L'afganistanizzazione della sicurezza è l'obbiettivo della presenza militare francese, per la quale Bernard Kouchner auspica poter aumentare il budget già previsto per la missione sul campo. L'obbiettivo è sensato ma il problema è che oggi in Afghanistan come in Iraq le forze di polizia locali non sono minimamente in grado di assicurare la sicurezza. In Iraq, I recenti progressi non sono dovuti alle polizie addestrate dalle forze alleate, ma dalle truppe americane. Il problema allora va ricondotto alla incapacità degli americani di costruire il dopoguerra, garantendo ai paesi liberati – Iraq, Afghanistan – di costituzione di uno Stato capace di assumere le funzioni peculiari di un organismo statuale – il controllo del territorio e la sicurezza dei cittadini.Ebbene, in Afghanistan – come in Iraq – la situazione è molto diversa.
L'attivismo presidenziale dei primi mesi, la saturazione dello spazio mediatico erano per significare che prima di Sarkozy non è esistito niente e nessuno. Come se il presente avesse zittito il passato. La destra ne è stata sconvolta, più che dallo stile “bling-bling”, dalla perdita del filo conduttore multisecolare della sua tradizione politica. Ma finché non apparirà un concorrente all'orizzonte, Sarkozy manterrà la scena e guiderà il gioco politico anche se il sarkozismo continua a rimanere un mistero che la destra ha voglia di chiarire al più presto.
Fino ad oggi, Bertrand Delanoë è stato il simbolo del socialismo municipale, ovvero di quella attitudine al governo locale che ha saputo imporsi nel tempo come un modello di amministrazione virtuosa e prossima ai cittadini. Ma nel definirsi “liberale”, come ha fatto nell'appena pubblicato “De l'audace”, il sindaco di Parigi dimostra di voler andare oltre il consenso dei bo-bo, i borghesi bohemienne di cui è piena la capitale francese. Il sostegno dei bobo va bene, ma non basta a vincere le presidenziali. Ecco allora l'apertura al liberalismo. Ma non solo: Delanoë si fa anche paladino dei «lilis» - les libéraux libertaires. Insomma, un occhio a destra ed uno a sinistra!
Il Labour è ormai convinto che Brown consegnerà il partito alla sconfitta se non al disastro. Molti ritengono dunque che cambiare il leader possa essere la sola strada per impedire il peggio. Ma si deve ricordare che Brown è arrivato a Downing Street non perché scelto dagli elettori ma per una manovra di potere gestita al vertice del partito. Il Labour non può arrogarsi ancora una volta il diritto di cambiare premier senza andare al voto.
Termini d'uso | Crediti | Registrazione Tribunale di Milano n°537 del 15/10/1994 - P.iva: 09155900153 - La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7/08/1990 n.250