I socialisti francesi sono come la cavalleria, arrivano sempre in ritardo. Quarantanove anni dopo i tedeschi, la svolta riformista è finalmente arrivata. Ed eccoli intraprendere la via blairiana – la conversione al liberalismo, al capitalismo, alla globalizzazione – quando gli stessi teorici della Terza Via cominciano a ripensarci. Ma la cosa più inquietante della svolta dei socialisti francesi è che viene fatta in nome della morale, o meglio, per sottrarre alla destra la bandiera delle libertà. i principi hanno senz'altro la loro importanza, ma se c'è un punto sul quale non si può negare che Marx avesse ragione è che a governare tutto è l'economia. Ora, nel mondo contemporaneo, come in quello di un secolo fa, il malessere sociale ha cause economiche; è su questo piano – non su quello morale - che la politica dovrà dimostrare la sua capacità di fornire risposte credibili.
Éric Besson, ex alto dirigente del PS, oggi Segretario di Stato alla “prospettiva ed alla valutazione delle politiche pubbliche ed allo sviluppo dell'economia digitale” del governo Fillon, interviene su Le Figaro per ribadire la sua appartenenza alla sinistra e dunque la scelta di accogliere l'ouverture proposta un anno fa dal neo-eletto Presidente della Repubblica. “Siamo di sinistra, siamo Progressisti – scrive, tra l'altro Besson – abbiamo votato Sarkozy e deciso di appoggiare il governo Fillon. Abbiamo scelto la via delle riforme nella convinzione che il paese non potesse più permettersi il lusso dello status quo.” Il bilancio di questo primo anno di governo, e dell'esperienza dell'apertura a personalità della sinistra francese, confermano la correttezza della scelta, poiché – scrive Besson “la Francia si è finalmente rimessa in moto.”
Non ha ancora ufficialmente presentato la sua candidatura alla successione di François Hollande alla guida del PS, ma Bertrand Delanoë ha lanciato nel fine settimana l'offensiva contro l'ex candidata alle presidenziali, che ha polemizzato con l'attuale sindaco di Parigi a proposito del “liberalismo politico” teorizzato in “De l'audace”, il libro appena pubblicato da Delanoë.Secondo Ségolène Royalla definizione di “liberale” è incompatibile con quella di “socialista”.
“Voglio parlare del futuro”. Così David Cameron, leader dei Conservatori, si è rivolto al parlamento nella prima seduta dopo la vittoria della by-election di Crewe e Nantwich. Cameron è convinto di poter rappresentare oggi il futuro della Gran Bretagna come Tony Blair, poco più di dieci fa. Può darsi che abbia ragione. E che il programma sociale con cui i Tory si sono presentati, vincendole, le ultime tornate elettorali, interpreti i bisogni profondi della società britannica di oggi. Tuttavia, come allora Blair, anche oggi Cameron dovrà riuscire in un'impresa tutt'altro che semplice: conquistare il partito alla svolta modernista.
Il grande errore di Gordon Brown è stato quello di non indire le elezioni quando, neo designato alla premiership, il Labour avrebbe ancora potuto vincere. Il crollo di consensi per il governo oggi è certo dovuto alla crisi economica, ma ancor di più è il prezzo pagato da Brown per non ...
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