Aldilà del significato politico, le rivelazioni fatte dall'ex Presidente Carter conferiscono ufficialmente ad Israele lo status di potenza nucleare. I primi accordi sul nucleare tra Israele e Stati Uniti risalgono al 1969, quando Golda Meir e Richard Nixon convenirono sull'entità del programma israeliano, impegnandosi a garantirne la riservatezza. Non è importante tanto il numero di testate nucleari rivelate da Carter quanto il fatto che un ex Presidente degli Stati Uniti abbia rotto la prassi sin qui seguita, rivelando ufficialmente la natura nucleare della difesa israeliana. Questo tuttavia può rivelarsi addirittura positivo per Israele poiché ne rafforza il potere di deterrenza.
Mentre Washington prosegue la sua campagna per isolare l'Iran, il Presidente Ahmadinejad mette in atto una campagna acquisti per a suon di contratti per estendere la rete di supporto internazionale al suo programma nucleare. Rientra in questa strategia il recente contratto siglato con l'Indonesia per la fornitura di petrolio. Tra i suoi alleati, l'Iran può già contare la Bielorussia, la Siria, il Turkmenistan,il Venezuela ed il Sudan. La strategia si rivela efficace per contrastare gli effetti delle sanzioni. Il vero banco di prova della politica globale di Teheran sarà l'India con la quale è in corso un negoziato per la costruzione di un gasdotto che la legherebbe all'Iran sottraendola all'influenza degli Usa.
The Guardian We must all act together Gordon Brown “Tutti i paesi affrontano il problema dell'aumento del costo del petrolio. È chiaro che la risposta dovrà essere data sul piano globale. È per questo che la Gran Bretagna chiede che il prossimo summit del G8 che si terrà in Giappone ponga in agenda la discussione di una strategia globale per affrontare l'impatto del rincaro dei prezzi.”
“Le televisioni arabe non rendono giustizia al nostro Paese”, lamentava tempo fa il presidente americano George W. Bush. Per quanto l'affermazione possa esser stata in determinati casi suffragata dai fatti, la postura presidenziale esemplifica la demonizzazione scontata dai media arabi negli Stati Uniti dopo l'11 settembre. Innegabilmente, esistono emittenti e testate che si sono fatte strumento dell'estremismo in Medio Oriente. Tuttavia, assumere un atteggiamento ostile e pregiudizievole nei confronti di chi informa nel mondo arabo e mediorientale, priva l'America di un importante canale comunicativo per combattere e vincere la guerra delle idee contro il fondamentalismo di stampo islamista.
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