SELEZIONE DELLA STAMPA ESTERA- 14 maggio di Critica Sociale
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... , quanto per la sua connivenza con esso. Diversi testimoni riferiscono di come i militari libanesi non solo si siano astenuti dal contrastare i recenti raids di Hezbollah, ma abbiano in diverse circostanze seguito le direttive dei vertici dell'organizzazione.
Dan Gillerman, l'ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, rompe il silenzio ed esprime tutta la preoccupazione del suo governo per quanto sta avvenendo in Libano. La sortita di Hezbollah fa sì “che l'Iran si stia posizionando sia al confine settentrionale che meridionale di Israele.” “Le manovre siriane ed iraniane in Libano rischiano di avere conseguenze negative. La risoluzione 1701 dell'Onu, con cui si è conclusa la seconda guerra libanese nel 2006, non è stata implementata…infatti i soldati israeliani rapiti non sono stati rilasciati, l'embargo sulle armi dirette alle milizie guidate da Hezbollah non è stato rispettato e l'impegno a disarmare Hezbollah stesso è rimasto lettera morta.” “La comunità internazionale deve intervenire al più presto per la salvezza del Libano e per la sicurezza dell'intera regione”, ha concluso Gillerman.
La tensione crescente tra Russia e Georgia, il ritorno del nazionalismo in Cina, la chiusura del regime birmano agli aiuti internazionali, la crisi in Darfur, il programma nucleare iraniano, la violenza in Zimbawe ripropongono la questione di una nuova organizzazione internazionale, la lega delle democrazie. L'idea non piace agli intellettuali liberal, soprattutto da quando John McCain l'ha fatta propria. Ma in realtà ad averla teorizzata per la prima volta, negli Anni 90, non è stato un repubblicano ma Madeleine Albright, già Segretario di Stato ai tempi del Presidente Clinton. La lega delle democrazie offre una serie di opportunità, dalla promozione dell'internazionalismo liberale alla diffusione della cultura democratica attraverso le relazioni internazionali. La lega non si sostituirebbe all'Onu, ma potrebbe intervenire secondo il principio della “responsabilità a proteggere”, quando il Consiglio di Sicurezza non raggiungesse l'unanimità.
Quello che sta succedendo in Libano è di una gravità tale da imporre alla comunità internazionale il dovere di intervenire al più presto possibile. A Beirut, in segno di protesta contro due misure prese dal governo per porre fine all'ingerenza del Partito di Dio, questo ha occupato l'aeroporto, il porto e le principali arterie della capitale.Uomini armati hanno bloccato la televisione, la radio e chiuso il quotidiano fondato da Rafic Hariri, così infliggendo un grave colpo alla libertà di espressione di cui il Libano è sempre stato un ardente difensore.L'iniziativa di Hezbollah non sarebbe mai stata possibile senza l'ok di Damas e Teheran. Violando la linea rossa, Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, mette il Libano in pericolo ed apre la strada ad una nuova guerra civile dalle conseguenze disastrose. Due sono le opzioni possibili: fare intervenire le truppe della Finul per ripristinare l'ordine e far rispettare la risoluzione dell'Onu; far pressione sull'asse Damas-Teheran, sotto la minaccia di rappresaglie. Oltre il 70% dei libanesi rifiuta il diktat di Hezbollah e l'iranizzazione del paese da parte di una milizia che giudica “terrorista”. Diamo loro i mezzi per salvaguardare la loro libertà, prima che sia troppo tardi.
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