Guillermo León Sáenz, alias Alfonso Cano, è stato nominato nuovo comandante e leader delle Farc, dopo che il gruppo dissidente colombiano che detiene crudelmente diversi ostaggi, tra i quali Ingrid Betancourt, ha confermato la morte, avvenuto nel marzo scorso, di Manuel Marulanda, detto Tirofijo, il fondatore del movimento. Dopo 44 anni le Farc, colpite recentemente da altre gravi perdite, si trovano così ad affrontare una delicatissima ristrutturazione interna, che lascia sperare in un indebolimento fatale all'organizzazione o quantomeno ad un cambiamento di strategia che ponga termine all'odiosa stagione dei sequestri.
La morte del guerrigliero/terrorista che ha terrorizzato per mezzo secolo la Colombia. Combattente spietato e fine stratega, inventò la pratica dei sequestri: “Nulla è delittuoso se serve alla rivoluzione”, soleva dire.
Uno studio documentato ed indipendente ci dimostra un fatto semplice ed inconfutabile. Se si escludono le vittime civili in Iraq, che rimane un vero e proprio teatro di guerra, i morti in seguito ad attacchi terroristici sono diminuiti sensibilmente negli ultimi cinque anni. Molte e variegate le cause del declino dell'efficacia terroristica, non ultime le migliorate tecniche d'interdizione implementate dagli Stati nazionali e i dissidi/conflitti interni alle stesse organizzazioni oltranziste. Ma ciò che più colpisce è la perdita di consensi delle organizzazioni terroristiche nel mondo islamico. La minaccia non è debellata, ma i progressi dell'ultimo lustro invitano ad un moderato ottimismo. E allora perché dare eccessivo spazio alla narrativa della paura che condiziona così pesantemente le nostre vite?
Il leader dell'opposizione Benjamin Netanyahu ha recentemente contestato vivacemente le misure unilateralistiche, dimenticandosi di avere tempo fa votato quattro volte a favore del ritiro, unilaterale, da Gaza. Demagogia a parte, Netanyahu dovrebbe riconoscere che nella storia recente di Israele le misure prese unilateralmente dal nostro governo non si siano rivelate poi così sbagliate. Spesso simili scelte sono obbligate, specie se dall'altra parte manca un interlocutore riconosciuto ed in grado di agire. La costruzione del barriera difensiva non è certo stata concordata con i palestinesi, ma chi potrebbe negare la sua efficacia nel prevenire gli attacchi terroristici?
L'elezione di Suleiman alla Presidenza della Repubblica libanese non è una vittoria della democrazia ma della paura. L'accordo di Doha ha permesso al paese di evitare la guerra civile ma ha consegnato ad Hezbollah un potere di veto eccezionale, non solo dal punto di vista istituzionale – il potere di porre veto sulle scelte del governo e la nuova legge elettorale che gli permetterà di avvantaggiarsi alle prossime legislative – ma soprattutto da quello politico. Il futuro del paese oggi è in mano ad Hezbollah.
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