SELEZIONE DELLA STAMPA ESTERA-30 aprile di Critica Sociale
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... emismo sia sciita che sunnita, ci accorgiamo che i risultati ottenuti dall'America in cinque anni non siano poi così disprezzabili. O almeno così pare a chi non ha la necessità di utilizzare l'Iraq a fini propagandistici.
La crescita impetuosa dei prezzi del petrolio, oltre a provocare disagi agli automobilisti ed ai consumatori in tutto il mondo, sta beneficiando i ricchi produttori del Golfo, Arabia Saudita in testa. Solo fino a pochi anni fa, quando il prezzo del barile di greggio era molto più basso, il Regno saudita si dibatteva in una lotta per la propria sopravvivenza. Il malcontento serpeggiava nella popolazione ed al-Qaeda aveva preso di mira gli occidentali che lavoravano nel settore petrolifero. Gli scontri a fuoco con gli accoliti di bin Laden erano all'ordine del giorno per le forze di sicurezza saudite. Stroncata la rivolta, risaliti i prezzi del petrolio, l'Arabia Saudita, e i Paesi del Golfo, vivono un periodo di stabilità e prosperità. Inoltre, a differenza degli anni settanta quando gran parte dei proventi del boom petrolifero vennero sperperati, la gestione finanziaria delle ingenti rendite è notevolmente migliorata.
La classe media europea vive un montante senso di insicurezza dovuto alla progressiva erosione del proprio potere d'acquisto. La crescita dei prezzi dei generi di prima necessità, unita ad un livello salariale ristagnante da anni, fa sì che numerose famiglie che sino a pochi anni fa conducevano una vita relativamente agiata debbano ora muoversi nelle ristrettezze. Il senso di incertezza viene acuito dalla percezione di un'ingiustizia generazionale, dovuta al fatto che i giovani, pur in possesso di titoli di studio elevati e di qualifiche specialistiche, debbano confrontarsi con la prospettiva di guadagnare meno dei genitori e di andare incontro ad un deterioramento della propria situazione economica. Un'inquietante ed emblematica inversione di tendenza dopo decenni di crescita e di miglioramento nelle condizioni materiali delle classi medie.
Un altro passo in direzione dell'Ue. Il Partito della Giustizia e dello Sviluppo di Tayyp Erdogan, al potere in Turchia, ha approvato una riforma del codice penale che alleggerisce la pena per il reato di “critica alla Nazione Turca”. Si tratta dell'articolo 301, spesso nel mirino delle istituzioni comunitarie, che ha recentemente causato la condanna di diversi intellettuali, compreso il Premio Nobel per la Letteratura, Ohran Pamuk, “per aver insultato la cultura turca”. Gli islamisti moderati confermano così la loro intenzione di veicolare il Paese verso la modernizzazione e l'europeismo, anche se devono fronteggiare la spada di Damocle del giudizio della Corte Suprema, chiamata a decidere se mettere fuori legge o meno il Partito al potere.
Per la seconda volta in un mese, Xavier Bertrand, ministro del Lavoro e della Solidarietà, ha consultato le parti sociali sul tema delle pensioni. Entro un paio di settimane i francesi conosceranno infine i nuovi parametri del sistema pensionistico. Sarà il quarto ritocco, dopo quelli del 1993, 2003 e 2007. È molto, troppo. Questo continuo ricominciare presenta tre inconvenienti: l'effetto ansiogeno del continuo aggiustamento; l'inasprimento del clima sociale; il dibattito sulle pensioni, infine, finisce con il distrarre l'attenzione dalla più generale riforma dell'economia francese.
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