THE WALL STREET JOURNAL
Divided for Obama Per ironia della sorte, sembra che Obama sia riuscito a compiere il passo decisivo verso la nomination proprio nel momento in cui Hillary Clinton aveva finalmente trovato il modo di mettere in evidenza le sue debolezze e le sue contraddizioni. Persino dall'analisi degli egregi, per Obama, risultati di oggi in Indiana e North Carolina, emerge la polarizzazione dell'elettorato Democrats, che volgarmente si potrebbe sintetizzare così: il 91% degli elettori neri del North Carolina ha votato per il senatore dell'Illinois ed il 65% per cento dei white Democrats
dell'Indiana ha scelto Hillary. In particolare, il North Carolina è l'ottavo Stato nel quale si è votato per le primarie dove la percentuale della popolazione nera supera il trenta per cento, ed è l'ottava volta che Obama vince. Naufraga il sogno della coalizione interrazziale di Obama. Su questo punto il front-runner Democratico dovrà lavorare parecchio, altrimenti la possibilità di una conferma Repubblicana alla Casa Bianca potrebbe materializzarsi ed in quel caso il peso della beffa per i Democrats, tutti, sarebbe insopportabile.
THE WASHINGTON POST
Clinton Aides Doubtful About Future
Perry Bacon e Anne Kornblut
Hillary Clinton ha chiaramente mancato l'obbiettivo di rilanciarsi nella corsa alla nomination Democratica. L'ex first lady avrebbe dovuto riportare un doppio successo e invece ha rischiato un tracollo, salvandosi solo grazie a ventimila voti in Indiana. Un suo consulente, parlando al Washington Post a condizione di mantenere l'anonimato, ha riconosciuto che “sarà difficile raggiungere Obama sia per quanto riguarda il numero di delegati sia nel voto popolare nei rimanenti sei scontri elettorali.” Un eufemismo. L'anonimo clintoniano ha proseguito, dichiarandosi pessimista sulla possibilità che il Rules and Bylaws Committee del Partito Democratico possa accogliere, il prossimo 31 maggio, la richiesta di considerare valido il voto di Florida e Michigan. Un altro scacco per la strategia di Clinton.
CHICAGO TRIBUNE
With split decision, the race goes on
Michael Tackett
Se la questione non fosse così seria, scapperebbe da ridere a ripensare che vi era chi si doleva mesi fa della possibilità che l'entusiasmante disfida Obama-Clinton finisse troppo presto. Oggi, assistiamo invece ad una sorta di scazzottata tra ubriachi che si trascina al rallentatore. E' stato un pareggio, e quindi la giostra farà un altro giro. Sicuramente il junior senator dell'Illinois ha tratto vantaggio dal doppio voto di oggi, guadagnando altri delegati di margine e dimostrando, checché
ne dicano gli analisti, di aver ancora qualche chances di recuperare il consenso della classe media bianca. Lo dimostra il testa a testa dell'Indiana.
CNN
McCain pledges more conservative judges
Alexander MooneyJohn McCain non dimentica l'astio con cuoi l'ala conservatrice del Grand Old Party aveva accolto a febbraio la sua irresistibile affermazioni nelle primarie del Partito. Parlando alla Wake Forrest University, in North Carolina, il candidato del Gop alla Casa Bianca ha garantito che, qualora diventasse presidente, garantirebbe la nomina nelle corti federali di “centinaia di donne e uomini qualificati e competenti.” La dichiarazione di McCain è volta a rassicurare molti esponenti della destra Gop, che nutrono dubbi sul suo conto, ricordando la sua partecipazione alla cosiddetta “gang dei 14”, un gruppo senatoriale bipartisan che nel 2006 respinse e bloccò alcune delle nomine decise dal presidente Bush nel settore giudiziario. Proprio con l'intento di liberarsi da ogni nomea liberal, McCain ha inoltre attaccato Obama, criticandolo per essersi opposto in passato alla nomina del giudice conservatore Samuel Alito alla Corte Suprema.
THE NEW YORK TIMES
Aid for Myanmar Mobilizes, Mixed With Criticism
Seth Mydans e Helene Cooper
Nonostante il bilancio delle vittime si aggravi di ora in ora (quasi trentamila morti ed oltre quarantamila dispersi), la junta birmana mostra ancora qualche reticenza nel permettere alle associazioni umanitarie di accedere rapidamente al territorio nazionale per soccorrere la popolazione. La comunità internazionale continua a sollecitare i militari al potere in Myanmar a consentire la più ampia libertà d'azione alle organizzazioni ed ai volontari, che stanno già operando in loco per lenire le conseguenze devastanti del ciclone Nargis. La prudenza e l'equilibrio la fanno peraltro da padroni, poiché, se le autorità di Yangoon dovessero sentirsi troppo pressate potrebbero irrigidirsi ed intralciare gli interventi d'emerg...