Chi è Tzipi Livni, l'attuale Ministro degli Esteri israeliano che potrebbe assumere la guida del Governo qualora l'attuale primo ministro, Ehud Olmert, al centro di un indagine per corruzione, accettasse di dimettersi? Il ritratto proposto dal domenicale britannico ci restituisce il profilo di una donna cresciuta nell'utopia del “grande Israele”, addestrata all'impegno militare, ma nello stesso tempo pronta a condividere con Ariel Sharon la coraggiosa svolta compiuta dall'allora leader della destra israeliana: lo sgombero degli insediamenti e la fondazione di Kadima. Livni, che ha riconosciuto la differenza tra attentati ai civili e gli attacchi ai militari, sostiene che la costruzione dello stato palestinese sia innanzitutto nell'interesse di Israele.
Il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, che negli Anni 80 lavorava per il Mossad a Parigi, avrebbe preso parte ad una serie di operazioni coordinati dai servizi segreti israeliani per far fuori esponenti dell'Olp. A rivelarlo, ex colleghi della Livni, oggi favorita alla successione di Olmert alla guida del partito Kadima.
Da un anno Hamas governa la Striscia di Gaza. Apparentemente, tutto scorre come in molti altri Stati sovrani. I tribunali amministrano la giustizia, la polizia arresta i ladri, gli automobilisti rinnovano le loro licenze di guida, le autorità chiudono i siti pornografici. Ma Gaza è anche altro. Si immagazzinano enormi quantità di olio vegetale, non per cucinare ma per ovviare al blocco su i carburanti che affligge cronicamente la Striscia. Il blocco israeliano costringe la popolazione ad appoggiarsi agli aiuti umanitari delle Nazioni Uniti per sopravvivere, i servizi sanitari sono al collasso e gli oppositori del regime sono costretti al silenzio. “Noi ci stiamo rafforzando e non torneremo indietro”, commenta un esponente di Hamas. A dodici mesi dal colpo del gruppo islamista, la crisi del governo israeliano, causata dallo scandalo che coinvolge il premier Olmert, e la contraddittoria e drammatica situazione di Gaza frustrano ogni possibilità di compromesso.
Mentre il presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, denuncia la politica di colonizzazione di Gerusalemme, il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, alla vigilia del viaggio negli Usa, assicura i palestinesi che gli impegni assunti ad Annapolis verranno rispettati, nonostante i guai giudiziari personali.
Molti funzionari del Dipartimento di Stato lamentano il fatto che senza un'ambasciata a Teheran risulta difficile agli Usa decrittare le opache manovre del governo iraniano. Peraltro, anche senza un accorto lavorio diplomatico in loco è facile comprendere quel che sta avvenendo a Teheran. L'erosione del potere di Ahmadinejad è evidente, forse segnalata dall'ennesima sparata retorica, a ṃ di cortina fumogena, che il presidente iraniano ha riservato ad Israele alla vigilia del vertice Fao di Roma. L'ascesa del nuovo presidente del parlamento Ali Larijani, il favorito dell'ayatollah Khamenei, ricorda a tut...
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