tutto ciò dovrebbe invitare alla cautela quando si discute di rinnovata partnership tra Russia ed Unione Europea.
L'ex presidente americano, Jimmy Carter, in visita nel Vicino Oriente, ha affermato a Gerusalemme che i responsabili di Hamas potrebbero accettare un accordo di pace con Israele “se i palestinesi lo approvassero”, e che non saboteranno i tentativi del presidente palestinese, Mahmoud Abbas, per negoziare, “anche qualora Hamas dovesse essere contrario sui termini dell'accordo.”
Per definizione, il Partito socialista si inscrive in una corrente di pensiero. Il contenuto di questo pensiero, tuttavia, è divenuto incerto, ed i suoi contorni fluidi. Chi è un socialista? Cosa non è? Da quando, nel 1981, con l'esercizio del potere, e dopo esserne stato escluso per un quarto di secolo, il partito si è rinnovato, non si sa più. La nuova dichiarazione dei principi che i socialisti si accingono ad adottare nel corso di una convenzione nazionale, a giugno, è una gradita testimonianza dello sforzo di portare un chiarimento. Liberato dall'accusa di “tradimento” brandita per sessant'anni dai comunisti, il socialismo francese affronta il nemico che ha la vocazione di combattere: la penetrazione del capitalismo nell'organizzazione della società in funzione esclusiva dei suoi interessi. “Alle ingiustizie ed alle violenze del mondo, l'idea socialista oppone l'impegno per un'umanità libera, giusta, solidale e rispettosa della natura”, proclama il testo sottoposto ai militanti, aggiungendo che “questi obbiettivi non possono essere ottenuti a partire dal funzionamento spontaneo dell'economia e della società”, e che “la redistribuzione permanente delle risorse e delle ricchezze è necessaria per rendere reale l'uguaglianza dei diritti.”
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